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Novembre

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I grandi della

Fotografia

A cura di

Maria Grazia Dainelli

Stefano Mirabella

La street photography nel racconto di un maestro in

questo genere fotografico

di Maria Grazia Dainelli / foto Stefano Mirabella

Com’è nata la tua passione per

la fotografia e come sei riuscito

a farne una professione?

Un mio zio mi regalò una macchina

fotografica compatta che è stata mia

compagna nei primi viaggi fotografici,

consentendomi fin da subito di comprendere

la potenza dell’immagine. Era

l’inizio della mia passione, alla quale

dedicavo purtroppo solo il tempo libero

perché lavoravo già in ambito televisivo.

Frequentai un corso di reportage

con Gianni Pinnizzotto e iniziai ad approfondire

lo studio della fotografia sul

web. Leggendo tutto quello che destava

il mio interesse, avvertii presto il bisogno

di trasmettere quello che apprendevo.

I risultati ottenuti al concorso Leica

Talent mi consentirono di intraprendere

la strada dell’insegnamento e dal 2018

insegno alle Officine Fotografiche a Roma

e collaboro sempre come insegnante

con la prestigiosa Leica Akademie.

Quali sono gli autori che ti hanno influenzato?

Mi hanno maggiormente colpito i fotografi

dell’Agenzia Magnum e le immagini

di grandi maestri che hanno

contribuito alla mia formazione, primo

fra tutti Cartier Bresson, ma anche Willy

Ronis, Robert Frank, William Klein, Joel

Meyerowitz e Alex Webb.

Dal 2012 ti dedichi alla street photography:

perché ti appassiona questo

genere di fotografia?

A mio avviso, il termine street photography

è fuorviante. La definirei piuttosto

“fotografia del quotidiano” che per

me è stata una folgorazione. Il fotografo

deve sapersi esprimere con un linguaggio

universale da adattare ai vari generi,

e questo è il mio linguaggio. Da subito

ho sentito l’esigenza di raccontare Roma,

città che ben conosco, alla ricerca

di attimi, situazioni particolari e connessioni

tra le cose. Ritengo affascinante e

costruttivo stare tra la gente, osservarne

e studiarne attitudini e comportamenti.

La strada è un teatro incredibile

dove il fotografo è allo stesso tempo attore

e spettatore.

La fotografia di strada è un genere

che si presta a realizzare soprattutto

scatti singoli. Secondo te è possibile

servirsene anche per dei progetti?

Il fotografo è alla ricerca della singola

potente immagine per esprimere quello

FOTOGRAFIA PASSIONE PROFESSIONE IN NETWORK

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che non ha in mente. Occorre andare in

strada e lasciare aperte le porte all’anarchia

che la quotidianità impone svincolandosi

da idee preconcette. Col tempo

nasce però anche l’esigenza di realizzare

dei racconti per immagini. A tale proposito,

vale l’esempio di Vivian Majer,

antesignana di questo genere fotografico

che, pur essendo guidata dall’esigenza

di immortalare quello che la

sorprendeva per le strade di New York e

Chicago, senza avere quindi un progetto

preordinato, con i suoi scatti ha in realtà

raccontato un’epoca.

Come si scatta una buona foto di strada

e quanto è alto il rischio di limitarsi

ad un banale esercizio di stile?

All’inizio bisogna per forza fare i conti

con la difficoltà oggettiva di avvicinarsi

alle persone. Occorre amare l’ambiente

in cui si vive, creare empatia e simbiosi

con i soggetti fotografati. Soltanto

così stare in strada e relazionarsi con

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STEFANO MIRABELLA

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