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Scarica il catalogo in PDF - Casa d'aste Farsettiarte

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923<br />

Massimo Campigli<br />

Berl<strong>in</strong>o 1895 - St.Tropez 1971<br />

Il gioco del cerchio, 1952-54<br />

Olio su tela, cm. 54x73<br />

Firmato e datato <strong>in</strong> basso a destra: Campigli / 52 - 54.<br />

Certificato su foto di Nicola Campigli, Sa<strong>in</strong>t Tropez,<br />

31/5/1990, con n. 3874477 (<strong>in</strong> fotocopia).<br />

Bibliografia: Klaus Wolbert, Massimo Campigli.<br />

Mediterraneità e Modernità, <strong>catalogo</strong> della mostra,<br />

Institut Math<strong>il</strong>denhöhe Darmstadt, 12 ottobre 2003 - 18<br />

gennaio 2004, Mazzotta Editore, 2003, p. 277, n. 165.<br />

L'opera sarà riprodotta nel Catalogue Raisonné Massimo<br />

Campigli, a cura di Eva Weiss e Nicola Campigli, a<br />

cura della Galleria Tega, M<strong>il</strong>ano, di prossima pubblicazione.<br />

R<strong>in</strong>telato.<br />

Stima � 130.000 / 170.000<br />

pittura, da sempre fedele ai suoi st<strong>il</strong>emi compositivi<br />

e l<strong>in</strong>guistici, senza mai attraversare fratture o crisi<br />

creative, come <strong>in</strong> una cont<strong>in</strong>ua variazione sullo stesso<br />

motivo, che a poco a poco subisce una progressiva depurazione,<br />

f<strong>in</strong>o ad arrivare alla potenza totemica degli<br />

Idoli della fase estrema della sua ricerca. Ci sono i<br />

palchi dei Teatri, la scala a chiocciola, la serialità delle<br />

Genealogie, i lavori muliebri delle Tessitrici e, appunto<br />

le giocolerie. L’artista è l’unico elemento masch<strong>il</strong>e <strong>in</strong><br />

un universo esclusivamente popolato dalle donne, allo<br />

stesso tempo sultane e schiave, che non <strong>in</strong>teragiscono<br />

con <strong>il</strong> loro creatore, ma sono assorte nei loro gesti e<br />

nelle loro occupazioni, i “beati ozi”, vivendo <strong>in</strong> una<br />

dimensione altra, <strong>in</strong>differente e immutab<strong>il</strong>e; un mondo<br />

senza affanni, essenziale e giocoso, come quello<br />

di un fiabesco harem. L’artista può solo osservarle,<br />

ascoltarle e ritrarle, scrutandole attraverso le pareti<br />

traforate della sua stanza, collocata al centro ideale di<br />

questo s<strong>in</strong>golarissimo palazzo.<br />

E, osservando Il gioco del cerchio, sembra proprio di<br />

entrare <strong>in</strong> una di queste stanzette, dove una coppia<br />

di ragazze, ritratta <strong>in</strong> modo speculare, con le figure<br />

che paiono quasi specchiarsi l’una nell’altra (tema che<br />

sarà poi sv<strong>il</strong>uppato nel celeberrimo dip<strong>in</strong>to Labir<strong>in</strong>to<br />

di specchi, 1956, dove arriveranno a riflettersi <strong>in</strong> una<br />

serialità potenzialmente <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita), gioca al cerchio, ma<br />

<strong>il</strong> gesto del gioco è fissato <strong>in</strong> un momento al di là del<br />

tempo e dello spazio, stagliato dietro uno sfondo monocromo<br />

blu, dallo sguardo del pittore che osserva la<br />

scena ma non può esserne protagonista: può solo cristallizzarla<br />

e depurarla, con <strong>il</strong> suo sapiente ed elegantissimo<br />

ritmo compositivo e cromatico, da ogni dettaglio<br />

descrittivo consegnandola, attraverso la pittura,<br />

dal sogno all’eternità.

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