Editoriali NN. 77/78 - Osservatorio Letterario
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sarebbe piaciuto sentire degli incoraggiamenti<br />
professionali invece di disinteresse, rimproveri immeritati<br />
e critiche ingiuste. Particolarmente nel difficile<br />
periodo dell’ambientamento in un mondo per me<br />
completamente estraneo. Ma non è stato così, ho<br />
trascorso le giornate veramente in grande solitudine<br />
prima e dopo la nascita di mia figlia. Con la sua nascita<br />
invece ho anche avuto la sensaszione come se fossi<br />
stata una ragazza madre: il 6. 1. 1986, tornando a casa<br />
dall’ospedale con la neonata di quattro giorni sono<br />
rimasta a casa da sola tutti i giorni fino alle otto di<br />
sera. Io, con la bebé, da sola ho continuato i lavori<br />
domestici allargati coi nuovi impegni di neomamma e<br />
con le altre mie attività intelletuali sospese... Nei primi<br />
tre giorni da neo-mamma soltanto una mia vicina di<br />
casa - della stessa età di mio padre – gentilmente<br />
bussava alla mia porta per chiedermi se avessi avuto<br />
bisogno di qualcosa portandomi anche un piatto<br />
abbondante di zuppa di patate per pranzare, almeno<br />
sollevarmi dagli impegni di cucina dedicati a me stessa...<br />
La ricordo con grande gratitudine. Una settimana<br />
dopo il parto invece ho già girato a fianco del marito<br />
per cercare un mobiletto stabile dove sistemare la<br />
bilancia noleggiata per pesare giornalmente la neonata...<br />
Il telefono non squillava mai per sentire come<br />
riuscivo ad andare avanti in questi difficili giorni... I miei<br />
genitori invece essendo lavoratori attivi, in gennaio<br />
1986 non potevano prendere ferie e viaggiare in Italia,<br />
poi non avrebbero neache ricevuto il passaporto a quei<br />
tempi. L’hanno ricevuto soltanto per l’estate dietro la<br />
mia lettera d’invito ufficiale con la dichiarazione di<br />
assicurare il loro completo mantenimento per un mese<br />
di permanenza italiana. A quei tempi all’occidente, i<br />
cittadini ungheresi potevano viaggiare come turisti solo<br />
ogni cinque anni. Nell’intervallo soltanto dietro di una<br />
lettera d’invito ufficiale, munita da marche da bollo. Sì,<br />
perché l’estate precedente hanno già trascorso le loro<br />
ferie a casa mia, dato che non azzardavo affrontare il<br />
lungo viaggio con pancione... Così, di giorno, completamente<br />
da sola, lentamente, recuperando la mia forza e<br />
ritornando al solito ritmo quotidiano, accanto agli studi<br />
giuridici ho ripreso – dopo 23 anni – anche i miei studi<br />
di pianoforte con l’intenzione di seguire il programma<br />
didattico pianistico (che durava per 10 anni) con la<br />
guida del M° Edgardo Orsatti e nel frattempo ho<br />
cominciato a scrivere in italiano per migliorare il mio<br />
italiano ed ho cominciato a partecipare ai concorsi<br />
letterari per non sentirmi emarginata, mentre continuavo<br />
anche la ricerca del lavoro renumerativo. Ottenendo<br />
la cittadinanza (marzo 1986) italiana mi sono iscritta<br />
anche all’ufficio di collocamento per dieci anni. Con la<br />
fondazione di questa rivista non ho più rinnovato l’umiliante<br />
iscrizione che in realtà era inutile... Questo è già<br />
un’altra storia di cui periodo ricordo nel mio scritto<br />
autobiografico del 1996, intitolato «Arrivando dalla<br />
Pannonia (Frammenti di memorie)» [Autogiografia, pp.<br />
214 (1956-1996); Premio Pieve 1997; v. WEBIF - Archivio<br />
Diaristico Nazionale MP/97)]. Così registrai i miei pensieri a<br />
proposito di questo periodo: «Non dimentico le mie<br />
grandi speranze che piano piano sono svanite. Dodici<br />
anni fa né io, né mio marito pensavamo che non sarei<br />
riuscita ad inserirmi nell’ambiente di lavoro italiano...<br />
Quindi non pensavo di essere costretta a rinunciare<br />
all’attività extradomestica... [...] Nonostante le soffe-<br />
renze a causa della persecuzione politica subita degli<br />
anni Settanta-Ottanta, ripiango quel periodo: allora<br />
almeno avevo la mia professione a cui mi potevo<br />
dedicare con la massima soddisfazione, mi sentivo appagata<br />
e veramente realizzata: esercitavo la professione<br />
per cui ero preparata all’università, avevo una notevole<br />
autorità nell’ambiente scolastico.<br />
Ora invece mi sento isolata, nella periferia della società<br />
circondata dalla solitudine senza amici, senza vita<br />
sociale. Ad ogni mia richiesta di lavoro la società<br />
italiana risponde soltanto un “no”! In tutti questi anni di<br />
ricerca soltanto ho incontrato lo sfruttamento economico<br />
e l’imbroglio. Così mi dedico alle traduzioni,<br />
interpretariato ed alla letteratura coltivando la narrativa,<br />
la poesia e la saggistica, ma non sono appagata:<br />
con i riconoscimenti teorici non si può vivere, la vita<br />
costa, costa tutto, così anche le partecipazioni ai<br />
concorsi letterari. Per le traduzioni non mi volevano pagare<br />
l’onorario dovuto, oppure non mi hanno neanche<br />
retribuito. La più brutta esperienza l’ho avuta con il<br />
titolare – N.d.R. bolognese – di una società exportimport<br />
che commercializza piastrelle. [...]» A tutta<br />
questa storia sono proprio attinenti i pensieri del<br />
sonetto della mia connazionale, Klára Tóth Hollóssy,<br />
intitolato «Quanto», che potete leggerlo nella mia<br />
traduzione sulla 74^ pagina.<br />
Dopo questa rassegna documentaria mi rimane un’ultima<br />
cosa da farVi ricordare: In occasione del quindicinale<br />
anniversario Vi ho annunciato anche il progetto<br />
editoriale di un’antologia e spero di poter realizzarlo<br />
entro l’estate del prossimo anno ed anche questo volume<br />
sarà ordinabile presso qualsiasi negozio della Feltrinelli<br />
ed anche online sul sito de lafeltrinelli.it,<br />
ilmiolibro.it e così via... Vi informo inoltre, che è in corso<br />
di edizione anche una raccolta più di 70 poesie<br />
tradotta da me. Era un enorme impegno di lavoro<br />
senza sosta, iniziato dal novembre dell’anno scorso. Si<br />
tratta del volume intitolato «Ombra e Luce» di Maxim<br />
Tábory di cui potete leggere di più in questo fascicolo.<br />
La sua uscita è prevista entro il novembre o dicembre.<br />
Nel frattempo l’«<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>» ha pubblicato<br />
nel mese di novembre un volume di brevi racconti di<br />
Umberto Pasqui. Quindi, queste sono le ultime novità<br />
della nostra rivista.<br />
Infine, Vi chiedo cortesemente di essere indulgenti<br />
per le mie imperfezioni linguistiche, non ho a mia<br />
disposizione del personale per questo enorme lavoro.<br />
Con gratitudine ringrazio tutti Voi per i qualsiasi contributi,<br />
per la compagnia di questi lunghi anni e spero di<br />
poter continuare la strada insieme ancora per altri parecchi<br />
anni...<br />
Sono grata anche per tutte le esperienze negative<br />
che pure mi hanno dato un grande stimolo per il mio<br />
progresso professionale... Di nuovo, ma non in ultimo<br />
posto, grazie al Dio<br />
per i doni spirituali ed<br />
intellettuali ricevuti,<br />
per il concepibile<br />
sostegno... Priva di<br />
essi non sarei arrivata<br />
in nessuna parte!<br />
Presepe, Foto di © Mttb<br />
46<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIV/XV – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. 2010/2011