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Ritratti
d’artista
Io e il Covid-19
L’arte compagna di Mauro Boninsegni nella triste
esperienza della malattia
di Mauro Boninsegni
Vi racconto la mia esperienza diretta
con il Covid-19 e i pensieri
che mi ha suscitato. Tutto ha
avuto inizio l’8 marzo con la febbre oltre
38°. Telefonata al medico di famiglia
che mi dice: «Prendi la tachipirina, poi
ti prescrivo antibiotico in pasticche, vedrai
che passa tutto tra qualche giorno, è
solo un po’ di influenza». Dopo una settimana
la febbre aumenta con affanno e
forti dolori agli occhi: chiamiamo il 118.
A casa l’infermiere della Misericordia,
dopo aver effettuato il controllo dell’ossigenazione
(bassissima), mi chiede:
«Da quanti giorni hai questa febbre così
alta?». Gli rispondo: «Da una settimana».
Mi guarda ed esclama: «Per me
sei più che positivo, lo vedo dalla faccia,
ho esperienza, se non hai niente in
contrario, ti portiamo all’ospedale». Ovviamente
sono d’accordo. È il 16 marzo.
Mi portano all’Ospedale di Santa Maria
Nuova, dove il tampone per il Covid-19
risulta positivo. Dopo le prime cure, mi
trasferiscono all’Ospedale San Giovanni
di Dio presso Torregalli. Dopo avermi
vampirizzano con varie analisi e terapie,
mi diagnosticano la polmonite tipica del
Covid-19. Comincio a fare fatica a respirare,
mi trasferiscono in terapia intensiva.
È il 23 marzo. Sto rischiando
la vita. A quel punto perdo conoscenza,
sono in coma farmacologico e vengo
intubato. I medici mi curano con un
potente farmaco anti artritico; avvertono
i miei familiari che mi restano 24/48
ore di vita al massimo se il mio corpo
non reagisce. L’organismo risponde alle
cure, mi svegliano e man mano che
torno cosciente, mi vedo pieno di tubi,
tubicini, fili, insieme a tanti macchinari.
È il 31marzo. Mi sembra d’essere una
macchina idraulica, intubato e mascherato
per l’ossigenazione ed altre terapie,
domando a cenni che mi succede.
Sento esclamare un infermiere che mi
accudisce: «Puoi accendere un cero alla
Madonna, ti è andata veramente bene».
Finalmente mi tolgono i tubi. È il
5 aprile. Dopo una convalescenza a Villa
Torrigiani, nei pressi di San Domenico,
e un nuovo ricovero all’Ospedale di
Santa Maria Nuova, torno a casa. È il
28 maggio. Comincio a ricordare i sogni
che ho fatto o se vogliamo le “allucinazioni”
che ho avuto quando ero in
terapia intensiva. Ricordo una mano gi-
Conversazione
Giochi con l’acqua
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MAURO BONINSEGNI