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parte terza - Comune di Pressana

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Storia <strong>di</strong> una comunità e del suo territorio<br />

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guerra <strong>di</strong> posizione nelle trincee che durò in pratica fino alla fine del conflitto;<br />

ambedue gli eserciti si fronteggiarono dagli opposti trinceramenti, con<br />

scontri violenti e sanguinosi senza che nessuna delle due parti riuscisse a<br />

prevalere. Fu, quin<strong>di</strong>, una guerra combattuta su più fronti con grande <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> vite umane, risorse ed energie.<br />

L’Italia è in guerra<br />

L’Italia nel 1915 poteva liberamente scegliere tra la neutralità e l’intervento,<br />

sia a fianco dell’una o dell’altra <strong>parte</strong>. Per la neutralità erano Giolitti<br />

e la maggioranza del Parlamento, per l’intervento a favore dell’Intesa erano<br />

invece il Re ed il Capo del Governo. Gli interventisti, pur in minoranza, ebbero<br />

la meglio, grazie anche all’intransigenza degli austriaci a fare delle concessioni<br />

territoriali in cambio della neutralità italiana. Le potenze dell’Intesa<br />

promisero invece all’Italia, in caso <strong>di</strong> vittoria, il Trentino, l’Alto A<strong>di</strong>ge, la<br />

Venezia Giulia con Trieste e l’Istria, oltre ad un ampliamento dei posse<strong>di</strong>menti<br />

coloniali. A fronte <strong>di</strong> queste concessioni il Re Vittorio Emanuele ed il<br />

Capo del Governo, stipularono con l’Intesa il Patto <strong>di</strong> Londra (aprile 1915),<br />

che impegnava l’Italia ad entrare in guerra entro un mese. Il 23 maggio fu <strong>di</strong>chiarata<br />

guerra all’Austria ed il 24 l’esercito italiano era già in marcia. In tutti<br />

o quasi i comuni del Veronese arrivavano avvisi <strong>di</strong> chiamata alle armi.<br />

Iniziarono sanguinose e cruenti le battaglie e, solo nel 1915, si contarono<br />

250 mila morti sull’Isonzo. L’offensiva del 1915 lungo tale fiume portò <strong>di</strong>versi<br />

successi all’esercito italiano, ma le grotte dell’Altipiano Carsico, assieme<br />

ai trinceramenti in cui gli Austriaci si annidavano, impe<strong>di</strong>rono ai nostri<br />

soldati <strong>di</strong> conseguire successi decisivi.<br />

Il 7 agosto 1915, il granatiere Silvio Finzo <strong>di</strong> <strong>Pressana</strong> scriveva a Luigi Albarello:<br />

“Dalle terre finalmente redente, mentre ininterrottamente s’ode la<br />

bella voce del cannone, con pensiero sempre fisso negli alti e puri ideali,<br />

mando il mio saluto cor<strong>di</strong>ale ed affettuoso alla cara <strong>Pressana</strong>”.<br />

Il secondo anno <strong>di</strong> guerra fu, per le nostre zone, ancor più <strong>di</strong>fficile. Il 30<br />

maggio Arsiero e gli altopiani vicentini caddero in mano agli Austriaci e la<br />

preoccupazione per un’ulteriore avanzata dell’esercito nemico si fece più<br />

concreta. Il 3 giugno per fortuna l’offensiva venne arrestata e i nostri paesi<br />

si trasformarono in vere e proprie retrovie, dove trovavano aiuto e rifugio i<br />

profughi della Vallarsa. L’inverno si preannunciò freddo e i viveri scarseggiavano<br />

un po’ dovunque (L’AMICO DEL POPOLO, 1915-1918).<br />

Nonostante le notizie dal fronte, in paese bisognava continuare la vita <strong>di</strong><br />

tutti i giorni, trovando anche attività alternative a quella della coltivazione<br />

dei campi. Ecco che si sviluppò la coltura dei bachi da seta che, nel 1916, a<br />

<strong>Pressana</strong> conobbe un vero e proprio boom. Per una maggiore e più proficua<br />

coltivazione si raccomandava l’allevamento “a bosco” perché richiedeva meno<br />

lavoro e garantiva risultati migliori. A Cologna esisteva un apposito antico<br />

mercato che, però, dovette fare i conti con la guerra ormai alle porte.<br />

Così, l’apposito mercato nella piazza dei bozzoli, proprio nel 1916 venne sospeso<br />

perché la piazza stessa era occupata dalle truppe <strong>di</strong> stanza a Cologna.<br />

Per ovviare al problema, si decise <strong>di</strong> spostare il mercato con la costruzione<br />

<strong>di</strong> alcune tettoie nei campi del Foro Boario e in via XX Marzo.<br />

Sempre in quegli anni, vi è notizia <strong>di</strong> un giovane <strong>di</strong> Caselle <strong>di</strong> <strong>Pressana</strong>,<br />

un certo Luigi Collato, che lavorava in Austria. Di lui, per qualche anno, si erano<br />

perse le tracce fino a quando si scoprì che, durante la guerra e fino al 22<br />

giugno del 1918, era addetto ad un Reparto Operaio militare. Intanto, nel<br />

1916, un’offensiva nel Trentino portò l’esercito austriaco fino ad Asiago e<br />

nella pianura veneta.<br />

I giovani al fronte attraverso alcune testimonianze<br />

La situazione al fronte era veramente <strong>di</strong>fficile. I soldati conducevano una<br />

vita fatta <strong>di</strong> stenti e <strong>di</strong> privazioni sempre in attesa <strong>di</strong> sferrare un attacco per<br />

guadagnare poche decine <strong>di</strong> metri o pronti a subirne da <strong>parte</strong> nemica. Era<br />

il 25 luglio 1916, e il pressanese Giovanni Equestri si <strong>di</strong>stinse per il grande coraggio<br />

<strong>di</strong>mostrato in un’azione <strong>di</strong> guerra. Un gesto che gli valse la medaglia<br />

d’argento al valor militare. Equestri, infatti, durante un violento attacco alla<br />

baionetta contro le linee nemiche sul Monte Sei Busi, primo fra tutti, superò<br />

la trincea avversaria uccidendo da solo 4 nemici. Un altro dei tanti nostri<br />

soldati in trincea, Antonio Tecchio, tenne un <strong>di</strong>ario durante i mesi combattuti<br />

sul Carso: una testimonianza intensa dalla quale sono stati raccolti<br />

alcuni frammenti in un anno e mezzo <strong>di</strong> vita dal fronte.<br />

Era il 10 ottobre 1916. “Questa notte i cannoni nostri fecero un vero fuoco<br />

<strong>di</strong> inferno. Mai un istante rimasero silenziosi. Poi il cannoneggiamento<br />

continuò intensissimo e raggiunse il massimo verso le 3 dopo mezzogiorno.<br />

Era quello il momento che le nostre fanterie uscivano all’attacco. Il bombardamento<br />

andò allentandosi verso le 5 e cessò quasi del tutto poco dopo.<br />

Qui, i numerosi feriti che tornano dalla linea, raccontano che l’artiglieria nemica<br />

sferza le nostre seconde linee. Nel Vallone i prigionieri venivano giù a<br />

fiotti affiancati ma, quantunque fossero stracciati e stanchi, apparivano sollevati<br />

e mangiavano con avi<strong>di</strong>tà il pane che i nostri soldati loro davano”.<br />

Anche Natale viene trascorso dai soldati in trincea o nei villaggi situati<br />

sul fronte. Per tutti è un rancio più ricco e mentre qualcuno abbozza a fare<br />

festa, anche i cannoni per un po’ tacciono in rispetto del giorno della nascita<br />

<strong>di</strong> Gesù. Il 25 <strong>di</strong>cembre 1916, Tecchio scrive: “non avrei mai pensato <strong>di</strong><br />

trascorrere simile giorno da soldato e per <strong>di</strong> più in guerra”.<br />

Si parla <strong>di</strong> un attacco nemico; è improvviso e inatteso e tutti sono colti <strong>di</strong><br />

sorpresa. La data è il 28 marzo 1917 e l’attacco è rivolto a Quota 144. “Sono<br />

le una del mattino e dopo solo due ore <strong>di</strong> sonno vengo svegliato da un fracasso<br />

enorme <strong>di</strong> cannonate. E’ un attacco nemico a quota 144 compiuto <strong>di</strong><br />

sorpresa senza preventivo bombardamento. Tutto intorno la terra trema e si<br />

scuote agli schianti e agli scoppi delle granate e bombarde. Dura l’inferno una<br />

buona ora”. In quell’occasione molti furono i morti e i feriti su entrambi i<br />

fronti mentre il terreno guadagnato, veramente minimo.<br />

E’ quasi trascorso un anno e anche sul Carso arriva la Pasqua. E’ il mattino<br />

dell’8 aprile del 1917, ma per i soldati il risveglio sarà terribile. “Oggi è<br />

Pasqua. Incominciò con una sveglia mattutina verso le 5: erano gli aereoplani<br />

nemici e vennero gettate bombe sul paese <strong>di</strong> Vermegliano dove uccisero<br />

un soldato e ne ferirono degli altri... giunsero degli shrapnell-granata che<br />

caddero vicinissimi alle baracche. Vita stupida, ma la colpa è della guerra”<br />

(A.TECCHIO, 1984).<br />

115<br />

L’età moderna: Ottocento e Novecento

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