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Wole Soyinka - Africanpeople

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via egli si affretta a spiegare che «l'uso di una lingua o di un'altra è un accidente<br />

storico, specie per gli africani, i cui paesi spesso hanno trovato una unità sula base di<br />

lingue importate, quali appunto l'inglese, il francese, il portoghese»,<br />

Le sue opere hanno scandito i tempi della sua vita e quelli della decolonizzazione del<br />

suo paese. Ake è vagamente autobiografico e parla della vita di un villaggio dove il<br />

buon Dio scende a chiacchierare con il missionario, mentre naturalmente disdegna il<br />

capovillaggio pagano. Il suo testo La danza nella foresta fu rappresentato al momento<br />

della dichiarazione dell'indipendenza della Nigeria dalla Gran Bretagna.<br />

Naturalmente <strong>Soyinka</strong> ben sapeva che non conveniva troncare i legami con gli ex<br />

colonizzatori, e quindi si recò in Gran Bretagna per studiare presso l'università per<br />

stranieri di Leeds. In quei paese rimase diversi anni, muovendo i primi passi quale<br />

attore ed autore teatrale a livello internazionale.<br />

Pur essendo uno scrittore di chiara formazione occidentale, <strong>Soyinka</strong> non resiste più<br />

che tanto lontano dal suo paese: avvertendo il «mal d'Africa» o «il richiamo della<br />

foresta», a scelta, tornò in Nigerla. Da allora il suo rapporto con l'Occidente che è<br />

sempre stato ambivalente, più volte ha accusato critici occidentali di affrontare la<br />

letteratura africana con lo spirito de «tarzanismo». Però ha anche criticato il più<br />

celebri intellettuale africano Leopold Sedar Senghor. poeta, ex presidente de Senegal,<br />

per la sua teorizzazione della «negritudine», concetto che spinge all'immobilismo<br />

secondo <strong>Soyinka</strong>, il quale commenta: «La tigre non parla della tigritudine, balzi sulla<br />

preda e la divora».<br />

Per diversi anni <strong>Soyinka</strong> percorse la Nigeria con una specie di carro di Tespi,<br />

portando il teatro dappertutto. Interprete anche il primo film girato in Nigeria. Il suo<br />

impegno civile lo spìnse ad assumere una coraggiosa posizione di protesta all'epoca<br />

della secessione dal Biafra. Si ricorda che questa provincia abitata dal popolo Ibo si<br />

staccò dal resto della Nigeria dominata dal popolo Yoruba proclamando<br />

l'indipendenza.<br />

Mentre le truppe del governo centrale, al comando del generale Gowon, reprimevano<br />

ferocemente l'insurrezione, <strong>Soyinka</strong>, pur essendo une yoruba, prese le difese degli<br />

oppressi, tanto da finire in carcere, dove rimase dall'agosto 1967 all'ottobre 1969, ed<br />

essere torturato. Di questa esperienza egli parla ne L'uomo è morto. Nei suoi lavori<br />

teatrali egli prende più volte di mira i tiranni africani come Bokassa («gli sono<br />

mancate le possibilità per diventare un nuovo Hitler») o Idi Amin.

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