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Salute
La chirurgia robotica nel reparto di
Urologia all’Ospedale di Careggi
Ne parliamo con il professor Lorenzo Masieri
di Doretta Boretti / foto courtesy Lorenzo Masieri
Negli ultimi anni, la chirurgia robotica
sembra aver preso il posto
di una chirurgia oncologica
piuttosto invasiva. Ce ne parla il professor
Lorenzo Masieri, luminare di questa
tecnica per certi versi “fantascientifica”.
Da quanti anni è impegnato in questa
chirurgia specialistica e perché per
alcuni interventi è opportuna questa
scelta?
Eseguo interventi di chirurgia robotica
dall’aprile 2010, quando, grazie alle
capacità innovative ed alla tenacia del
professor Carini, mio maestro, entrò in
funzione il primo robot presso il reparto
di Urologia di Careggi. L’urologia nasce
come disciplina “endoscopica”; l’apparato
urinario è in comunicazione con
l’esterno attraverso l’uretra e da sempre
l’urologo pone particolare attenzione
all’endoscopia e alle tecniche mini invasive.
Il processo di sviluppo tecnologico
che ha investito la nostra quotidianità
ha portato grandi cambiamenti anche
in ambito sanitario. Nascono così i moderni
approcci alle patologie urologiche.
Oggi siamo in grado di togliere un calcolo
renale attraverso le vie naturali con
strumenti sottili e flessibili che veicolano
fibre laser precisissime, siamo in grado
di eseguire interventi mini invasivi attraverso
piccoli fori sulla parete addominale
per asportare patologie oncologiche
che fino a pochi anni fa richiedevano invalidanti
incisioni cutanee. In questo si
inserisce la chirurgia robotica. Si tratta
di una laparoscopia, ossia una tecnica
che sfrutta piccoli fori sull’addome per
introdurre un’ottica e strumenti operativi
(forbici, pinze, etc.) in grado di eseguire
le procedure del caso. A differenza però
della laparoscopia tradizionale, la chirurgia
robotica rende l’intervento estre-
Il professor Lorenzo Masieri
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LORENZO MASIERI