Editoriali NN. 77/78 - Osservatorio Letterario
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scopi si era associato quel desiderio di dare una voce<br />
agli scrittori minori oppure ignorati e far conoscere<br />
anche la letteratura e cultura ungherese della mia<br />
Patria d’origine: Essendo di origine ungherese e proprio<br />
docente anche della letteratura magiara mi sono sentita<br />
in prima persona moralmente obbligata a diffondere un<br />
po’ le perle letterarie della mia Patria d’origine, anche<br />
perché nonostante l’alto livello letterario mondiale, a<br />
causa della lingua, le opere dei miei compatrioti in<br />
Occidente difficilmente vengono tradotte dalla lingua<br />
originale, e molte volte provengono da qualche<br />
traduzione tedesca o di lingua slava. Poi, questa rivista<br />
voleva essere non soltanto italiana, ma anche<br />
internazionale: lo suggerisce anche il titolo della testata<br />
con la dicitura: «Ferrara e l’Altrove».<br />
In un editoriale del 2001 ho scritto queste<br />
osservazioni che ritengo ancora attuali: «Oggi,<br />
purtroppo, possiamo constatare che i valori sono<br />
deformati. Il mondo in cui viviamo è dominato dal<br />
profitto e dal mercato, tutti vogliono accaparrarsi le<br />
posizioni migliori. La gente vive in una gara spietata ed<br />
in questa lotta cambiano totalmente i criteri di<br />
valutazione così si perdono diversi elementi del nostro<br />
essere umano. La gente è impaziente, non conosce la<br />
tolleranza. Come se vivessimo in una nuova torre di<br />
Babele: l'umanità d'oggi è costituita da una massa di<br />
persone che non si capiscono tra di loro ed è quindi<br />
sempre meno capace di capire le scienze e la cultura.<br />
Le conseguenze dell'orientamento al profitto sono<br />
evidenti anche nelle fonti della cultura: sono sempre in<br />
maggior numero gli editori, teatri, studi che puntano<br />
principalmente al raggiungimento dei superprofitti e per<br />
questo scopo producono dei libri e degli spettacoli<br />
commerciali che non offrono divertimento di lunga<br />
durata, non trasmettono valori, ma al contrario, sono<br />
più facilmente digeribili, più velocemente vendibili<br />
pertanto portano profitti maggiori. In questo modo la<br />
cultura si è spezzata in due: la cultura d'èlite che<br />
garantisce effetti e sensazioni di lunga durata e la<br />
cultura di massa, che conquista sempre maggiore<br />
spazio, spesso esclusivamente con scopo di lucro (…).<br />
La massa è più interessata agli show luccicanti privi di<br />
umorismo ma pieni d'idiozia, alle star famose, alle soapopere,<br />
e così via. Nel mondo dei libri soltanto una fascia<br />
sempre più esigua di persone cerca i libri di qualità<br />
rispetto alla letteratura mediocre o di pura evasione,<br />
pertanto l'edizione dei primi è in continuo calo.<br />
Purtroppo è il mercato a pilotare le arti, perché riesce a<br />
sopravvivere soltanto quell'artista, scrittore, scienziato<br />
etc., che dispone di una fonte finanziaria.<br />
Quindi la cultura viene suggestionata dal mercato ed il<br />
mercato è controllato sempre più da gruppi ristretti.<br />
Così il futuro della cultura è concentrato nelle mani di<br />
poche persone… Non è facile affatto dare delle “ricette"<br />
adatte a salvaguardare la vera cultura. Il problema è<br />
più complesso di quanto si possa pensare… Avremo un<br />
compito importantissimo: quello di rispondere<br />
correttamente ai richiami, sfidare le "produzioni<br />
spazzatura", le basse esigenze culturali, risollevare il<br />
gusto medio della gente dalla mediocrità in cui sta<br />
affondando, impegnarci per la conoscenza e per la<br />
conservazione delle tradizioni locali e nazionali e fare in<br />
modo che i valori oggi appartenenti alla cultura d'èlite<br />
siano accessibili a tutti con un utilizzo ragionevole delle<br />
nuove tecniche… Comunque, ogni membro delle società<br />
deve essere consapevole del fatto di non essere<br />
soltanto una ruota nel meccanismo del mercato<br />
capitalista, che la vita non è solamente una<br />
competizione, ci dobbiamo rendere conto di essere<br />
anime sensibili, bisognose di una visione del mondo<br />
sana, di valori reali e della vera cultura…» Queste mie<br />
osservazioni ancor’oggi non hanno purtroppo perso<br />
l’attualità.<br />
Le parole di Jolanda Serra meritano essere citate<br />
anche dopo cinque anni, pubblicate nel doppio<br />
editoriale del nostro fascicolo della primavera-estate del<br />
2000 (v. <strong>NN</strong>. 13/14): «Leggo i pensieri dei tanti come<br />
me che in attesa di un domani, che sia più giusto; di un<br />
domani che ci dia voce che venga e risuoni tra gli umori<br />
del tempo; una voce, la nostra, che sia alta e forte<br />
come quella di coloro che… parlano… parlano… (ah, se<br />
parlano!) e mettono fuori suoni e suoni e non ascoltano<br />
mai la bizzarria e la monotonia del loro "muto" parlare.<br />
E sì, perché noi (poeti) siamo muti di voce… però<br />
parliamo; loro (tutti gli altri) sono la voce dei muti… e<br />
parlano senza mai dire!<br />
E dice Alfonso Savio di Napoli: "…ascolto la mia<br />
voce…", mentre "…la voce di lei… è coperta dai rumori<br />
del mondo", e prendo in prestito questi pensieri per<br />
trasportarli oltre e metterli fianco a fianco e poi stare lì<br />
a guardarli e a sentirli parlare; la mia voce è muta,<br />
eppure io l'ascolto, ascolto il silenzio; la voce degli altri<br />
rimbomba per il mondo, ma i rumori del mondo stesso<br />
ne seppelliscono i suoni.<br />
E l'una e l'altra non sono più ciò che erano, ma si<br />
fanno altro ed allora il mio silenzio si fa voce e la voce<br />
del mondo si fa silenzio: fuori e dentro me!<br />
E per tutti noi, poeti, c'è una voce, una voce fatta di<br />
silenzi che ci accompagna nel buio dei nostri giorni e ci<br />
scioglie le amarezze, goccia per goccia, come perenne<br />
medicina salvavita che rinasce ad ogni tramonto e si<br />
consuma ad ogni respiro.<br />
E c'è poi una voce di tutti che sbraita, impreca,<br />
s'avvinghia, s'aggrappa, scivola sugli specchi, percuote<br />
e frusta, si tonifica del silenzio degli altri e s'erge a<br />
padrona di tutto e di tutti, ma questa non ci appartiene:<br />
non è la voce dei poeti, ma la voce di chi non chiede:<br />
prende; di chi non ascolta: urla; di chi crede: ma non<br />
sa; di chi pur di far tacere la voce del fondo: strilla,<br />
sgomenta; spazza ed impazza come la bufera che sta<br />
percuotendo i vetri del mio balcone.<br />
E da questa rivista, s'alza una voce: è la mia voce, è<br />
la nostra voce; è la voce di chi ama, di chi guarda, di<br />
chi ascolta, di chi tace, di chi non parla, di chi dice col<br />
silenzio dei suoi pensieri; di chi pensa e modula il suono<br />
della sua voce, che sia dolce ed umana, ritmica e<br />
melodiosa, che sia calda ed intensa come le fiamme<br />
che mi lambiscono il volto in quest'istante.<br />
È la voce di questa rivista che riempie in questo<br />
momento la mia stanza e il mio cuore; ed io l'ascolto e<br />
parlo; e parlo a tutti coloro che hanno lasciato la loro<br />
voce su queste pagine; e parlo a me e non sento più le<br />
sferzate che travolgono le pareti della mia casa e<br />
nemmeno l'urlo del vento che scuote le ombre della<br />
notte che già hanno invaso il cielo.<br />
E mentre lascio che le voci mi scorrano dentro, sento<br />
una magia che mi percorre la mano e lo sguardo: da<br />
Treviso la voce scende giù, fino a Siracusa e poi<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011 31