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parte terza - Comune di Pressana

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Storia <strong>di</strong> una comunità e del suo territorio<br />

L’assalto all’albero della Libertà<br />

(Vico Calabrò 1998)<br />

70<br />

soldati (cavalleria, fanteria, corazzieri, granatieri, cacciatori) continuò con<br />

una tale frequenza che nel giro <strong>di</strong> qualche giorno transitarono dalle nostre<br />

zone non meno <strong>di</strong> 20/25.000 uomini tutti <strong>di</strong>retti a Mantova.<br />

Un passaggio <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>mensioni non poteva, quin<strong>di</strong>, passare inosservato<br />

e alcuni soldati si <strong>di</strong>mostrarono dei veri e propri ladri sottraendo a famiglie<br />

del Colognese carri <strong>di</strong> cerfoglio e <strong>di</strong> canapa, piatti <strong>di</strong> stagno, coperte da letto,<br />

vino e animali da cortile (G.MACCAGNAN, 1998).<br />

Albaredo, invece, era presi<strong>di</strong>ata dai Francesi che, <strong>di</strong> tanto in tanto, inviavano<br />

staffette nel Colognese per controllare gli spostamenti delle truppe imperiali.<br />

Queste operazioni <strong>di</strong>ventavano spesso pretesto per piccoli combattimenti e<br />

scaramucce con la cattura <strong>di</strong> prigionieri e <strong>di</strong> materiali. A novembre il Colognese<br />

era ancora invaso da truppe <strong>di</strong> passaggio anche se questa volta erano per lo<br />

più Francesi. Il parroco <strong>di</strong> Cucca così le ricordava: “Venuti li francesi nel novembre<br />

1796 rubarono le argenterie della chiesa in once 48, 2 calici d’argento<br />

con patene, un ostensorio d’argento con pietre, un toribolo con navicella e cucchiaretto<br />

tutto d’argento, i fregi <strong>di</strong> un messale coperto <strong>di</strong> velluto cremese guernito<br />

<strong>di</strong> medaglioni d’argento, nel mezzo il titolare della chiesa S.Gio.Battista, dall’altra<br />

S.Gaetano Thiene colle sue fibbie pure d’argento” (G.MACCAGNAN, 1998).<br />

L’albero della Libertà<br />

Al tempo della Rivoluzione Francese (1797) si usava innalzare in Francia<br />

e nei territori occupati dalle armate francesi i cosiddetti “Alberi della<br />

Libertà” che rappresentavano la fine del vecchio regime e l’inizio <strong>di</strong> una<br />

nuova era. Erano stati istituiti da Napoleone come simbolo <strong>di</strong> un nuovo<br />

laicismo. L’albero della Libertà era <strong>di</strong> solito un lungo palo <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> rosso,<br />

con berretto frigio in cima ed ornato <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ere, che poteva essere<br />

piantato <strong>di</strong>rettamente sul terreno o sorretto da un apposito supporto. Talvolta<br />

era un vero e proprio albero, con fronde e ra<strong>di</strong>ci. E se dopo il trapianto<br />

non attecchiva, la sua morte veniva considerata un cattivo augurio<br />

per la democrazia ed un segnale della poca fede repubblicana degli<br />

abitanti della zona. Così, nel maggio del 1797, anche nei nostri territori i<br />

soldati del generale Bona<strong>parte</strong> piantarono in mezzo alle piazze l’Albero<br />

della Libertà, fra i trasognati citta<strong>di</strong>ni che non sapevano rendersi conto <strong>di</strong><br />

tale improvviso mutamento. Il 10 agosto del 1797 l’albero fu piantato a<br />

Bevilacqua, il 19 dello stesso mese a Minerbe. Di <strong>Pressana</strong>, purtroppo,<br />

nulla sappiamo ma, per esclusione, se nel giro <strong>di</strong> pochi giorni l’albero trovò<br />

sistemazione nei paesi vicini al nostro, possiamo giustamente dedurre<br />

che anche da noi l’albero fece la sua comparsa durante i primi 20 giorni<br />

<strong>di</strong> agosto (I.MENIN, 1796-1797).<br />

La battaglia <strong>di</strong> Bevilacqua<br />

Siamo agli inizi del 1797 e Mantova è cinta d’asse<strong>di</strong>o dai Francesi. L’esercito<br />

austriaco, asse<strong>di</strong>ato in città, non poteva più attendere perché ormai all’estremo<br />

delle forze. Ecco, quin<strong>di</strong>, che tutti gli eserciti situati nei territori <strong>di</strong><br />

guerra confinanti con il mantovano, vennero messi in allerta per cercare <strong>di</strong><br />

togliere l’asse<strong>di</strong>o. Per ben quattro volte gli Austriaci tentarono senza successo<br />

<strong>di</strong> liberare Mantova e fu proprio in una <strong>di</strong> queste occasioni che si svolse<br />

la battaglia <strong>di</strong> Bevilacqua che interessò pure Montagnana, Merlara, S.Salvaro,<br />

Nichesola, Caselle <strong>di</strong> <strong>Pressana</strong>, Minerbe, Angiari e Legnago.<br />

Dunque, il generale austriaco Wurmser era asserragliato nella città virgiliana<br />

da mesi con un cospicuo numero <strong>di</strong> soldati. Il piano prevedeva, qualora<br />

questi non fossero più riusciti a sostenere l’asse<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> sfondare l’accerchiamento<br />

francese <strong>di</strong>rigendosi verso gli Stati Pontifici per unirsi alle truppe<br />

del Papato e a quelle del Regno <strong>di</strong> Napoli.<br />

Intanto, <strong>parte</strong> dell’esercito austriaco al comando del generale Provera,<br />

doveva giungere da Padova via Legnago e puntare dritto verso Mantova per<br />

dare man forte agli asse<strong>di</strong>ati. Era uno dei due tronconi delle forze imperiali<br />

(l’altro da Bassano doveva raggiungere Verona e, da qui, Mantova)<br />

impegnati a bloccare i Francesi per liberare Mantova. Provera, partito da<br />

Padova il 7 gennaio, il giorno dopo era già a Bevilacqua, ma qui dovette<br />

fermarsi quasi due giorni per colpa delle truppe francesi dell’Augereau,<br />

esperto conoscitore del territorio, aiutato nella propria opera <strong>di</strong> contenimento<br />

del nemico anche da una barriera naturale rappresentata dal fiume<br />

Fratta.<br />

Gli Austriaci, consapevoli del rischio che stavano correndo, mossero con<br />

gran circospezione. Il colonnello Placsek per evitare l’arrivo <strong>di</strong> Francesi da<br />

Ronco, occupò il paese <strong>di</strong> Caselle mentre il capitano Giulay si posizionò su<br />

San Salvaro (Urbana) e Merlara. Dopo tre giorni <strong>di</strong> continue scaramucce, il<br />

generale Provera riuscì, finalmente, ad avere ragione sui francesi. Si <strong>di</strong>resse<br />

così verso Minerbe e poi verso Angiari per attraversare l’A<strong>di</strong>ge. Gettato il<br />

71<br />

L’età moderna: Ottocento e Novecento

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