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Campania VII<br />

Un ponte tra l’attività di<br />

servizio e l’uscita dal lavoro<br />

di GIUSEPPE MOSCHELLA (*)<br />

La normativa sul trattamento<br />

di quiescenza del personale<br />

della Polizia di Stato si<br />

identifica con quella sul trattamento<br />

di quiescenza del personale<br />

dello Stato, fatte salve alcune<br />

particolarità connesse a<br />

specifici aspetti che caratterizzano<br />

<strong>il</strong> rapporto di servizio degli<br />

appartenenti alla Polizia<br />

dello Stato. La Polizia di Stato<br />

(amministrazione della Pubblica<br />

Sicurezza del Ministero dell’Interno<br />

che ricomprende, in<br />

applicazione dell’articolo 23<br />

della legge 1° apr<strong>il</strong>e 1981 n.<br />

121, gli appartenenti ai disciolti<br />

Corpo delle Guardie di pubblica<br />

sicurezza e Corpo della<br />

polizia femmin<strong>il</strong>e, nonché<br />

quelli dei ruoli del personale<br />

civ<strong>il</strong>e delle carriera direttiva<br />

della pubblica sicurezza), a<br />

partire dal 25 giugno 1982 (data<br />

di entrata in vigore dei decreti<br />

delegati emananti in attuazione<br />

della legge n.<br />

121/1981) si configura come<br />

un’amministrazione civ<strong>il</strong>e ad<br />

ordinamento speciale.<br />

Ciò comporta che, ai fini pensionistici,<br />

i dipendenti della<br />

P.S. sono destinatari delle normative<br />

dirette alla generalità<br />

degli impiegati civ<strong>il</strong>i dello<br />

Stato, ma nei loro confronti<br />

trovano applicazione anche<br />

norme speciali, vale a dire riguardanti<br />

esclusivamente le<br />

Forze di Polizia.<br />

Il DPR n. 335 e <strong>il</strong> DPR n.<br />

336, inerenti rispettivamente<br />

l’ordinamento e l’inquadramento<br />

nei ruoli della Polizia<br />

di Stato del personale che<br />

espleta funzioni di polizia, individuavano<br />

i limiti di età per<br />

<strong>il</strong> collocamento a riposo d’ufficio<br />

differenziati per ruolo di<br />

appartenenza e a seconda che<br />

<strong>il</strong> personale risultasse o meno<br />

in servizio alla data del 25<br />

giugno 1982.<br />

Trattamento di<br />

quiescienza della<br />

Polizia di Stato<br />

Il collocamento a riposo d’ufficio<br />

era fissato dai citati<br />

DD.PP.RR. al raggiungimento<br />

dei 60 e 65 anni di età (applicab<strong>il</strong>i<br />

a seconda dalla data di<br />

assunzione in servizio e della<br />

qualifica posseduta all’atto<br />

della cessazione). Il D.lgs 5<br />

ottobre 2000, n. 334, attuativo<br />

della delega contenuta nell’articolo<br />

5, comma 1 della legge<br />

31 marzo 2000 n. 78, ha realizzato<br />

<strong>il</strong> riordino del personale<br />

direttivo e dirigente della<br />

Polizia di Stato, in particolare<br />

l’introduzione di nuovi limiti<br />

di età per <strong>il</strong> collocamento a riposo<br />

d’ufficio.<br />

Allo stato, pertanto, <strong>il</strong> personale<br />

appartenente alla Polizia<br />

di Stato, in relazione al ruolo<br />

o qualifica rivestita, è colloca-<br />

to a riposo d’ufficio al raggiungimento<br />

dei seguenti limiti<br />

di età: al compimento degli<br />

anni 60 per gli appartenenti<br />

al: 1) Ruolo degli agenti e<br />

assistenti; 2) Ruolo dei sovrintendenti;<br />

3) Ruolo degli<br />

ispettori; 4) Ruolo dei commissari;<br />

5) primo dirigente. Al<br />

compimento degli anni 63 per<br />

<strong>il</strong> dirigente superiore. Al compimento<br />

degli anni 65 per <strong>il</strong><br />

dirigente generale di pubblica<br />

sicurezza.<br />

Ai fini dei requisiti per <strong>il</strong> conseguimento<br />

del diritto e per la<br />

determinazione della misura<br />

delle prestazioni pensionistiche<br />

va tenuto presente che,<br />

con la legge 8 agosto 1995, n.<br />

335, relativa alla riforma del<br />

sistema pensionistico, in aggiunta<br />

al vigente sistema di<br />

calcolo “retributivo”, è stato<br />

introdotto, con effetto dal 1°<br />

gennaio 1996, <strong>il</strong> sistema di<br />

calcolo “contributivo”. Dalle<br />

disposizioni di cui all’art. 1,<br />

commi da 6 a 10, e commi 12,<br />

13 e 23, della legge n.<br />

335/1995, si evince che: a) la<br />

normativa relativa al “regime<br />

retributivo” continua ad applicarsi,<br />

per i periodi di contribuzione<br />

successivi al 31 dicembre<br />

1995, nei confronti<br />

degli assicurati che, a tale data,<br />

possano far valere una anzianità<br />

contributiva di almeno<br />

18 anni; b) <strong>il</strong> nuovo “regime<br />

contributivo” si applica, invece,<br />

ai lavoratori che siano privi<br />

di anzianità contributiva<br />

maturata anteriormente al 1°<br />

gennaio 1996 e che hanno iniziato<br />

a lavorare dopo <strong>il</strong> 31 dicembre<br />

1995; c) ai lavoratori<br />

assicurati anteriormente al 1°<br />

gennaio 1996 ma con una anzianità<br />

contributiva inferiore<br />

ai 18 anni alla data del 31 dicembre<br />

1995, per <strong>il</strong> conseguimento<br />

del diritto alle prestazioni<br />

si applica la normativa<br />

del “regime retributivo”, mentre<br />

ai fini della determinazione<br />

dell’importo del trattamento,<br />

per le anzianità contributive<br />

maturate fino al 31 dicembre<br />

1995 si applicano le regole<br />

di calcolo del sistema retributivo<br />

e per le anzianità maturate<br />

dal 1° gennaio 1996 si<br />

applicano le regole di calcolo<br />

del sistema contributivo.<br />

Lo stato di<br />

malessere della<br />

categoria<br />

La ster<strong>il</strong>e indicazione della<br />

normativa che disciplina la<br />

quiescenza di un appartenente<br />

alle Forze di Polizia, non evidenzia<br />

lo stato di malessere in<br />

cui versa la categoria. Azzardando<br />

ad una contraddizione<br />

si può affermare che <strong>il</strong> poliziotto<br />

va troppo presto in pensione<br />

(infatti <strong>il</strong> 98% è collocato<br />

d’ufficio in quiescenza all’età<br />

di 60 anni) ed è costretto<br />

a defatiganti turni all’esterno,<br />

anche in orario notturno, in<br />

tarda età.<br />

Nella società attuale è anacronistico<br />

uscire dal mondo del<br />

lavoro a 60 anni. Vi è un im-<br />

mediato riflesso economico<br />

nel mancato allineamento della<br />

pensione allo stipendio con<br />

un impoverimento a breve della<br />

prima. Infatti, circa 10 anni<br />

orsono, a cavallo della non necessaria<br />

nuova legge sull’età<br />

pensionab<strong>il</strong>e, si ebbe un esodo<br />

in massa di coloro che avevano<br />

maturato <strong>il</strong> diritto, all’epoca,<br />

nei primi mesi di quiescenza,<br />

gli interessati percepivano<br />

una pensione decorosa: dai<br />

2.200.000 ai 2.800.000 di lire,<br />

oggi, dopo pochi anni, percepiscono<br />

dai 1.200,00 ai<br />

1.500,00 euro: sono ai limiti<br />

della soglia della povertà.<br />

Senza sottacere ai problemi<br />

sociali, oggi le famiglie hanno<br />

<strong>il</strong> coraggio di procreare un o<br />

più figli in tarda età, questo<br />

determina che quando un poliziotto<br />

è d’ufficio pensionato<br />

ha ancora nel suo nucleo fam<strong>il</strong>iare<br />

figli conviventi, dediti allo<br />

studio o in attesa di prima<br />

occupazione. Tale situazione<br />

peggiorerà in futuro, quando<br />

sarà la norma andare in quiescenza<br />

con <strong>il</strong> trattamento contributivo.<br />

Fra l’altro, oggi non<br />

si può più accedere alla forze<br />

di polizia in giovane età, le<br />

difficoltà concorsuali hanno<br />

trasportato a circa 30 anni la<br />

soglia di ingresso, pertanto <strong>il</strong><br />

futuro sarà ancora più diffic<strong>il</strong>e<br />

in quanto si avranno meno anni<br />

a disposizione per maturare<br />

una contribuzione adeguata e<br />

ancor meno per una pensione<br />

integrativa.<br />

Le alternative a questo stato<br />

di disagio possono essere diverse.<br />

Certamente non semplicisticamente<br />

allungando<br />

l’età di servizio attivo: <strong>il</strong> poliziotto<br />

anziano non può garantire<br />

l’efficienza e l’efficacia<br />

dell’attività in strada a favore<br />

del cittadino, né si può permettere<br />

di minare l’equ<strong>il</strong>ibrio<br />

psico-fisico del lavoratore in<br />

attività di impiego al di sopra<br />

delle energie in disponib<strong>il</strong>ità.<br />

È auspicab<strong>il</strong>e un impegno in<br />

funzioni diverse, possib<strong>il</strong>mente<br />

nell’ambito della polizia<br />

amministrativa e sociale, probab<strong>il</strong>mente<br />

è necessario rivisitare<br />

l’impiego del personale<br />

di supporto, favorendo <strong>il</strong> riciclo<br />

del personale anziano delle<br />

forze di polizia.<br />

Incentivare la<br />

carriera<br />

valorizzando<br />

l’esperienza<br />

Altra occasione di soluzione è<br />

<strong>il</strong> riordino delle carriere, sarebbe<br />

auspicab<strong>il</strong>e incentivare<br />

una carriera che ordinariamente<br />

avesse uno sv<strong>il</strong>uppo<br />

dalla base, cogliendo e valorizzando<br />

l’esperienza del lavoratore,<br />

anche in considerazione<br />

dell’elevato livello culturale<br />

oggi presente nei ruoli<br />

degli agenti e sovrintendenti,<br />

ma anche in quello degli<br />

ispettori, quest’ultimi già in<br />

possesso di un diploma di laurea<br />

acquisito anche durante <strong>il</strong><br />

corso biennale di perfezionamento.<br />

È oramai anacronisti-<br />

Non bastano proposte e slogan<br />

ma occorre coraggio<br />

di ANDREA DE VIVO (*)<br />

Sono sempre stato convinto<br />

che un Paese civ<strong>il</strong>e non<br />

può pensare di risolvere i suoi<br />

problemi di contab<strong>il</strong>ità e di b<strong>il</strong>ancio<br />

condannando m<strong>il</strong>ioni di<br />

anziani ad un certo futuro di<br />

emarginazione o facendo dipendere<br />

lo stato di salute di<br />

una famiglia dallo stato delle<br />

sue finanze.<br />

È quello che è sempre accaduto<br />

da 30 anni ad oggi. La grave<br />

crisi finanziaria mondiale<br />

che presto riverbererà i suoi<br />

effetti anche su quella economica<br />

pone <strong>il</strong> Sindacato di<br />

fronte a due grandi sfide:<br />

quella della difesa occupazionale<br />

e quella della rimodulazione<br />

dello stato sociale, capace<br />

di rispondere alle nuove<br />

esigenze di tutela sociale.<br />

La prima, sicuramente, troverà<br />

adeguata rispondenza nei<br />

meccanismi contrattuali esistenti.<br />

La seconda, a mio modesto<br />

avviso, appare più incerta<br />

e faticosa perché incerto<br />

e faticoso è apparso l’approccio<br />

al tema in questi anni.<br />

Accanto al problema esaltato<br />

(ad arte) delle risorse limitate<br />

esiste l’altri problema (concettuale)<br />

che può e deve essere<br />

superato: quello di considerare<br />

lo Stato come unico garante<br />

di uno sv<strong>il</strong>uppo regolato<br />

e responsab<strong>il</strong>izzante dello Stato<br />

sociale.<br />

Integrare <strong>il</strong> sistema<br />

pubblico dei servizi<br />

A mio sommesso avviso, invece,<br />

lo Stato deve qualificarsi<br />

per la sua capacità di programmare,<br />

accreditare strutture<br />

a garanzia dei cittadini, integrare<br />

in un complessivo sistema<br />

pubblico di servizi l’apporto<br />

del privato e del privato<br />

sociale. Il che comporta <strong>il</strong><br />

protagonismo delle persone e<br />

delle loro rappresentanze, <strong>il</strong><br />

coinvolgimento nelle forme e<br />

nei modi possib<strong>il</strong>i:<br />

dal servizio civ<strong>il</strong>e e dalla valorizzazione<br />

dei corpi intermedi<br />

come la famiglia, <strong>il</strong> no<br />

profit, <strong>il</strong> volontariato ed <strong>il</strong> sindacato.<br />

co favorire l’ingresso ai ruoli<br />

più elevati a semplici laureati,<br />

meglio e più proficuo sarebbe<br />

valorizzare gli interni, in possesso<br />

di specifici titoli di studio,<br />

che aggiungono alla cultura<br />

l’esperienza lavorativa.<br />

In tal modo si creerebbe un<br />

continuo ricambio generazionale:<br />

parte del personale anziano<br />

riciclato negli impegni<br />

più squisitamente burocratici<br />

delle forze di polizia, e parte<br />

valorizzati nei ruoli di maggiore<br />

responsab<strong>il</strong>ità (ma di<br />

minore impegno fisico), lasciando<br />

libero ingresso alla<br />

La solidarietà diventa autentica<br />

ed espansiva, se non è disgiunta<br />

dalle assunzioni di responsab<strong>il</strong>ità.<br />

E qui <strong>il</strong> sindacato può essere<br />

decisivo nelle due direttrici:<br />

Territoriale e Nazionale. Sul<br />

territorio, infatti, trovano naturale<br />

espressione le domande<br />

di beni, servizi e strutture per<br />

la risposta ad esigenze prioritarie<br />

legate alla promozione e<br />

difesa del diritto alla salute,<br />

all’assistenza, all’abitazione,<br />

ai trasporti ed a quant’altro<br />

concorre a realizzare oltre ad<br />

una migliore qualità della vita<br />

anche quello di un’aumento<br />

del “Salario Globale “.<br />

L’importanza delle<br />

politiche sul<br />

territorio<br />

Reputo necessaria, perciò, una<br />

concreta iniziativa del sindacato<br />

sui temi del territorio nella<br />

consapevolezza della necessità<br />

di realizzare modelli strategici<br />

di intervento che coinvolgano<br />

tanto la <strong>Fnp</strong> quanto le<br />

categorie della Confederazione<br />

(esistono nei Consigli Direttivi<br />

categoriali rappresentanti<br />

<strong>Fnp</strong>?) unitamente alle altre<br />

associazioni in un’ unica<br />

azione sinergica per ottenere<br />

maggiori garanzie di tutela per<br />

quelle categorie più esposte in<br />

particolare gli anziani, gli invalidi,<br />

i giovani.<br />

Credo, quindi, che sia maturo<br />

<strong>il</strong> momento in cui la <strong>Cisl</strong><br />

prenda consapevolezza che è<br />

definitivamente tramontata la<br />

logica di una schematica ripartizione<br />

dei compiti tra Verticale<br />

ed Orizzontale e che<br />

nuova linfa vitale dei giovani<br />

che meglio e più proficuamente<br />

possono svolgere le<br />

funzioni più importanti di sostegno<br />

e soccorso alla cittadinanza.<br />

In ultimo, ma non meno importante,<br />

rimane comunque<br />

l’impiego del lavoratore pensionato<br />

nel sociale, <strong>il</strong> sostegno<br />

alla famiglia, ai bisogni essenziali<br />

e al miglioramento qualitativo<br />

della vita. In questo settore<br />

un ruolo preponderante lo<br />

deve svolgere <strong>il</strong> sindacato, in<br />

particolare la <strong>Fnp</strong>, a cui è auspicab<strong>il</strong>e<br />

un maggiore colle-<br />

nessuno può prescindere dalla<br />

conoscenza e gestione delle<br />

Politiche del Territorio.<br />

Le sfide che ci attendono sono<br />

dure ed impegnative. Si possono<br />

e si devono superare solo<br />

se riusciamo a convincerci<br />

che <strong>il</strong> superamento dell’emarginazione<br />

delle classi più indigenti<br />

non può che passare<br />

attraverso la ricomposizione<br />

di alcune dimensioni di socialità<br />

all’interno delle quali essi<br />

abbiano la possib<strong>il</strong>ità di ricostruire<br />

la propria identità di<br />

soggetto sociale.<br />

Non bastano solo buoni propositi<br />

e buoni slogans. Occorre<br />

coraggio!<br />

Nelle categorie degli “attivi”<br />

perché si consideri la persona<br />

in età come un soggetto sociale<br />

che mantiene intatte le capacità<br />

e le facoltà di partecipazione<br />

alle varie istanze della<br />

vita sociale.<br />

Nella categoria degli “anziani”<br />

di proporsi con la voglia<br />

di rendersi protagonisti e partecipi<br />

di una rivoluzione culturale<br />

sia all’esterno che all’interno<br />

della nostra organizzazione,<br />

pronti ad assumersi<br />

le proprie responsab<strong>il</strong>ità di<br />

fronte al Paese.<br />

La <strong>Fnp</strong> può e deve trasformare<br />

questi momenti di grande<br />

difficoltà in momenti di grande<br />

opportunità. Si affronti con<br />

grande severità ma anche con<br />

grande serenità, non a fianco<br />

della Confederazione ma nella<br />

Confederazione.<br />

Napoli Docet!<br />

(*) Segretario Regionale<br />

Slp-<strong>Cisl</strong> Campania<br />

gamento con le O.S. di categoria,<br />

sarebbe necessario realizzare<br />

un ponte di collegamento<br />

tra l’attività di servizio<br />

e l’uscita dal lavoro. Oltre a<br />

rendere graduale l’ingresso<br />

nel nuovo status, con un impiego<br />

alternativo, sarebbe ut<strong>il</strong>e<br />

preparare i “giovani” pensionati<br />

all’ingresso nell’associazionismo<br />

e nel volontariato,<br />

al fine di rendere meno<br />

traumatica e più proficua la<br />

nuova fase della vita.<br />

(*) Segretario Generale<br />

Regionale Siulp Campania<br />

CATEGORIE CISL ED FNP INSIEME PER UN NUOVO DOMANI

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