La rivolta dei senza niente
Numero 32 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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16 Domenica 7 marzo 2010 TERRITORIO<br />
Salgono a dieci<br />
i prodotti campani<br />
di origine protetta<br />
Cinque attendono<br />
di ottenere<br />
il riconoscimento<br />
per entrare nell’elite<br />
continentale<br />
<strong>La</strong> produzione del provolone del monaco.<br />
A destra Vito Amendolara<br />
Il «monaco» dop<br />
sul tetto d’Europa<br />
MOZZARELLA<br />
Bufale<br />
d’autore<br />
Uno <strong>dei</strong> primi<br />
prodotti ad essere<br />
riconosciuto<br />
come<br />
Dop, la mozzarella<br />
di bufala<br />
campana è stata<br />
insignita di<br />
questo riconoscimento<br />
già<br />
nel 1996. Storicamente i primi cenni di<br />
mozzarella di bufala risalgono al XII<br />
Secolo. <strong>La</strong> tipicità di questo prodotto<br />
consta nella pasta filata prodotta dal<br />
latte di bufala fresco che è ricco di proteine<br />
e grasso. <strong>La</strong> filatura si avvale di<br />
utensili in legno per sollevare e tirare la<br />
pasta fusa fino ad ottenere un impasto<br />
omogeneo. <strong>La</strong> creazione della mozzarella<br />
avviene manualmente con la tradizionale<br />
mozzatura che si effettua con<br />
l’indice e il pollice della mano.<br />
<strong>La</strong> storia del provolone<br />
più famoso del mondo<br />
<strong>La</strong> Commissione europea<br />
ha riconosciuto l’etichetta<br />
Dop dal 9 febbraio scorso al<br />
provolone del monaco, un<br />
formaggio semiduro a pasta<br />
filata, stagionato, prodotto<br />
nell’area della Penisola Sorrentina<br />
– Monti <strong>La</strong>ttari,<br />
esclusivamente con latte<br />
crudo.<br />
Un iter durato otto anni,<br />
come conferma il presidente<br />
del Consorzio per la tutela<br />
del provolone del monaco<br />
Dop, Giosuè De Simone:<br />
«Abbiamo raggiunto un ottimo<br />
risultato dopo aver lavorato<br />
tanto. Il progetto con<br />
il disciplinare di produzione,<br />
la relazione tecnica e<br />
quella storica, sono stati<br />
presentati alla Regione nel<br />
2002, nel 2005 siamo passati<br />
alla fase transitoria nazionale<br />
presso il ministero e<br />
ora è arrivato il suggello<br />
definitivo». Importanti ripercussioni<br />
anche nel settore<br />
economico con incrementi<br />
evidenti. «Nel 2009<br />
abbiamo prodotto in tutto il<br />
consorzio 41mila chili di<br />
formaggio marchiato – conclude<br />
il presidente - ma la<br />
produzione è in aumento<br />
perché nuovi caseifici stanno<br />
entrando nel consorzio».<br />
Questo tipico prodotto<br />
campano ha radici antichissime<br />
che ancora oggi vengono<br />
rispettate durante la lavorazione.<br />
Infatti, dopo una<br />
prima fase di raccolta del<br />
latte, che deve essere munto<br />
all’interno dell’area riconosciuta<br />
dal Consorzio, i casari<br />
provvedonio alla lavorazione<br />
della materia prima<br />
POMODORINI<br />
Il rosso<br />
del Vesuvio<br />
con la cagliatura e la filatura<br />
della pasta che sarà raccolta<br />
in forme cilindriche o a pera<br />
e poi messe in salamoia. Per<br />
rispettare il disciplinare di<br />
produzione almeno il 20 per<br />
cento del latte utilizzato per<br />
la realizzazione del prodotto<br />
deve essere munto da<br />
Il pomodorino del<br />
Vesuvio ha ottenuto<br />
il riconoscimento<br />
Dop solo lo<br />
scorso anno. <strong>La</strong><br />
tipicità di questo<br />
prodotto sta nella<br />
ristretta area di<br />
produzione che è<br />
ben delimitata.<br />
Infatti, la zona in questione coincide<br />
con l’estensione del complesso vulcanico<br />
del Somma-Vesuvio sin quasi al<br />
livello del mare. <strong>La</strong> peculiarità che ha<br />
contribuito a raggiungere la denominazione<br />
Dop riguarda, anche, l’antica pratica<br />
di conservazione “al piennolo”, la<br />
caratteristica tecnica di legare fra di<br />
loro alcuni grappoli o “scocche” di<br />
pomodorini maturi per formare un<br />
grappolo poi sospeso in locali aerati,<br />
per conservare i pomodorini a lungo.<br />
Curiosità<br />
Il marchio Dop (denominazione<br />
di origine protetta)<br />
contraddistingue prodotti<br />
la cui intera preparazione<br />
avviene in un’area<br />
geografica specifica. Se<br />
invece solo una delle fasi<br />
avviene su un dato territorio,<br />
il prodotto sarà allora<br />
Igp (indicazione geografica<br />
protetta).<br />
vacche di razza “agerolese”,<br />
il cui latte è di altissima qualità.<br />
Il provolone del monaco,<br />
dopo una prima fase di<br />
asciugatura, nella quale sarà<br />
appeso a coppie su apposite<br />
incastellature a temperatura<br />
ambiente, dovrà stagionare<br />
per un periodo che va dai 4<br />
ai 18 mesi in habitat con<br />
temperature non superiori<br />
ai 15 gradi.<br />
<strong>La</strong> storia sulle origini del<br />
“provolone del monaco”<br />
vengono fatte risalire al<br />
XVIII Secolo quando i casari<br />
della Penisola sorrentina<br />
si recavano nei mercati di<br />
Napoli per vendere i loro<br />
formaggi e, durante il viaggio,<br />
per proteggersi dal freddo<br />
utilizzavano <strong>dei</strong> mantelli<br />
in tela di sacco simili al saio<br />
indossato dai monaci. Questa<br />
è la tesi più attendibile<br />
sul nome dato al provolone.<br />
<strong>La</strong> denominazione di origine<br />
protetta potrà essere un<br />
viatico importante per tutto<br />
il settore da quello zootecnico<br />
con l’aumento dell’allevamento<br />
della razza “agerolese”,<br />
considerata in via di<br />
estinzione, a quello del formaggio<br />
ormai entrato nel<br />
circuito della moderna distribuzione<br />
e della cucina<br />
mediterranea come arricchimento<br />
di piatti poveri.<br />
OLIO D’OLIVA<br />
Un dono<br />
di Minerva<br />
Per gli antichi le<br />
olive erano state<br />
create dalla dea<br />
Minerva e in Penisola<br />
sorrentina<br />
tutti i pellegrini<br />
che erano diretti<br />
al tempio della<br />
divinità alla Punta<br />
della Campanella<br />
ne acquistavano già in epoca greca e<br />
romana ingenti quantità per farne<br />
dono alla dea. Le particolari condizioni<br />
orografiche, che impongono costosi<br />
terrazzamenti, il clima tipicamente<br />
mediterraneo, la natura vulcanica del<br />
terreno, rendono l'ambiente della<br />
Penisola decisamente originale e tipico,<br />
come tipico è l'olio che vi viene prodotto.<br />
Ogni anno i migliori olii Dop ricevono<br />
il premio Sirena d’Oro di Sorrento<br />
che è giunto alla ottava edizione.<br />
Il parere della Coldiretti<br />
Vantaggi<br />
per tutta<br />
la filiera<br />
Vito Amendolara, direttore di Coldiretti<br />
Campania, cosa ne pensa dell’attribuzione del<br />
marchio Dop al provolone del monaco?<br />
Si tratta di un ulteriore, importante, riconoscimento<br />
alla bontà <strong>dei</strong> prodotti campani di casa<br />
nostra. L’ufficializzazione da parte dell’Unione<br />
europea ha suggellato definitivamente il grande<br />
lavoro che la Coldiretti ha svolto per la salvaguardia<br />
del provolone del monaco. Il dato più<br />
importante, però, non è questo, bensì la contestuale<br />
salvaguardia della mucca agerolese, un<br />
bovino autoctono della zona <strong>dei</strong> Monti <strong>La</strong>ttari e<br />
della Penisola sorrentina. Ormai<br />
questa razza era considerata in<br />
via di estinzione dato che ne esistono<br />
solo tra i cinquecento e i<br />
seicento esemplari.<br />
Il marchio Dop allora arreca<br />
vantaggi dal produttore al consumatore?<br />
Tutelare l’ allevamento della mucca<br />
agerolese vuol dire salvaguardare<br />
e sostenere tutto un settore<br />
dell’economia locale dando<br />
nuova vita alle imprese del settore<br />
in un momento di crisi come<br />
questo. Si tratta di un ritorno<br />
indiretto che scongiura il rischio<br />
di estinzione della razza e che<br />
favorisce il sistema produttivo di<br />
diversi centri rurali del comprensorio.<br />
Per proteggere ulteriormente<br />
il prodotto, nel 2006 è<br />
stato anche istituito a Vico<br />
Equense un consorzio composto<br />
da allevatori soci Coldiretti. Ogni<br />
anno sono anche previsti premi<br />
per i migliori allevatori.<br />
Cosa si può fare per proteggere<br />
i prodotti campani di qualità<br />
come il provolone dalle imitazioni<br />
sempre più frequenti?<br />
<strong>La</strong> cartina al tornasole che dimostra<br />
il forte apprezzamento per<br />
Bontà<br />
in attesa<br />
Sono cinque i prodotti<br />
campani di qualità<br />
in lista d’attesa per la<br />
conquista del marchio<br />
Dop. Tre di questi<br />
sono attualmente<br />
in corso di registrazione<br />
presso l’Unione<br />
europea (ma già sottoposti<br />
alla protezione<br />
transitoria nazionale):<br />
si tratta della ricotta<br />
di bufala campana<br />
e due olii extravergini<br />
di oliva, quello<br />
irpino delle colline<br />
dell’Ufita e quello<br />
delle Terre Aurunche.<br />
<strong>La</strong> castagna di Serino<br />
e le olive di Gaeta sono<br />
invece ancora in<br />
fase di istruttoria<br />
presso il ministero<br />
delle Politiche agricole<br />
e forestali.<br />
questo formaggio è rappresentato dal fatto che<br />
recentemente le forze dell’ordine hanno sequestrato<br />
un ingente quantitativo di provoloni del<br />
monaco contraffatti. Il consumatore che vuole<br />
avere la certezza di assaggiare il prodotto originale<br />
deve fare attenzione alla pre<strong>senza</strong> del logo<br />
europeo con le stelle gialle su fondo blu corredato<br />
dal marchio Ismecert e dal numero di lotto di<br />
produzione. Solo questo marchio dà l’assoluta<br />
garanzia che le aziende casearie di provenienza<br />
abbiano superato con successo i controlli previsti<br />
dalla legge.<br />
Pagina a cura di<br />
JOSÈ ASTARITA<br />
CLAUDIA ESPOSITO