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Novembre

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Ritratti

d’artista

Catia Andreini

Un percorso dal disegno all’arte digitale all’insegna della

passione per il colore

di Jacopo Chiostri

Mi piacciono i film italiani

e americani degli anni

’50,’60,’70, il lavoro «dei registi di quell’epoca e degli attori

che hanno recitato sotto la loro direzione».

Iniziamo il nostro incontro con

Catia Andreini − artista pistoiese impegnata

in un’inedita ricerca espressiva −

citando questa sua frase in quanto parte

dei dipinti che realizza e che richiamano

con evidenza l’espressività cinematografica

(assieme moderna e classica), tanto

che potrebbero prestarsi ad un utilizzo di

tipo cartellonistico. Nonostante ci sia una

distanza formale evidente tra questa pittrice

e colui che è stato il “principe” dei

manifesti cinematografici, c’è comunque

un elemento comune ad entrambi. Infatti,

come Nano Campeggi, che nei suoi memorabili

manifesti cinematografici − oltre

a utilizzare colori sgargianti per coprire

le macerie di una guerra devastante appena

conclusa − proponeva l’iconografia

dell’epoca, altrettanto l’Andreini si rivela

un’interprete coerente della contemporaneità.

Sono immagini con un impatto

visivo forte e di immediata lettura, essenziali

nelle linee, sorprendenti nell’utilizzo,

in parte sofisticato, in parte azzardato,

Fuori la città, pennarelli su cartoncino, cm 21x32

sempre singolare e inedito, degli

accostamenti cromatici, con

personaggi e ambientazioni metropolitane

e paesaggistiche dove

sono mixati, col tramite di

una creatività matura, elementi

fumettistici e vignettistici, con

suggestioni, appunto, di tipo cinematografico.

E non per nulla,

un altro riferimento che viene

in mente, quasi inevitabile, retinatura

a parte, è al mai completamente

compreso lavoro di

Roy Lichtenstein. Poi, l’altro elemento

caratterizzante è la forza

evocativa dei soggetti e delle

ambientazioni, come nel curioso

Leonardo da Vinci inserito in un contesto

metropolitano moderno, oppure nell’immagine

di una città dove i personaggi della

picassiana Guernica vivono finalmente

in pace. Nata a Pistoia, dove tuttora risiede,

Catia Andreini si è laureata in Scienze

Biologiche all’Università di Firenze e successivamente

ha ottenuto il diploma di

Tecnico di Laboratorio Biomedico all’Università

di Urbino. Della sua passione

per l’arte racconta di aver sempre disegnato;

ha seguito per alcuni anni il corso

Giulia, tecnica paint e stampa su carta fotografica, cm 21x30

di disegno e uso del colore di Paolo Tesi,

studiando ecoline, acquarello, tempera,

olio e disegno dal vero. Nel frattempo

si è dedicata a visitare musei e a studiare

le opere di grandi artisti: il Rinascimento,

gli Impressionisti, Picasso, Edward Hopper,

i suoi preferiti. Lavora con le matite, i

pennarelli, i pastelli e l’acrilico; per alcune

opere, di recente, ha utilizzato strisce di

giornali che hanno sostituito nella composizione

le linee di qualche grattacielo.

Sempre di recente, pur confessando

di non amare il digitale, si è servita

della tecnica “paint” utilizzando

il computer e disegnando con il

mouse come fosse una matita o un

pennarello; con questa tecnica ha

realizzato i lavori esposti nelle ultime

mostre alle quali ha partecipato.

Del digitale sfrutta a pieno le infinite

possibilità della gamma coloristica

e con questa crea un suo mondo,

dove negli scorci urbani non manca

mai l’elemento naturalistico che

compensa il loro inevitabile essere

asettici. Queste opere si chiamano

“foto-grafia”: foto perché stampate

su carta fotografica e grafia perché

sebbene realizzate al computer sono

disegnate a mano.

CATIA ANDREINI

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