Le celebrazioni dei 150 anni: racconti e testimonianze Da NeqadaIl giorno 25 aprile 2010 abbiamofesteggiato nella parrocchia di Neqadatre avvenimenti: il ricordo dei 150anni dalla morte di madre ElisabettaVendramini; i settantacinque annidella presenza delle suore elisabettinein Egitto; i venti anni dalla sua beatificazione.La celebrazione eucaristica secondoil rito copto, presieduta dalparroco, è stata il centro della festa(nella foto le suore della comunità).All’offertorio, portando all’altareil crocifisso, abbiamo ricordato chequello che alcuni hanno consideratouno scandalo, per noi è divenutostrumento di salvezza, il segno dellanostra fede, di un amore che ognigiorno si rinnova nella nostra storia,che ci sostiene e si fa cibo e bevandadi vita nuova. Con i fiori abbiamo sottolineatocome la diversità, quando èvissuta nell’accoglienza e nell’unità,riflette la bellezza della comunione:come i fiori, tanti e diversi, attingonovita dalla stessa acqua, così anchele suore elisabettine sparse in Egittotraggono la loro linfa vitale dalla stessaParola e partecipano dello stessodono carismatico. Le candele ci hannoricordato che anche una flebileluce, come può apparire quella di unapiccola candela, è sufficiente per diradareil buio dell’incredulità; questaluce è per noi la Parola di Dio chetutti ci unisce e ci orienta nel cammino.Infine, con l’immagine della beataElisabetta Vendramini che ha fondatola nostra famiglia religiosa, abbiamosottolineato il suo desiderio che le figliefossero capaci di raggiungere ogniangolo della terra per portare l’amoredel Signore, un sogno che è divenutorealtà anche nel nostro Paese.È una storia lunga settantacinqueanni, come ha raccontato suorTeresa Derias prendendo la paroladopo l’omelia del parroco. Ha ricordatola figura della Vendramini, ilsuo carisma, la storia della fondazionee la fiducia delle prime suore nellaprovvidenza e nei Santi. Ha poi proseguitonarrando l’arrivo delle primesuore in Egitto, e in particolare aNeqada, e di come abbiano vissutola povertà materiale, la fatica dellalingua e altre difficoltà, abbracciatecon fede e con amore.Lo sguardo si è allargato a comprendereanche le altre zone dell’Egittoe del mondo nelle quali operiamo.Il racconto si è concluso ricordandola beatificazione di madre Elisabetta,beatificazione che è statoun grande dono per la Chiesa e perciascuna suora elisabettina.La gente ha ascoltato attentamentequanto il Signore ha compiutoe continua a compiere nella nostravita. Alla fine della celebrazioneeucaristica a ciascuno dei convenutiè stata offerta in ricordo la medagliadella fondatrice e con tutti gli amiciche hanno voluto essere presentiabbiamo condiviso un momento diagape fraterna.La festa è stata vissuta con gioiainsieme alla comunità parrocchiale;per tutte noi ha rappresentatoun’occasione per renderci più consapevolidell’impegno di lavorare con eper la Chiesa nel mondo e di quantosia bello testimoniare l’amore di Dioper tutti, specie per i poveri e i piccolipiù bisognosi.suor Teresa DeriasDal SudanQuando l’amore trasforma la vitaUna celebrazione fatta di canti, preghiere e danze perdire grazie al Signore per il dono della beata ElisabettaVendramini e per la presenza delle sue figlie a Banat.di Rita Andrew stfeIl giorno 7 maggio abbiamo celebratocon grande solennità a Banatil ricordo dei centocinquant’annidalla nascita al cielo della nostrabeata madre Elisabetta e dei venticinquedella nostra presenza in terrasudanese.Ha presieduto la celebrazione eucaristica,monsignor Daniel Adwok,ausiliare del cardinale di Khartoum,monsignor Gabriel Zubeir Wako.Diversi sacerdoti, suore delle variecongregazioni presenti in Sudan,molta gente non solo della nostraparrocchia, ma anche di quelle vicine,si sono uniti a noi per far festa.Ha condiviso questo momento particolare,suor Soad Youssef, nuovasuperiora delegata della missioneEgitto-Sudan.Il vescovo ha iniziato la sua omeliacon la frase della madre Fondatrice:«L’amore ci possieda, ci facciaoperare, ci getti nel mondo comevento. Anime portargli io bramo»,ricordando che la celebrazione e lapresenza di tante persone era unsegno di conferma e di incoraggiamentoper le suore elisabettine cheoperano nella comunità di Banat.Ha inoltre sottolineato come celebrarei centocinquant’anni dallamorte della beata Elisabetta testimonila forza del dono spirituale che dalei è trasmesso alle sue figlie che daoltre venticinque anni operano inSudan (la prima comunità in Sudanè stata aperta nel 1984 in servizionell’ospedale militare a Safia-Khartoum,chiusa nel 1991).in<strong>Caritate</strong>C H R I S T IXVI150° anniversario
Le celebrazioni dei 150 anni: racconti e testimonianze E questo, nonostante gli inizinon siano stati facili, a causa dellaguerra; ma la forza dell’amore - haproseguito il presule - ha aiutato lenostre suore a mettersi tra la gente,per condividerne gioie, sofferenze,fatiche, disagi per il clima... con unadedizione commovente ed inspiegabile,a servizio dei malati, dellacatechesi, della promozione delladonna...Il Vescovo ha concluso la suaomelia invocando dal Signore la suabenedizione e con l’augurio che lafamiglia elisabettina possa avere ildono di nuove vocazioni sudanesi.Sono poi risuonate alcune testimonianzesull’opera elisabettina inSudan, raccontata dalla voce di alcunepersone che fin dall’inizio hannocamminato con le suore, condividendonela missione.È intervenutaanche la Superioradelegata, soffermandosiin particolare su quattro parole:Rallegrarsi: perché la nascita alcielo di madre Elisabetta è per noimotivo di gioia.Ringraziare: perché nel «giornofatto dal Signore» è bello renderegrazie per quanto lui ha fatto connoi e per noi in questi venticinqueanni di presenza in Sudan.Impegnarsi: in un cammino di collaborazione,consapevoli che ciascuno- suore e parrocchiani - ha bisognodell’aiuto dell’altro per costruirela comunità cristiana.Sperare: certe, anche quando nonè facile, che il Signore non abbandonanessuno: lui ha promesso dirimanere con noi sempre. Dal KenyaMadre Elisabetta è viva in noiPer celebrare la nascita al cielo di madre Elisabetta,tutta la comunità del Kenya si è incontrata per pregare,ricordare, condividere.a cura di Paola Manildo stfeRi-cor-dare è impegno a fare memoriadi un passato per ri-dare-al-cuorenuovamente le ragioni forti che guidano ipassi dell’oggi e, chissà, quelli del domani.Ricordare a 150 anni dalla morte èstato scavare i perché, il come e il dovedella vita di madre Elisabetta Vendramini:i suoi primi passi alla sequela delSignore, come quelli dell’età matura, finoalla consegna ultima di se stessa.Ecco perché l’intera comunità delKenya, in sintonia con tutte le sorelleelisabettine sparse nel mondo, ha fattomemoria dei 150 anni dalla sua mortenel corso di un intenso week-end che ciha viste radunate nella comunità del noviziatoin Kahawa West, alla periferia diNairobi, il 23 e 24 aprile scorsi.XVII150° anniversarioGrazie ad una preparazione partitaoltre due mesi prima, ogni comunità hacercato di “raccontare la Madre” ancheattraverso le sfide al carisma che provengonodal Kenya di oggi. In un intrecciarsi diespressioni le più diversificate, ElisabettaVendramini è stata presente “più viva chemai” tra noi con le sue parole, le sue sceltee il suo esempio di madre e sorella deipoveri perché figlia prediletta del Padre.Quasi a sigillare l’evento a coronamentodella nostra festa, Juliana Njeri Muriukiha pronunciato il suo sì al Signore nellafamiglia elisabettina attraverso la primaprofessione, diventando così figlia e sorelladi Elisabetta.Ma sentiamo dal racconto di tre giovanisorelle lo svilupparsi dei diversi momentiche hanno fatto del nostro weekenduna occasione per riapproriarci insiemedelle nostre comuni origini, originispirituali e di senso che motivano il nostroalzarci da tavola per offrire un servizioregale 1 in questa terra del Kenya.Abbiamo celebrato il ricordo dellasua morte, sì, ma madre Elisabettaè viva, viva in noi! Lo abbiamo sperimentatocon commozione e gioia il23 e 24 aprile 2010 quando tutte cisiamo riunite a Kahawa, quasi fosseproprio lei, Elisabetta Vendramini,a rivolgere un invito personale a ciascunasuora 2 , novizia, postulante e aciascuna comunità, il ‘noi’ fraternoche vive e traffica il dono comune.È nel bel giardino della casa delnoviziato che il nostro incontrarcivede il suo inizio; la coordinatricesuor Antonia Nichele ci invita ain<strong>Caritate</strong>C H R I S T I