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Caritate

n. 4 - ottobre/dicembre 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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Italiaall’amore, ed oggi sono qui per raccontarequanto questo amore sia vitale.Una storia segnatadall’amoreSono passati cinquant’anni daquando il vescovo di Padova, monsignorGirolamo Bortignon, ha inauguratoquesta casa: una “provvidenza”per tutti, vicini e lontani; un’ancora disalvezza per quanti portavano sofferenzenel cuore e nel corpo, ma ancheper quanti l'amore non l'hanno conosciutoo sperimentato abbastanza.E la gente oggi offre anche la bellatestimonianza dell’importanza dellapresenza delle suore che dall’inizio sonostate qui madri amorose e vigilantisui figli loro affidati. «Abbiamo pianto– ricorda la cronaca - nel vedere queibambini o adolescenti entrare in questacasa, ma abbiamo pianto di gioianel vedere di quanto amore fossero circondatie curati. Ogni suora una dolcefigura di donna innamorata di Cristo edei suoi fratelli più piccoli».Sono trascorsi cinquanta anni edi suore elisabettine ne sono passatetante, più di duecentocinquanta e tuttehanno lasciato un’impronta, una lezionedi vita, una storia...Noi suore siamo venute all’Operanon solo perché il Vescovo di Padovaci ha chiamate a servire gratuitamentequesti fratelli, non solo per obbedirealla Superiora generale che sceglievae inviava, ma perché attraverso questemediazioni abbiamo capito (forse nonimmediatamente e non facilmente),che lo stare qui risponde a quell’anelitoprofondo inscritto nel nostro carismache ci permette di esprimere maternitàarricchita dall'esperienza dell'amoremisericordioso di Dio Padre.L'Opera è stata una scuola di vitadove abbiamo imparato che la nostravera grandezza è farci piccole e lavera ricchezza è farci povere, comeci chiede la nostra madre ElisabettaVendramini.Ricordando gli inizi, la cronacadella comunità racconta: «L’idea dicostruire una casa per accogliere bambinio adulti minorati fisici e psichici èmaturata, nell’anno 1955, nella mentedi S. E. monsignor Bortignon, vescovodi Padova, il quale si recò dalla Rev.ma Madre generale suor CostanzinaMilani, per chiederle suore che gratuitamentesi occupassero degli ammalatiche in questa casa sarebberostati accolti. In seguito così ricorda lacronaca: Il 2 luglio 1959 le prime tresuore (suor Costanzia Cisilino, superiora,suor Crispinina Biasion, suorVitalina Maschio, seguite subito dopoda altre quattro, ndr), accompagnatedalla superiora generale suor AlfonsinaMuzzo e dalle consigliere generali,fecero ingresso nella nuova casa cheverrà chiamata “cittadella della carità”.Per otto mesi, con instancabileabnegazione e sostenendo sacrifici diogni genere, prepararono una degnaabitazione, con ogni conforto, per ibambini che la società dimentica odisprezza, mentre sono i prediletti percoloro che dal Vangelo hanno appresogli insegnamenti di Cristo».E nell’anno seguente, ottobre1960, si legge ancora: «Una quindicinadi ragazzini ed alcuni bambini intellettualmenteintegri, ma colpiti fisicamenteda atrofie muscolari, hannopotuto iniziare la scuola elementare.Era grande il desiderio di imparare,non c’era bisogno di chiamarli per andarea scuola, o da soli o accompagnatiarrivavano felici in aula. Era commoventeosservarli con quanta fatica econ quanto entusiasmo ogni mattinosi portavano al loro posto!».Un grazie corale...protesi verso il futuroOggi anche la famiglia elisabettinaringrazia il Signore per questa Operagrande e profetica insieme: qui ad ognipersona è data dignità e rispetto qualecreatura di Dio, da lui amata con tenerezza.Qui gli “ospiti” sono tutti “belli”,amabili; è un piacere visitarli e intrattenersicon loro… davvero l’amorescaccia ogni timore! A ciascuno vieneofferta ogni opportunità per migliorarela propria situazione di vita, aciascuno si parla di Dio e lo si aiuta adelevarsi a Colui che provvede ai suoipiccoli con squisita provvidenza.È grande l’Opera soprattutto perchéal centro di essa c’è Gesù eucaristiasempre esposto all’adorazione; lui è ilIl coro delle suore che ha accompagnato la celebrazione.memoria e gratitudineottobre/dicembre 2010 45

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