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Storia delle
Religioni
A cura di
Stefano Marucci
Francesco e Chiara d’Assisi
Le vite di due santi uniti da un amore spirituale
di Valter Quagliarotti
Èdifficile separare i nomi di
Francesco e Chiara, questi
due fenomeni, queste leg- «gende di santità. Il binomio Francesco e
Chiara è una realtà che si comprende solamente
attraverso le categorie cristiane,
ma è anche una realtà di questa terra, di
questa città, di questa chiesa. Rimane il
modo in cui Francesco vedeva sua sorella:
il modo in cui egli sposò Cristo; vedeva
se stesso a immagine di lei, sposa
di Cristo, sposa mistica con cui formava
la sua santità». Queste parole di Giovanni
Paolo II introducono la riflessione
sul rapporto tra San Francesco e Chiara
d’Assisi, sul valore e sul peso che la fede
in Maria Vergine ha avuto nella spiritualità,
o meglio, nella vita evangelica
di entrambi. La vita di Chiara, scritta in
occasione della sua canonizzazione, viene
presentata come “impronta” di Maria
Vergine, indicandola come guida delle
donne, mentre i frati minori sono detti
“nuovi discepoli del Verbo incarnato”,
alla cui sequela sono chiamati gli uomini.
Tale distinzione rispecchia la men-
talità tipica dell’epoca ed
evidentemente del biografo
che si mostra però rispettoso
delle caratteristiche proprie
di questa donna di Dio.
Passando agli scritti di Francesco,
essi presentano un
lento processo di maturazione
interiore. Il riferimento
mariano è ben presente nelle
due lettere indirizzate da
Francesco a Chiara. La prima
costituisce il cuore della
forma di vita della santa:
«Poiché, per divina ispirazione,
vi siete fatte figlie e
ancelle dell’altissimo sommo
Re, il Padre celeste, e
vi siete sposate allo Spirito
Santo scegliendo di vivere
secondo la perfezione
del santo Vangelo, voglio
e prometto, da parte mia e
dei miei frati, di avere sem-
pre di voi, come di loro, cura diligente e
sollecitudine speciale»; la seconda viene
indicata come ultima volontà di Francesco:
«Io frate Francesco piccolo voglio
seguire la vita e la povertà dell’altissimo
Signore nostro Gesù Cristo e della
sua santissima Madre e perseverare in
essa sino alla fine. E prego voi, mie signore,
e vi consiglio, affinché viviate
sempre in questa santissima vita e povertà».
Queste lodi servono come introduzione
alla preghiera liturgica, poiché
uniscono l’orante con la Chiesa del cielo
che celebra la sua continua liturgia davanti
all’Agnello immolato. Così recita la
rubrica: «Incominciano le lodi che il beatissimo
padre nostro Francesco compilò
ordinatamente e che egli recitava a
tutte le ore [canoniche] del giorno e della
notte e prima dell’Ufficio della Beata
Vergine Maria». Una volta ammessa l’abitudine
di Francesco a recitare, accanto
all’ufficio divino prescritto, anche questo
piccolo ufficio della Madonna, si capisce
meglio perché nel breviario di San Francesco
custodito nel protomonastero di
Santa Chiara ad Assisi si trovi anche un
Officium beatae Mariae Virginis. Francesco
non propone una dottrina sulla Madonna,
non discute con i suoi frati o con
i fedeli questioni mariologiche, ma onora
la Vergine rivolgendo a lei saluti e preghiere.
Nel Saluto alla beata Vergine la
parola caratterizzante è “Ave” che apre il
saluto e si ripete sette volte e che fuori
del Saluto riscontriamo soltanto nell’esortazione
alla lode di Dio − «Ave Maria,
piena di grazia, il Signore è con te» − e
nel Saluto delle Virtù − «Ave, regina sapienza,
il Signore ti salvi con tua sorella,
la santa, pura semplicità» −, oltre a
richiamare la locuzione di Luca, “Ave,
gratia plena”, che successivamente assumerà
forma litanica molto conosciuta
nel Medioevo e il cui contenuto, ampliato
in senso trinitario, sarà accettato dalla
Chiesa. Anche Chiara d’Assisi si sente
profondamente nata per e nella Chiesa,
inviata dal Signore a glorificare in tutto
il mondo la Chiesa del Padre, diventando
per tutti esempio e specchio di Cristo
e di sua Madre.
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FRANCESCO E CHIARA D’ASSISI