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Ritratti
d’artista
Catia Andreini
Un percorso dal disegno all’arte digitale all’insegna della
passione per il colore
di Jacopo Chiostri
Mi piacciono i film italiani
e americani degli anni
’50,’60,’70, il lavoro «dei registi di quell’epoca e degli attori
che hanno recitato sotto la loro direzione».
Iniziamo il nostro incontro con
Catia Andreini − artista pistoiese impegnata
in un’inedita ricerca espressiva −
citando questa sua frase in quanto parte
dei dipinti che realizza e che richiamano
con evidenza l’espressività cinematografica
(assieme moderna e classica), tanto
che potrebbero prestarsi ad un utilizzo di
tipo cartellonistico. Nonostante ci sia una
distanza formale evidente tra questa pittrice
e colui che è stato il “principe” dei
manifesti cinematografici, c’è comunque
un elemento comune ad entrambi. Infatti,
come Nano Campeggi, che nei suoi memorabili
manifesti cinematografici − oltre
a utilizzare colori sgargianti per coprire
le macerie di una guerra devastante appena
conclusa − proponeva l’iconografia
dell’epoca, altrettanto l’Andreini si rivela
un’interprete coerente della contemporaneità.
Sono immagini con un impatto
visivo forte e di immediata lettura, essenziali
nelle linee, sorprendenti nell’utilizzo,
in parte sofisticato, in parte azzardato,
Fuori la città, pennarelli su cartoncino, cm 21x32
sempre singolare e inedito, degli
accostamenti cromatici, con
personaggi e ambientazioni metropolitane
e paesaggistiche dove
sono mixati, col tramite di
una creatività matura, elementi
fumettistici e vignettistici, con
suggestioni, appunto, di tipo cinematografico.
E non per nulla,
un altro riferimento che viene
in mente, quasi inevitabile, retinatura
a parte, è al mai completamente
compreso lavoro di
Roy Lichtenstein. Poi, l’altro elemento
caratterizzante è la forza
evocativa dei soggetti e delle
ambientazioni, come nel curioso
Leonardo da Vinci inserito in un contesto
metropolitano moderno, oppure nell’immagine
di una città dove i personaggi della
picassiana Guernica vivono finalmente
in pace. Nata a Pistoia, dove tuttora risiede,
Catia Andreini si è laureata in Scienze
Biologiche all’Università di Firenze e successivamente
ha ottenuto il diploma di
Tecnico di Laboratorio Biomedico all’Università
di Urbino. Della sua passione
per l’arte racconta di aver sempre disegnato;
ha seguito per alcuni anni il corso
Giulia, tecnica paint e stampa su carta fotografica, cm 21x30
di disegno e uso del colore di Paolo Tesi,
studiando ecoline, acquarello, tempera,
olio e disegno dal vero. Nel frattempo
si è dedicata a visitare musei e a studiare
le opere di grandi artisti: il Rinascimento,
gli Impressionisti, Picasso, Edward Hopper,
i suoi preferiti. Lavora con le matite, i
pennarelli, i pastelli e l’acrilico; per alcune
opere, di recente, ha utilizzato strisce di
giornali che hanno sostituito nella composizione
le linee di qualche grattacielo.
Sempre di recente, pur confessando
di non amare il digitale, si è servita
della tecnica “paint” utilizzando
il computer e disegnando con il
mouse come fosse una matita o un
pennarello; con questa tecnica ha
realizzato i lavori esposti nelle ultime
mostre alle quali ha partecipato.
Del digitale sfrutta a pieno le infinite
possibilità della gamma coloristica
e con questa crea un suo mondo,
dove negli scorci urbani non manca
mai l’elemento naturalistico che
compensa il loro inevitabile essere
asettici. Queste opere si chiamano
“foto-grafia”: foto perché stampate
su carta fotografica e grafia perché
sebbene realizzate al computer sono
disegnate a mano.
CATIA ANDREINI
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