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Cinema
il proprio lavoro per mantenere la famiglia.
Il film parla di queste persone
ed è una storia di speranza».
Quando è stato proiettato all’ultimo Festival
di Roma ha ottenuto un applauso
di dieci minuti, «perché è un film che
è come un pugno allo stomaco, colpisce
al cuore», prosegue Montanari.
«Racconta un’umanità che lavora e fatica,
come succede a tutti: i protagonisti
sono eroi di tutti i giorni, come
siamo tutti. Io penso che la regia di Vicari
sia eccezionale, è come se spiasse
la vita dei protagonisti, tale è il livello
interpretativo e di montaggio che
sembra di far parte della vita dei personaggi,
non di guardare un film».
Com’è Mario, il suo personaggio?
È un uomo che ha perso il lavoro e il
film comincia già con lui che fa il
“mammo”. È pronto a fare qualsiasi lavoro
ma non ne trova quindi vive un
forte senso di colpa perché la moglie è
costretta a fare una vita molto faticosa
per mantenere la famiglia. Con il regista
abbiamo lavorato per non alimentare
il vittimismo di Mario: volevamo
raccontare la storia di una coppia
che funziona e, in una coppia che
funziona, entrambe le parti lavorano attivamente
per ottenere questo risultato.
Questo si traduce nel fatto che tutti
gli attimi che si hanno a disposizione
per stare con il partner devono essere
momenti di amore e speranza. Il
messaggio deve essere: vale la pena di
fare tanta fatica perché la nostra felicità
è la nostra ambizione. È un personaggio
molto vero, molto umano.
È vero che avete lavorato molto con
il regista sul passato dei personaggi,
Isabella Ragonese
(Eli), Eva Grieco
(Vale), Giulia Anchisi
(Bianca), Chiara
Scalise (Malika) e
Francesco Montanari
(Mario) in alcune
scene del film
di Daniele Vicari
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