parte terza - Comune di Pressana
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Storia <strong>di</strong> una comunità e del suo territorio<br />
Molti padri <strong>di</strong> famiglia sottoscrissero la richiesta <strong>di</strong> istituire nella scuola<br />
del capoluogo le classi quarta e quinta miste. Gli allievi erano liberi dall’obbligo<br />
scolastico all’età <strong>di</strong> nove o <strong>di</strong>eci anni, non ancora capaci <strong>di</strong> lavorare<br />
e per nulla custo<strong>di</strong>ti dalle famiglie specialmente in estate quando urgevano<br />
i lavori campestri e per i bachi da seta. Questi giovani non facevano<br />
che girovagare per le strade e per i campi, “<strong>di</strong>menticando l’istruzione<br />
appresa e commettendo birichinate”. Accogliendo le richieste dei firmatari,<br />
venne istituita in via provvisoria una scuola <strong>di</strong> quarta e quinta mista,<br />
nonostante le <strong>di</strong>fficoltà manifestate dal Consiglio scolastico per la promiscuità<br />
<strong>di</strong> sesso.<br />
1907<br />
Il Consorzio Maceratoi, presieduto dall’avvocato Sebastiano Gaspari, contava,<br />
agli inizi del secolo, solo una decina <strong>di</strong> soci dopo la rinuncia <strong>di</strong> alcuni<br />
proprietari al <strong>di</strong>ritto dell’acqua, visto l’abbandono progressivo della coltivazione<br />
della canapa. Dovendo affrontare alcune spese per sistemare ra<strong>di</strong>calmente<br />
tutti i condotti, riparare le chiaviche e rimettere le roste, la quota<br />
in<strong>di</strong>viduale risultò, per i soci, troppo elevata. Venne così chiesto al <strong>Comune</strong><br />
un concorso <strong>di</strong> spesa e la giunta, d’accordo con la presidenza del Consorzio,<br />
decise <strong>di</strong> inserire il <strong>Comune</strong> come socio.<br />
Il Consorzio aveva il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> aprire la chiavica del Guà il 15 agosto <strong>di</strong><br />
ogni anno per chiuderla il giorno della Festa del Rosario, tuttavia il <strong>Comune</strong><br />
chiedeva tutti gli anni delle aperture straor<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> giorni nei<br />
mesi estivi per consentire alla popolazione <strong>di</strong> fare il bucato nei fossati.<br />
A luglio si tennero nuove elezioni; fu rinnovato un terzo del consiglio comunale<br />
e gli uscenti Augusto Gau<strong>di</strong>o, Eugenio Ronchin e Tomaso Finato furono<br />
sostituiti da Vincenzo Stefani, Antonio Luigi Fornasa e Silvestro Ronchin<br />
(rieletti invece, Domenico Menin e Giuseppe Lancerotto).<br />
Intanto la popolazione, allarmata dalle rotte del Guà e del Fratta ingrossati<br />
a <strong>di</strong>smisura tanto da far temere tracimazioni e rotture d’argine, si rivolse<br />
al Municipio perchè provvedesse alla sorveglianza, alla <strong>di</strong>fesa degli argini<br />
e organizzasse i lavori (il Fratta era un fiume privato) per evitare un’eventuale<br />
alluvione.<br />
Il sindaco, chiese ed ottenne un drappello <strong>di</strong> soldati per la sorveglianza<br />
notturna degli argini, vennero rinforzati alla meglio i punti più pericolosi e,<br />
dal 27 ottobre al 3 novembre, si mantenne una rigorosa sorveglianza scongiurando<br />
così l’inondazione.<br />
1908<br />
L’agitazione dei braccianti locali, costituitisi in lega per una vertenza sorta<br />
con gli agricoltori, fu il motivo della permanenza in paese <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci carabinieri<br />
dal 20 maggio al 19 giugno.<br />
La lega conta<strong>di</strong>na, rassicurata da persone influenti che volevano evitare<br />
ulteriori spiacevoli conseguenze, decise <strong>di</strong> ridurre <strong>di</strong> molto le pretese. Un<br />
arbitrato <strong>di</strong> conciliazione lavorò per giungere ad una pacifica risoluzione<br />
della vertenza e per far ritornare il buon or<strong>di</strong>ne e la tranquillità in paese.<br />
Avuta notizia dell’imminente<br />
costruzione <strong>di</strong> un’argine a sinistra<br />
del Fratta nel bacino <strong>di</strong> espansione<br />
detto del “Pizzon”, la Giunta, assieme<br />
ai tecnici Bertolaso e Tortima,<br />
si recò a Venezia dal Magistrato delle<br />
Acque per accertare se dai nuovi<br />
lavori fosse derivato un eventuale<br />
danno a <strong>Pressana</strong> considerando<br />
che il territorio del <strong>Comune</strong> è chiuso<br />
a nord dall’argine destro del Guà<br />
e a mezzogiorno dall’argine padovano.<br />
Con la costruzione <strong>di</strong> un nuovo<br />
argine, si sarebbe bloccata ogni<br />
via <strong>di</strong> fuga delle acque <strong>di</strong> una eventuale<br />
rotta.<br />
A causa <strong>di</strong> ripetuti incen<strong>di</strong> <strong>di</strong> pagliai<br />
avvenuti nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre,<br />
l’Autorità <strong>di</strong> Pubblica Sicurezza <strong>di</strong>spose un’attiva sorveglianza durante la<br />
notte lungo le contrade. Gli incen<strong>di</strong> dolosi verificatisi, consigliarono <strong>di</strong> limitare<br />
l’orario <strong>di</strong> apertura dei pubblici esercizi. Per evitare la riunione <strong>di</strong><br />
persone più o meno <strong>di</strong>soccupate nelle ore notturne, l’apertura rimase dalla<br />
levata del sole fino e non oltre le 21 (A.C.P. - CARTEGGIO).<br />
1909<br />
La somministrazione gratuita <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali ai poveri era un obbligo della<br />
Congregazione della Carità, tale obbligo risaliva a <strong>di</strong>sposizioni testamentarie<br />
remote ed irreperibili certamente <strong>di</strong>strutte nel 1809, quando il brigantaggio<br />
incen<strong>di</strong>ò il Municipio. Il <strong>Comune</strong> pre<strong>di</strong>sponeva l’elenco dei poveri e<br />
concorreva a sovvenzionare l’Opera Pia qualora questa non potesse far fronte<br />
agli obblighi con le sole sue ren<strong>di</strong>te.<br />
Continuava, intanto, a destare grosse preoccupazioni il problema delle acque<br />
nel nostro territorio dopo gli allagamenti del 1905. Si ricorse nuovamente<br />
al Magistrato alle Acque <strong>di</strong> Venezia chiedendo <strong>di</strong> lasciare così com’era,<br />
cioè <strong>di</strong>sarginato, il Pizzon nel territorio <strong>di</strong> Montagnana per garantire l’eventuale<br />
deflusso delle acque <strong>di</strong> rotta. Si chiese pure, come risulta dall’intervento<br />
del consigliere Luigi Fornasa nel consiglio comunale dell’11 giugno,<br />
che non venissero immesse nel Fratta le acque della Zerpa o <strong>di</strong> altre bonifiche<br />
e si voleva che fosse allargato l’alveo del Fratta dal ponte <strong>di</strong> Bevilacqua<br />
fino al mare, perché le acque potessero defluire liberamente. Eccone<br />
l’accalorata requisitoria:<br />
“Onorevoli Consiglieri, se nelle supreme necessità e nelle gravi minacce<br />
contro gli averi e le vite nostre noi abbiamo altra volta alzato la voce per<br />
<strong>di</strong>fenderci, ora non abbiamo a dolercene e voi già conoscete, o Consiglieri<br />
amici miei, che in questo modo noi abbiamo potuto stornare il gravissimo<br />
pericolo della chiusura dell’argine sinistro della Fratta al Pizzon la<br />
quale era imminente. L’esempio e la buona esperienza avuta ci persuado-<br />
106 107<br />
L’età moderna: Ottocento e Novecento<br />
Mappa <strong>di</strong> <strong>Pressana</strong><br />
e del suo territorio<br />
agli inizi del 1900 (A.C.P.)