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Caritate

n. 4 - ottobre/dicembre 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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Le celebrazioni dei 150 anni: racconti e testimonianze (in questo caso del vostro Istituto– care sorelle elisabettine) germogliadalla memoria viva di chi ci hapreceduto, soprattutto di chi sta afondamento del gruppo stesso.La vostra esperienza può essereaccostata a quella del popolo ebraico,prima di tutto: di uno dei suoi“padri fondatori”, Mosè, il librodel Deuteronomio dice (34,5-6):«Mosè, servo del Signore, morìin quel luogo […] secondo l’ordinedel Signore. Fu sepoltonella valle […]. Nessuno finoad oggi ha saputo dove siala sua tomba».Eppure sappiamo cheancor oggi gli ebrei ritornanosempre a Mosè perdefinire la loro identitàe il loro cammino nellastoria, anche senzapregare sulla sua tomba perché loritengono ancora “vivo”!E anche noi cristiani siamo invitatia «non cercare tra i morti Colui cheè vivo» (cfr. Lc 24,5-6): ne facciamomemoria autentica ascoltando la Parola,celebrandolo vivente nei sacramenti,testimoniandolo nel “lavare ipiedi” degli altri, specie dei poveri.Non abbiamo una tomba da venerarequanto una persona – il Risorto– che desidera incontrarci ancoraper risvegliare in noi la vita!Così pure voi, care sorelle, nonavete una tomba su cui deporre un“Libro dei morti” conservato nellaparrocchia del Carmine, dove è registratala morte della parrocchianasuor Elisabetta Vendramini.fiore … ma avete fiori (le vostre vite ele vostre opere) con cui testimoniateche Elisabetta Vendramini è viva epresente oggi! Voi siete la “memoriavivente” di quanto la vostra Fondatriceha incarnato al suo tempo e haaffidato a voi come eredità.Mi viene spontanea una domanda:“Come incarnare oggi l’essere memoriavivente?”.La risposta è “scontata” nella suasemplicità: con quel sano realismoche sa coniugare l’attenzione all’oggicon lo sguardo rivolto al futuro per“ri-dire” quanto ricevuto dal passato.Per commentare questa affermazionemi rifaccio a ciò che holetto sul numero di gennaio/marzodella vostra rivista In caritate Christi2 . Così l’autrice descrive la situazionee gli atteggiamenti di madreElisabetta che «giace inferma ormaida tempo»:«Il suo corpo è tormentato dasofferenze e costretto quasi all’immobilità;il respiro è spesso affatifcato,tuttavia il suo sguardo è vigile,attento, il suo cuore è con le figliee per le figlie» alle quali «rivolgeparole di riconoscenza e di incoraggiamentoalla fedeltà».Lascio a voi specificare i dettaglidi quanto ha vissuto madre Elisabettaquell’1-2 aprile del 1860. Misoffermo un attimo sul “come” voipotete essere “memoria vivente” oggidel carisma germogliato dalla beataElisabetta.Come quello di madre Elisabetta,anche il “corpo” del vostro Istitutopuò apparire «tormentato da sofferenzee costretto quasi all’immobilità»,e il suo “respiro” può apparire«affaticato» nel camminare tra glieventi della storia attuale. Ma tra voinon c’è “solo” questo! In voi – comegià in madre Elisabetta – c’è anche«uno sguardo vigile, attento» e«un cuore che è per le sorellee con le sorelle».Atteggiamento di vigilanzaattenta, prima di tutto,per saper individuaree smascherare le tentazioniche portano adannacquare il carismaricevuto, ad abbassarela guardia e a scivolareverso compromessidi mediocrità cherisultano una contro-testimonianza.Tra le tante tentazioni che stannodistruggendo l’originalità della vitareligiosa oggi mi pare di segnalare:la mentalità secolarista che «induce anon prendersi cura della propria vitadi fede o della propria vita spirituale»(A. Gardin); magari c’è una certa“pratica esteriore” ma manca la “passioneper Dio” che rimette continuamentein cammino; l’imborghesimentoche porta ad abbandonare certi “stilidi vita” esigenti, ad eliminare l’ideastessa di sacrificio e rinuncia o di“combattimento spirituale” per potercrescere; l’individualismo che conducea rinchiudersi nel proprio; macosì si perde il senso della fraternità,della condivisione e della comunionein comunità.Oltre alla vigilanza, sull’esempiodi madre Elisabetta, è necessariocoltivare un «cuore che è per e con lesorelle»: un cuore che ama e fa amareil bello e il buono che già sta germogliandoin tante sorelle e lo aiutaa crescere. In altre parole, un cuoreche “si prende cura” con femminilematernità di “quattro S”: speranza,fondata sulla promessa che il SignoreGesù ha fatto a madre Elisabettadi voler l’Istituto con le caratteristichedi francescanità e di laicità, aldi là dei numeri che esso può con-in<strong>Caritate</strong>C H R I S T IX150° anniversario

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