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I libri del
Mese
I silenzi in una stanza
Isolamento ed effetti delle pandemie a Firenze nei
racconti a cura di Luca Giannelli
di Erika Bresci
Possono essere sufficienti quarantaquattro
racconti per lavorare
di bisturi intorno a quel bubbone
immondo (per rimanere in tema di
pestilenza) che è stato il periodo appena
trascorso di quarantena insieme alla
sua temutissima causa, il nemico per
eccellenza, il signor Covid-19, e delinearne
caratteristiche e contenuti? E con
questo, scarnificarne l’essenza, trovare
un lessico quotidiano capace di raccontarlo,
facendolo diventare memoria fruibile,
cronaca del tempo per chi in quel
tempo passerà dopo di noi? I silenzi in
una stanza risponde da solo, e affermativamente,
con le sue pagine piene di
testimonianze e immagini, grazie a un
affresco corale e multiforme, capace di
comprendere al suo interno personalità
della politica e dell’arte, dello sport e del
commercio, del volontariato e della porta
accanto, di quanti si sono trovati sbattuti
in prima linea a fronteggiare un’emergenza
impensabile e di coloro che si sono ritirati
nel chiuso di una stanza o in mezzo
agli ulivi. Trovandovi ispirazioni nuove,
insieme al comune e tangibile disorientamento.
Silenzio e resilienza. Tra queste
due colonne portanti si slancia l’arco intero
di un periodo buio, nel quale Firenze,
magnifica e impietrita, pare una Bella
Addormentata triste, disanimata e abbandonata.
Perché la sua anima è la gente. E
la gente non cammina le sue strade, non
invade le piazze, non brulica nei giardini e
nei negozi. In un’atmosfera rarefatta e irreale
che contagia più del virus e che fa
male. Tutte le voci che si alternano in rapidi
excursus di vita e storia parlano soprattutto
di questo, di una mancanza (e
del bisogno sentito) di condivisione. Sia
quella del caos mattutino degli autobus,
o quella delle gallerie d’arte, o ancora dello
stadio o dei cinema. “L’uomo è un animale
sociale”, così sosteneva Aristotele;
oggi possiamo averne contezza insieme
– se la prendiamo nel verso giusto, che è
quello del bicchiere mezzo pieno – a una
grande opportunità: quella di sfruttare
appieno il significato della condivisione,
tirarla giù dal piedistallo di un concetto
astratto e renderla voce e mani tra la
gente, in mezzo agli altri, per gli altri. La
pestilenza, lo sappiamo da Tucidide passando
poi per Manzoni, Camus e tanti altri,
è un potente detonatore di egoismi
e nefandezze, ma anche di solidarietà e
altruismo. Come ben si può vedere dalla
storia di Firenze e dei suoi precedenti
“isolamenti” e quarantene: quelle delle
pesti del 1348, del 1522-27 e del 1630
(nelle quali già l’esser “chiaretti”, ovvero
separati, era una buona tattica per non
far proliferare il male), quella della male-
detta “spagnola”, quella delle alluvioni e
della terribile estate del 1944. Storia antica
e moderna, passata, narrata in altrettanti
racconti che costituiscono la prima
parte del volume, come una guida ragionata
e intelligente, che serve a introdurre
“la presente e viva e il suon di lei”. Storia
di una Firenze tante volte in ginocchio e
poi rialzatasi grazie alla sua gente, al rimboccarsi
le maniche, al calzare stivali nel
fango, alla forza testarda di ricominciare.
E come non sentire allora risuonare nelle
orecchie, alla fine di queste centosettantasei
densissime pagine: «Forza Fiorenza.
Stendi al vento una volta ancora il tuo
vessillo e combatti!».
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I SILENZI IN UNA STANZA