standard italiani per la cura del diabete mellito - Changing Diabetes ...
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126 Standard <strong>italiani</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>cura</strong> <strong>del</strong> <strong>diabete</strong> <strong>mellito</strong> 2009-2010<br />
ipo<strong>per</strong>fusione <strong>per</strong>iferica, insufficienza renale, età avanzata e<br />
ma<strong>la</strong>ttie polmonari croniche (32), tutte situazioni di frequente<br />
riscontro fra i pazienti ricoverati. Data <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione segna<strong>la</strong>ta fra<br />
acidosi <strong>la</strong>ttica e terapia con metformina, sembra <strong>per</strong>tanto prudente<br />
limitarne l’uso durante <strong>la</strong> degenza.<br />
Tiazolidinedioni. In considerazione <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>la</strong>tenza con <strong>la</strong> quale si<br />
sviluppa il loro effetto clinico, non è indicato iniziare il trattamento<br />
con questi farmaci durante il ricovero ospedaliero. Oltre a<br />
ciò, essi aumentano il volume intravasco<strong>la</strong>re; questo rappresenta<br />
un problema partico<strong>la</strong>rmente nei pazienti predisposti allo scompenso<br />
congestizio e in quelli con alterazioni emodinamiche, quali<br />
l’ischemia coronaria acuta o sottoposti a interventi chirurgici.<br />
Mimetici <strong>del</strong>l’incretina. Vi è ancora scarsa es<strong>per</strong>ienza, e nessun<br />
dato pubblicato, sull’uso ospedaliero di questa nuova categoria<br />
di farmaci. Tuttavia, anche se non sembrano esserci problemi di<br />
sicurezza, pare difficile individuare un spazio rilevante <strong>per</strong> gli<br />
incretino-mimetici nel<strong>la</strong> <strong>cura</strong> <strong>del</strong> paziente ospedalizzato. L’azione<br />
principale <strong>del</strong>l’exenatide e degli inibitori <strong>del</strong> DPP4 consiste in<br />
una riduzione <strong>del</strong>l’i<strong>per</strong>glicemia post-prandiale: <strong>la</strong> loro utilizzazione<br />
sarebbe quindi chiaramente inappropriata in degenti che<br />
non si alimentano, o si alimentano poco. Inoltre, inappetenza<br />
e nausea sono fra gli effetti col<strong>la</strong>terali più frequenti <strong>del</strong>l’exenatide,<br />
soprattutto nelle prime fasi <strong>del</strong> trattamento; vi è quindi<br />
una specifica controindicazione a iniziare <strong>la</strong> somministrazione<br />
<strong>del</strong> farmaco in un ambito come quello ospedaliero, dove sono<br />
frequenti problemi nel<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>re assunzione di cibo.<br />
Insulina<br />
Al<strong>la</strong> luce dei limiti degli ipoglicemizzanti orali, <strong>la</strong> terapia di scelta<br />
nel paziente ospedalizzato non stabilizzato deve oggi essere considerata<br />
<strong>la</strong> somministrazione di insulina.<br />
Insulina <strong>per</strong> via sottocutanea<br />
L’insulina <strong>per</strong> via sottocutanea può essere usata nel<strong>la</strong> maggior<br />
parte dei pazienti ospedalizzati in situazioni non critiche, quando<br />
non siano presenti indicazioni al<strong>la</strong> infusione continua endovenosa.<br />
Gli schemi di somministrazioni possono essere diversi:<br />
Schemi al bisogno<br />
L’uso di somministrare <strong>la</strong> terapia insulinica “al bisogno” (slid‑<br />
ing scale), cioè iniettare insulina rego<strong>la</strong>re a intervalli fissi (ogni<br />
4-6 ore) solo se <strong>la</strong> glicemia su<strong>per</strong>a una soglia prefissata, è tuttora<br />
diffuso anche nel nostro paese, ma è ormai considerato un<br />
metodo inadeguato e inefficace (16,33,34). Questo approccio,<br />
infatti, oltre a non affrontare il problema <strong>del</strong>l’insulinizzazione<br />
basale, non previene l’i<strong>per</strong>glicemia, intervenendo so<strong>la</strong>mente<br />
dopo il suo verificarsi, e comporta un rischio di ipoglicemia<br />
successiva.<br />
Schemi programmati di plurisomministrazioni<br />
Nel<strong>la</strong> maggior parte dei pazienti diabetici, una corretta terapia<br />
insulinica richiede il ricorso a schemi programmati, frequentemente<br />
aggiornati sul<strong>la</strong> base <strong>del</strong> monitoraggio glicemico, con controlli<br />
sia pre- sia post-prandiali. A questo programma di base si<br />
aggiunge spesso un algoritmo di correzione che tiene conto <strong>del</strong><br />
valore glicemico misurato, utile sia <strong>per</strong> evitare eccessive escursioni<br />
glicemiche sia <strong>per</strong> guidare <strong>la</strong> modificazione <strong>del</strong>lo schema<br />
nei giorni successivi (28).<br />
Gli schemi possono comprendere sia insuline rapide sia analoghi<br />
rapidi <strong>del</strong>l’insulina ai pasti, in aggiunta a insuline ritardate<br />
(solitamente isofano) o ad analoghi lenti, una o più volte<br />
al giorno. Non sono disponibili studi sull’impiego degli analoghi<br />
<strong>del</strong>l’insulina negli schemi terapeutici ospedalieri; tuttavia,<br />
dal punto di vista pratico, essi presentano indubbi vantaggi; in<br />
partico<strong>la</strong>re l’utilizzo degli analoghi rapidi nel<strong>la</strong> correzione <strong>del</strong>le<br />
i<strong>per</strong>glicemie dovrebbe comportare minor rischio di ipoglicemia<br />
rispetto all’insulina rego<strong>la</strong>re.<br />
Uso <strong>del</strong> microinfusore<br />
Nonostante <strong>la</strong> crescente diffusione <strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong> microinfusore<br />
(CSII) nei pazienti con <strong>diabete</strong> tipo 1 (35), mancano studi<br />
sul suo utilizzo in ambito ospedaliero. I pazienti trattati con<br />
microinfusori hanno solitamente un’elevata capacità di autogestione<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e, se non presentano condizioni critiche,<br />
richiedono solitamente di mantenere in funzione lo strumento<br />
anche durante <strong>la</strong> degenza. Sono state pubblicate raccomandazioni<br />
sull’argomento (36); tuttavia, in attesa di una più precisa<br />
definizione <strong>del</strong> problema, questa scelta deve essere valutata nelle<br />
diverse situazioni, considerando:<br />
• le condizioni cliniche <strong>del</strong> paziente;<br />
• l’es<strong>per</strong>ienza <strong>del</strong>lo staff medico, infermieristico e dietistico;<br />
• <strong>la</strong> possibilità di pronta consulenza da parte di uno specialista<br />
es<strong>per</strong>to nel<strong>la</strong> gestione <strong>del</strong> microinfusore;<br />
• <strong>la</strong> disponibilità di materiale d’uso e di assistenza tecnica <strong>per</strong> il<br />
tipo specifico di infusore.<br />
Queste indicazioni si applicano, evidentemente, in soggetti in<br />
condizioni non critiche, che si dimostrano in grado di gestire<br />
correttamente questa forma di terapia. In caso di ricovero ospedaliero<br />
<strong>per</strong> complicazioni metaboliche acute, è invece preferibile<br />
rimuovere il microinfusore, procedendo al riequilibrio metabolico<br />
con gli abituali protocolli insulinici sc o ev. Prima <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
dimissione in questi pazienti è poi opportuna un’attenta rivalutazione<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> indicazione all’uso <strong>del</strong>lo strumento.<br />
Insulina in infusione endovenosa: algoritmi<br />
Nel<strong>la</strong> terapia con insulina ev <strong>per</strong> infusione continua viene sempre<br />
utilizzata insulina rego<strong>la</strong>re. La terapia infusionale endovenosa<br />
trova una sua precisa indicazione nell’ambito dei reparti<br />
di terapia intensiva, ma anche nei reparti di degenza ordinaria,<br />
medici e chirurgici, spesso si preferisce optare <strong>per</strong> questo<br />
tipo di approccio terapeutico, necessario nel paziente che non<br />
si alimenta <strong>per</strong> os e nel paziente critico in generale. Oltre al<strong>la</strong><br />
chetoacidosi diabetica e allo scompenso i<strong>per</strong>osmo<strong>la</strong>re non chetosico,<br />
le indicazioni principali comprendono l’i<strong>per</strong>glicemia nelle<br />
seguenti condizioni:<br />
a) <strong>per</strong>iodo <strong>per</strong>io<strong>per</strong>atorio;<br />
b) interventi di cardiochirurgia;<br />
c) trapianto d’organo;<br />
d) shock cardiogeno;<br />
e) terapia steroidea ad alte dosi;<br />
f) definizione <strong>del</strong><strong>la</strong> dose insulinica, in previsione <strong>del</strong>l’inizio o<br />
<strong>del</strong> ritorno a terapia insulinica sc.<br />
Negli ultimi anni sono stati proposti diversi algoritmi, gestibili<br />
direttamente dallo staff infermieristico, che prevedono un adeguamento<br />
<strong>del</strong>le dosi di insulina infusa guidato dai valori glicemici<br />
misurati ogni 1-2 ore. A tutt’oggi, <strong>per</strong>ò, mancano studi di<br />
confronto fra algoritmi diversi, così che non è possibile raccomandare<br />
un protocollo specifico. Partico<strong>la</strong>rmente interessanti<br />
sembrano i più recenti algoritmi dinamici, che prevedono <strong>la</strong><br />
determinazione <strong>del</strong><strong>la</strong> dose insulinica non so<strong>la</strong>mente sul<strong>la</strong> base<br />
dei valori glicemici assoluti, ma anche <strong>del</strong>l’andamento glicemico,