2004 n.2 La Pianura - Camera di Commercio di Ferrara
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FERRARA IN MUSICA 39<br />
Andrea Poli<br />
Un’immagine del Festival dello<br />
scorso anno<br />
<strong>Ferrara</strong> e il “Buskers Festival”<br />
<strong>La</strong> vecchia signora e i suoi<br />
menestrelli<br />
Accingendomi a dar <strong>di</strong> mano a un<br />
articolo <strong>di</strong> colore sul Buskers<br />
Festival, devo un’avvertenza ai lettori:<br />
fra il partecipare al festival dei musicisti<br />
<strong>di</strong> strada e leggerne la descrizione<br />
su una rivista esiste la stessa <strong>di</strong>fferenza<br />
che passa tra il trascorrere una infuocata<br />
notte d’amore e sentirsi raccontare da<br />
qualcun altro le meraviglie <strong>di</strong> una infuocata<br />
notte d’amore. Se siete un minimo<br />
addentro alla piacevole questione, converrete<br />
che c’è la sua bella <strong>di</strong>fferenza. <strong>La</strong><br />
kermesse dei musici <strong>di</strong> strada è esattamente<br />
così: non essendo possibile<br />
descrivere la malìa sottile e indecifrabile<br />
che pervade <strong>Ferrara</strong> nei giorni -e nelle<br />
notti, soprattutto- in cui loro prendono<br />
gioiosamente possesso della città, chi<br />
proprio aneli ad afferrare e comprendere<br />
le mille e mille ineguagliabili sensazioni<br />
che il festival sa trasmettere ai suoi partecipanti<br />
non può limitarsi ad interrogare<br />
chi ci è stato: deve per forza essere<br />
compartecipe dell’evento, non ci sono<br />
santi che tengano. E sì, perché il Buskers<br />
Festival è tante cose insieme, tutte <strong>di</strong>versissime.<br />
In primis una rassegna <strong>di</strong> musi-<br />
cisti, ovviamente; che non lesinano energie<br />
e talento per attrarre i passanti<br />
davanti ai loro cappelli rovesciati all’insù,<br />
suonando senza risparmio qualsiasi strumento<br />
capace <strong>di</strong> emettere suoni, dai violini<br />
alle grattugie da parmigiano, un<br />
occhio (a volte <strong>di</strong>stratto) allo spartito e<br />
l’altro (sempre attentissimo) al coinvolgimento<br />
del pubblico, che si aggira per i<br />
fitti capannelli nella veste quantomai<br />
apprezzata <strong>di</strong> detentore della materia<br />
prima (il conquibus), che permette ai<br />
musicisti <strong>di</strong> strada <strong>di</strong> fare la vita canonica<br />
del musicista <strong>di</strong> strada: niente regole,<br />
niente orari, niente obblighi, si va dove<br />
decide l’estro del momento. Un modo <strong>di</strong><br />
intendere la vita che è la quintessenza <strong>di</strong><br />
questo mestiere non mestiere, la ragione<br />
per la quale nell’immaginario collettivo<br />
i menestrelli <strong>di</strong> strada sono una sorta<br />
<strong>di</strong> eroi romantici del nostro tempo che<br />
lavorano <strong>di</strong> note solamente quel tanto<br />
che basta per permettersi <strong>di</strong> andare in<br />
giro per il mondo ad annusare altre genti<br />
ed altre culture. Una fetta <strong>di</strong> gioventù<br />
che rifugge sdegnata gli stereotipi più<br />
vieti dell’omologazione al modo <strong>di</strong> vive-