Vie&trasporti n.851 luglio 2021

Editoriale
Crash Delivery
Corrieri nella bufera: cause penali, accuse di frode
e di schiavismo, scioperi, concorrenza da attori
non ‘core’. I corrieri tradizionali, nonostante il boom
dell’e-commerce e i vantaggi dalla pandemia, mostrano
i loro limiti e le loro ipocrisie con la logica dello struzzo
Quando gli affari di logistica e di trasporto atterrano nella cronaca non è quasi mai per un buon
motivo. Trasporto e distribuzione sono attività strategiche e silenti, che diamo per scontate e che
‘devono’ funzionare a ogni costo, un po’ come l’erogazione dell’acqua, del gas e della luce.
Recentemente però, come pustole cronicizzate, stanno venendo a galla e diventando di pubblico
dominio tante ma non tutte le falle di un sistema che definire ipocrita è generoso. Se da una parte
tutti i grandi corrieri sbandierano la loro intima, intensa, radicata propensione alla sicurezza e all’impatto
ambientale, dall’altro costringono i driver a turni impossibili e ritmi di consegna che non
possono essere ottemperati se non con una condotta stradale a dir poco ‘allegra’.
Il sistema è noto: basta delegare l’attività a medio piccoli (non grandi, perché altrimenti possono
esercitare un pruriginoso leverage) consorzi ai quali viene destinato sia (spesso) la gestione
dell’hub che (quasi sempre) la gestione dei driver, per lo più extracomunitari. Qualsiasi cosa
succede non è mai colpa del corriere. Alcune disinvolte operazioni fiscali attualmente sotto esame
della magistratura avevano come oggetto proprio la gestione di consorzi partner.
Alcuni corrieri internazionali non sono solo ipocriti, hanno anche dimostrato di essere incapaci
di affrontare intelligentemente e in maniera unitaria la sfida che con il boom dell’e-commerce
viene portata da nuovi attori, come Amazon, che sta letteralmente scalzando i sonnacchiosi
nomi tradizionali del settore, che brillano per la loro inconsistenza, sotto choc per gli sganassoni.
L’associazione che li rappresenta sembra disorientata, disunita.
Insomma, a nostro avviso il sistema è nel caos. E la causa va ricercata nella mancanza
di visione, nella incapacità di comprendere i tempi e di fare scelte radicali.
mercedes-benz.it/vans
Quali? Eccone alcune (non tutte). Prima di tutto concretizzare senza eccezioni
un rapporto diretto con i driver, quindi un contratto quadro che tenga conto
di come e quanto il settore sta cambiando. Quindi un accordo di costo
minimo di consegna (tariffe di soglia, a forcella…), anche a vantaggio
della ‘logistica sociale’ secondo la quale la città non può essere un
crocevia di furgoncini impazziti che devono consegnare merce non
urgente entro due ore. Abbiamo tutti diritto a ricevere il prima
possibile quello che abbiamo ordinato, ma questo servizio deve
essere pagato e a fruirne di questo maggior costo deve essere
anche il driver. La sua incolumità deve essere la priorità assoluta,
salvaguardata anche dalle tempistiche di consegna
a strozzo.
Poi, se si vuole, si può pensare anche all’ambiente,
stabilendo una età massima per i veicoli, specie
quelli in ATP.
Tutto il resto, ancora una volta, è noia.
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07 2021 - 1