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Caritate

n. 4 - ottobre/dicembre 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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mistero della comunione e della riscopertadelle radici del proprio cuore.Ci potremmo domandare: in cosaconsiste il regno di Dio? La rispostadi Gregorio di Nissa è assolutamentechiara: «Altrove è detto: “Mi hai datola gioia nel mio cuore” (Sal 4,8). Eil Signore dice: “Il regno dei cieli sitrova dentro di voi” (Lc 17,21). Qualè il regno dei cieli che secondo lui sitrova dentro di noi? Di cos’altro sipuò trattare, se non della gioia che siriversa dall’alto nelle anime tramitelo Spirito? Essa è come l’immagine, lagaranzia e la prova della gioia eternadi cui godranno le anime dei santi nelsecolo che attendono» 7 .La gioia è in rapporto con il misterodella rivelazione del segreto di Dio: lacomunione con gli uomini. Come lasua gioia è quella di stare con i figli degliuomini, così la gioia per gli uominiè stare con Dio. Ma non si può starecon Dio, che è Creatore e Padre, se noninsieme a tutti i fratelli.La gioia dello Spirito corrisponde,come frutto, alla sua opera, che è lariconciliazione,il poter vivere«un cuor solo eun’anima sola».Forse è per questoche troviamocosì difficile farsì che la gioialambisca in profonditàil nostrosentire. Vorremmoessere pienidi gioia, ma non nello Spirito Santo;vorremmo essere pieni di gioia, masenza partecipare al segreto di Dio.Non per nulla la Scrittura abbina gioiae Spirito Santo: «mentre i discepolierano pieni di gioia e di Spirito Santo»(At 13,52).L’opera dello Spirito Santo è l’edificazionedi un’umanità che vive «uncuor solo e un’anima sola» ed in questoconsiste la gioia. Queste due cose insiemesono la vita eterna, la partecipazioneal mistero stesso della vita di Dio ein Dio, che non dipende minimamenteda quello che fa il mondo o da quelloche ci fa il mondo.Ci potrebbe venire tutto quantocontro, ma nulla potrebbe contro questedue cose. Per questo è da qui cheproviene la speranza per il mondo.Per quanto ci possiamo riconoscerein mille opere buone, non è a partireda queste che troveremo sicurezza.La grazia è data all’umiltà e non allafatica, perché il riposo adatto per ilnostro cuore è soltanto l’intimità dicondivisione con Qualcuno di sentimentiprofondi e non la fiducia in unapropria grandezza, pur nobile.Riporto ancora un passo di IsaccoSiro estremamente chiaro per riconoscerela dinamica dello Spirito: «Nonc’è nessuno che abbia discernimentose non è anche umile, né uno che siaumile se non ha discernimento. Nonc’è nessuno che sia umile se non è anchepacifico, né uno che sia pacifico senon è umile. Non c’è nessuno che siapacifico se non è anche gioioso» 8 .Una bella espressione di padre TimothyRadcliffe, pensata in rapportoal teologo, ma applicabile anche aldiscepolo, al credente, dice che chiascolta la Parolaè chiamato aessere il testimonedella gioia diDio, che ha fattoconoscere la profonditàdel suoamore per l’uomo9 . Ogni lottacontro le nostreresistenze e lenostre ribellionidavanti alla Parola come davanti allasua osservanza, in noi stessi come intutti, è per far scaturire la benedizioneche racchiude, la benedizione dellagioia.Quando ci si oppone al mondo innome del vangelo non è per cambiarlocon il nostro volere [...], ma per aprirloallo splendore di Dio, solidali conl’umanità e con il creato. Quella gioiaè la potenza di cui preghiamo di esserepervasi, dopo la comunione eucaristica:«La potenza di questo sacramento, oPadre, ci pervada corpo e anima, perchénon prevalga in noi il nostro sentimento,ma l’azione del tuo santo Spirito».umiltà - letiziaQuando l’opera che si compie sitraduce in vero atto sacro, il suo fruttosta nella gioia che si sprigiona nell’anima,potenza dello Spirito Santo,del regno di Dio che si rende cosìsfiorabile.In effetti così è delineata la comunitàcristiana nei racconti evangelici dellarisurrezione di Gesù: una comunitàunita attorno al suo Signore, testimonedel suo amore, pervasa dalla gioia delloSpirito Santo, in missione apostolicanel mondo fino alla fine dei tempi. 1Sacerdote dal 1972, vive nella Comunitàdei Fratelli Contemplativi di Gesù di Capriatad’Orba (AL), diocesi di Alessandria.2Cfr. MARC LEMOIN, Traités, I, parGeorges-Matthieu de Durand, Paris 1999, cerf(SC 445), La justification par les œuvres, n. 103.Nella versione italiana del primo volume dellaFilocalia, ed. Gribaudi, corrisponde al n. 111 esuona: «L’umiltà non è condanna da parte dellacoscienza, ma riconoscimento della grazia diDio e della sua compassione» (MARCO L’ASCE-TA, A proposito di quelli che credono di esseregiustificati per le opere, p. 198).3A proposito di coloro che vivono presso Dio,Discorso 37 in ELIA CITTERIO, La vita spirituale,i suoi segreti, EDB, Bologna 2005, p. 210.4Lettera prima di s. Chiara alla beataAgnese di Praga, FF 2864.5L’espressione è riportata da Gregorio diNissa nel suo commento al Padre nostro: «Lostesso pensiero ci è spiegato forse più chiaramenteda Luca il quale, auspicando che vengail Regno, invoca l’alleanza dello Spirito Santo.Invece di “Venga il tuo regno”, dice infatti inun passo del suo Vangelo: “Venga il tuo spiritosu di noi e ci purifichi”». Si veda S. GREGORIODI NISSA, La preghiera del Signore, Roma 1983,Paoline (Letture cristiane delle origini, 12/testi),Omelia III, p.79.6«E badino di non mostrarsi esteriormentetristi e rannuvolati come gli ipocriti, ma simostrino gioiosi nel Signore e ilari e convenientementeaffabili», Dalla Regola non bollata, VII,16 in S. FRANCESCO DI ASSISI, Scritti, Edizionifrancescane, Padova 2002, p. 267. Cfr. FF 27.7GREGORIO DI NISSA, Fine professione eperfezione del cristiano, Traduzione, introduzionee note a cura di Salvatore Lilla, Roma1979, Città nuova (Testi patristici, 15): Il finecristiano, p. 55.8ISACCO DI NINIVE, Un’umile speranza.Antologia. Scelta e traduzione dal siriaco a curadi Sabino Chialà, Bose 1999, Qiqajon, p. 180.9Si veda la sua bellissima lettera ai domenicani:La perenne sorgente della speranza.Lo studio e l’annuncio della buona novella,Roma 1995, Curia generalizia dell’Ordine deiPredicatori.ottobre/dicembre 2010 9parola chiave

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