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2004 n.2 La Pianura - Camera di Commercio di Ferrara

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FERRARA IN MUSICA 53<br />

Paolo Cavallari<br />

Ra<strong>di</strong>ci e futuro del Canto Gregoriano<br />

Il canto gregoriano è il canto mono<strong>di</strong>co<br />

della liturgia cristiana latina romana, co<strong>di</strong>ficata<br />

in un vasto repertorio che comprende<br />

più <strong>di</strong> un millennio <strong>di</strong> storia. Il nome<br />

gli viene da Gregorio Magno, pontefice dal<br />

590 al 604; ciò serve da riferimento ideale,<br />

quasi a sacralizzare e unificare una tra<strong>di</strong>zione<br />

non certamente organica e lineare. Quali<br />

sono le sue origini? Nei secoli VII e VIII la<br />

vita liturgica delle chiese <strong>di</strong> lingua latina possiede<br />

una varietà e creatività straor<strong>di</strong>naria.<br />

Nascono liturgie proprie locali a Milano, in<br />

Gallia, in Spagna, con rapporti e interscambi<br />

continui tra loro.<br />

Nella sola Italia abbiamo centri importanti<br />

liturgici in varie città: Verona, Vercelli,<br />

Ravenna, Aquileia, Benevento,<br />

Palermo. In alcune <strong>di</strong> queste troviamo<br />

co<strong>di</strong>ci manoscritti che ci riportano i<br />

testi e melo<strong>di</strong>e <strong>di</strong> queste antiche<br />

scuole: 1) la scuola beneventana,<br />

caratterizzata da una certa fissità <strong>di</strong><br />

formule, da poche cadenze ripetute,<br />

uniformità <strong>di</strong> generi; molto importante<br />

la tar<strong>di</strong>va notazione beneventana<br />

per lo stu<strong>di</strong>o della linea gregoriana<br />

che poi prenderà il sopravvento. 2) la<br />

scuola ambrosiana <strong>di</strong> Milano, con un<br />

ricchissimo repertorio tuttora vivo, con<br />

molti influssi e rapporti tra ambrosiano<br />

e gregoriano, in stratificazioni<br />

<strong>di</strong>verse. 3) Il repertorio “vecchio<br />

romano”: nella stessa città <strong>di</strong> Roma<br />

abbiamo contemporaneamente due<br />

riti ben caratterizzati: quello<br />

locale(chiese stazionali, basiliche,<br />

monasteri) e quello papale. Quin<strong>di</strong><br />

troviamo anche due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong><br />

canto: uno detto vecchio romano <strong>di</strong><br />

impronta locale, l’altro detto gregoriano.<br />

Gli stu<strong>di</strong> più recenti <strong>di</strong>cono che il<br />

primo è il più arcaico nei confronti del<br />

gregoriano (anche se i manoscritti che<br />

noi oggi posse<strong>di</strong>amo sono più recenti<br />

<strong>di</strong> quelli del gregoriano, i più antichi<br />

dei quali provengono non da Roma<br />

ma dalla Gallia e dalla Svizzera). 4) Il<br />

canto gallicano: è quello che più si<br />

avvicina al gregoriano e da esso ben<br />

presto sarà soppiantato. Esso ha<br />

parentele orientali, e con l’ambrosiano<br />

e il visigotico. 5) Il canto ispanico-visigotico,<br />

detto anche mozarabico: attualmente quasi<br />

indecifrabile per i manoscritti rimasti che<br />

hanno solo una notazione in campo aperto,<br />

cioè non <strong>di</strong>astematica (cioè non segna le<br />

note se sono più su o più in giù). Ha una<br />

grande esuberanza melo<strong>di</strong>ca, fino alla prolissità.<br />

Se queste sono le fonti antiche, le ra<strong>di</strong>ci del<br />

canto gregoriano, gli stu<strong>di</strong> attuali ci <strong>di</strong>cono<br />

che nel secolo VIII, la riforma romano-carolingia,<br />

per ragioni politico-sociali-religiose e<br />

per l’ammirazione che c’era per le usanze<br />

romane, fa sì che il repertorio dei testi da<br />

cantare sia ormai completo e stabile, alme-

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