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2004 n.2 La Pianura - Camera di Commercio di Ferrara

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50<br />

Alessandro<br />

Taverna U<br />

Musica e danza,<br />

un rapporto “alla pari”<br />

n giorno il musicista francese<br />

Hector Berlioz volle alzare il velo<br />

sulle relazioni fra la musica e la<br />

danza. E’ una scena che si svolge a<br />

Parigi, a metà dell’Ottocento:<br />

“A riguardo della musica la danza si è<br />

sempre mostrata tenera e devota. Da<br />

parte sua la musica testimonia in molte<br />

occasioni il suo attaccamento nei confronti<br />

della danza. Ne derivano tanti<br />

buoni comportamenti che queste due<br />

affascinanti sorelle si pro<strong>di</strong>gano una<br />

con l’altra. E’ così da tantissimo tempo:<br />

dappertutto le si vede legate, unite<br />

strettamente, pronte a combattere a<br />

combattere ad oltranza le altre arti, le<br />

scienze, la filosofia ed anche l’implacabile<br />

buon senso. Questo fenomeno era<br />

noto già nel secolo <strong>di</strong> Luigi XIV: Molière<br />

l’ha <strong>di</strong>mostrato nel primo atto del<br />

Borghese gentiluomo.<br />

- <strong>La</strong> filosofia è qualche cosa, ma la<br />

musica, signore, la musica....<br />

- <strong>La</strong> musica e la danza... la musica e la<br />

danza. E’ tutto quello che serve.<br />

- Niente che sia utile allo Stato quanto<br />

la musica<br />

- Niente che sia necessario agli uomini<br />

quanto la danza<br />

- Senza musica non può esserci Stato<br />

- Senza danza gli uomini non saprebbero<br />

cosa fare<br />

Tuttavia, se c’è una delle Muse ad<br />

approfittarsi <strong>di</strong> tanto in tanto della<br />

bontà e dell’attaccamento dell’altra,<br />

credo che questa sia la danza. Vedete<br />

quel che succede nella preparazione<br />

dei balletti. <strong>La</strong> musica si è data la pena<br />

<strong>di</strong> comporre un brano delizioso, ben<br />

scritto, pieno <strong>di</strong> melo<strong>di</strong>a e ben strumentato,<br />

vivace e trascinante. Arriva la<br />

danza che le <strong>di</strong>ce: “Sorellina cara, la tua<br />

aria è bella ma è troppo breve: allungala<br />

<strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci misure, aggiungici qualsiasi<br />

cosa ma questo supplemento mi<br />

serve proprio” O ancora “ Ecco un<br />

pezzo eccellente, ma è troppo lungo,<br />

bisogna che me lo tagli <strong>di</strong> un quarto”.<br />

<strong>La</strong> musica ha un bel <strong>di</strong>re: “Queste misure<br />

che tu mi vuoi fare aggiungere<br />

saranno <strong>di</strong> nessun senso, una ripe-<br />

FERRARA IN MUSICA<br />

tizione oziosa e ri<strong>di</strong>cola” O ancora “Il<br />

taglio che mi richie<strong>di</strong> <strong>di</strong>struggerà l’armonia<br />

del brano”.<br />

“Non importa - risponde la sorella<br />

saltellando - quel che ti richiedo è<br />

in<strong>di</strong>spensabile” E la musica fa l’obbe<strong>di</strong>ente.<br />

Altre volte la danza trova che la<br />

strumentazione sia troppo delicata: le<br />

servono dei tromboni, cimbali, colpi <strong>di</strong><br />

gran cassa e la musica lamentandosi si<br />

rassegna a qualsiasi brutale intervento.<br />

Qui il movimento è troppo veloce perché<br />

il ballerino possa liberarsi ai grands<br />

ecarts, alle nobili elevations del suo<br />

pas: rassegnata la musica spezza il<br />

ritmo aspettando <strong>di</strong> riprendere il suo<br />

andamento naturale, e le ci vuole<br />

molta pazienza, perché il famoso ballerino<br />

...<br />

In quel punto il movimento dovrà<br />

essere più o meno veloce a secondo<br />

se la ballerina voglia usare tutte e <strong>di</strong>eci<br />

le <strong>di</strong>ta dei pie<strong>di</strong> o i due pollici soltanto.<br />

Allora la musica sarà obbligata <strong>di</strong> passare<br />

e ripassare, ripassare e passare in<br />

poche battute dall’allegro al presto o<br />

dall’allegretto al prestissimo senza<br />

rispettare il <strong>di</strong>segno melo<strong>di</strong>co previsto<br />

e senza farsi scrupolo per la possibilità<br />

stessa <strong>di</strong> esecuzione. Ma ecco ciò che<br />

è ben più grave. Quando un nuovo balletto<br />

ha riscosso un trionfo, giù a<br />

tagliare, a sfrondare, a fare a brandelli,<br />

ad assassinare un’opera, quale che sia<br />

e fosse pure un capo d’opera consacrato<br />

dalla generale ammirazione,<br />

per farne il complemento della serata<br />

che altrimenti il balletto non basta a<br />

riempire, per farne un lever de rideau.<br />

Ma se per avventura sortisse qualche<br />

bell’opera in tre atti, <strong>di</strong> cui la durata<br />

sarebbe per conseguenza insufficiente<br />

ad occupare la scena dalle sette <strong>di</strong> sera<br />

a mezzanotte, sarebbero <strong>di</strong>sposti a fare<br />

<strong>di</strong> qualche lacerto <strong>di</strong> balletto un lever<br />

de rideau? Dio guar<strong>di</strong>, che vergogna. <strong>La</strong><br />

danza non subirà l’oltraggio...”<br />

Fin qui Berlioz, che però raccontava usi<br />

e costumi nei teatri parigini del XIX secolo.<br />

Cento anni prima le cose fra la<br />

musica e la danza stavano probabil-

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