Wole Soyinka - Africanpeople
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<strong>Wole</strong> <strong>Soyinka</strong> sorride divertito, pronunciando questa affermazione. Nato in Nigeria<br />
52i anni fa, alto, viso massiccio sormontato da neri capelli crespi tra cui spicca un<br />
ciuffo bianco, Soyinca è il primo africano che ha vinto il premio Nobel per la<br />
letteratura, assegnatogli nell'ottobre scorso, dalla giuria della fondazione ai<br />
Stoccolma. Già la scorsa estate aveva ricevuto il premio internazionale Enrico Mattei,<br />
conferitogli dall'Eni. E un amico dell'Italia, vi ha soggiornato diverse volte, l'ultima<br />
estate scorsa, Quando è intervenuto al festival dell'Aquila dedicato al teatro africano.<br />
È passato in questi giorni da Roma, diretto a Stoccolma, dove il 10 dicembre ha<br />
ricevuto l'ambito riconoscimento dal re di Svezia.<br />
La sua battuta su Arlecchino non è tanto una battuta. Riflette invece la convinzione<br />
che l'anima popolare sia uguale dappertutto, che la commedia dell'arte, sotto qualsiasi<br />
latitudine, esprima gli stessi valori universali della commedia della vita, che i miti di<br />
Ogun, cari alla sua terra, non siano tanto diversi da quelli an-tichi europei del nordico<br />
Odino o del greco-romano Zeus-Giove. Miti poi soppiantati, e in parte assimilati dal<br />
cristianesimo, per lo meno nelle sue forme popolari,-in un processo che in Europa è<br />
durato secoli ed in Africa si è risolto nello spazio di una generazione.<br />
«Anche se mio nonno mi ha dedicato ad Ogun», dice lo scrittore, «ìo sono nato in una<br />
missione protestante da una madre cristiana selvaggia». Ed anche questa affermazione<br />
è una provocazione, perché <strong>Soyinka</strong> è nato ad Abeokuta, una cittadina sul fiume<br />
Ogun, tra la capitale nigeriana Lagos e il porto di Ibadan, in una famiglia agiata, da<br />
una madre energica, iperattiva, e un padre intellettuale. Tuttavia esalta le sue radici e<br />
osserva: «Io mi trovo bene in Italia, perché anche qui, come nel mio paese, in certe<br />
zone sopravvive urta coscienza animistica, che confonde mitologia e realtà. È qualcosa<br />
che ho ritrovato anche in altre parti d'Europa, come la Jugoslavia,. [l'Irlanda, la<br />
Scozia. Io mi propongo dì rivalutare la cultura tradizionale della mia gente, che è<br />
sopravvissuta all'islamismo e al cristianesimo».<br />
Nella sua opera <strong>Soyinka</strong> pratica una specie di sincretismo, dì accostamento e fusione<br />
tra animismo e cristianesimo. E forse questa impostazione gli ha valso l'acquisizione,<br />
già in tempi lontani, delle simpatie della casa editrice Jaca Book, che gli ha<br />
pubblicato in Italia numerosi libri, quali i romanzi Gli interpreti, Ake, Stagione di<br />
anomia, fino al recentissimo L'uomo è morto, nonché numerosi testi teatrali, quali Il<br />
leone e la perla, La danza nella foresta, La morte e il cavaliere del re, Mondadori gli<br />
ha invece pubblicato La foresta dei mille demoni, raccolta di fiabe e leggende.<br />
FA ANCHE L'ATTORE<br />
■ <strong>Soyinka</strong> scrive in inglese, pare in modo eccellente. Questo spiega la fortuna che il<br />
suo teatro ha avuto a Londra e New York, mentre in Italia è quasi sconosciuto. Tutta-