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Scarica il catalogo in PDF - Casa d'aste Farsettiarte

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Lucio Fontana, Concetto spaziale – Il pane, 1950, terracotta<br />

su carta applicata su tela, a del<strong>in</strong>eare sulla superficie<br />

come un vortice, una costellazione, poi sempre più<br />

regolari, direttamente sulla tela, secondo un ord<strong>in</strong>e<br />

l<strong>in</strong>eare e ritmico. Sono questi i primi <strong>in</strong>cunaboli dei<br />

Concetti spaziali, su cui si assiste a una progressiva<br />

<strong>in</strong>troduzione di elementi più liberi, gestuali, come segni<br />

ad olio, accompagnati poi da frammenti di vetri<br />

colorati, ottenendo figurazioni sempre più complesse,<br />

stavolta <strong>in</strong> senso materico, quasi “barocco”, che arrivano,<br />

negli esempi più compiuti del ciclo delle Pietre,<br />

a creare vere e proprie cosmogonie sulle tele, con un<br />

approccio, seguendo la def<strong>in</strong>izione di Enrico Crispolti,<br />

quasi “barocco” nei confronti della materia, che si<br />

lacera ma allo stesso tempo si arricchisce di grumi cromatici<br />

e materiali lum<strong>in</strong>osi, a formare vere e proprie<br />

concrezioni sulla superficie del dip<strong>in</strong>to, considerando<br />

sempre la tela come struttura d<strong>in</strong>amica e aperta, <strong>in</strong><br />

cont<strong>in</strong>uo movimento ed evoluzione, trapassata dalla<br />

luce e resa vibrante attraverso l’<strong>in</strong>serimento di materiali<br />

altri e spessi strati di colore.<br />

Questo sv<strong>il</strong>uppo del Concetto spaziale si accompagna<br />

nell’opera di Fontana ad un sempre r<strong>in</strong>novato <strong>in</strong>teresse<br />

plastico, <strong>in</strong> special modo per la ceramica, attività<br />

spesso considerata parallela ma a nostro parere del<br />

tutto conforme alle contemporanee ricerche pittoriche,<br />

sempre più tese, con gli anni Sessanta, alla ricerca<br />

di uno spazio puro, che diventerà progressivamente<br />

monocromo, su cui <strong>il</strong> gesto dell’artista <strong>in</strong>terviene deciso,<br />

perentorio e <strong>in</strong>eluttab<strong>il</strong>e, aprendo <strong>il</strong> colore allo<br />

spazio e alla luce. Così come avviene nelle Nature, modellate<br />

durante i soggiorni estivi ad Albisola: forme<br />

circolari di terracotta, dalla superficie scabra e mob<strong>il</strong>e,<br />

come <strong>in</strong> ebollizione, quasi ad alludere all’irregolarità<br />

primigenia del cosmo, che tende però a concludersi <strong>in</strong><br />

una forma s<strong>in</strong>tetica assoluta come la sfera, sono attraversate<br />

da profondi buchi o potenti fenditure, che <strong>in</strong>cidono<br />

la materia non disfacendo la sua tensione verso<br />

l’unità orig<strong>in</strong>aria, ma lasciando comunque una traccia<br />

profonda del loro passaggio. Sono opere concepite tra<br />

1959 e 1960, e nello stesso periodo, che avvia per così<br />

dire la piena maturità l<strong>in</strong>guistica di Fontana, nei dip<strong>in</strong>ti<br />

su tela appaiono, oltre ai tagli – le celebri Attese<br />

– altri tipi di buchi, a cui appartiene anche <strong>il</strong> nostro<br />

dip<strong>in</strong>to, datab<strong>il</strong>e al 1962.<br />

La stesura del colore diventa monocroma, <strong>in</strong> questo<br />

caso di un nero br<strong>il</strong>lante, e attraversata da un segno<br />

fluido, s<strong>in</strong>uoso, che elabora una sorta di concrezione<br />

circolare – simbolicamente aff<strong>in</strong>e a quella delle Nature<br />

– che sembra come agglut<strong>in</strong>are la superficie, e che<br />

racchiude al suo <strong>in</strong>terno un unico <strong>in</strong>tervento gestuale,<br />

non più ord<strong>in</strong>ato secondo ritmi e cadenze regolari,<br />

Lucio Fontana con una F<strong>in</strong>e di Dio nello studio di Corso<br />

Monforte a M<strong>il</strong>ano

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