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2004 n.2 La Pianura - Camera di Commercio di Ferrara

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54<br />

L’Abbazia <strong>di</strong> Pomposa<br />

no per quanto riguarda la Messa. Le melo<strong>di</strong>e<br />

invece <strong>di</strong> questa epoca ci sono ignote.<br />

Ne abbiamo <strong>di</strong> più recenti, sugli stessi testi,<br />

che probabilmente potrebbero essere<br />

anche uguali o simili a quelle antiche.<br />

Tuttavia su questi testi ormai fissati fiorirà la<br />

cosidetta notazione neumatica. E’ con questa<br />

notazione che si può iniziare a parlare <strong>di</strong><br />

canto gregoriano. <strong>La</strong> prima notazione risale<br />

alla metà del secolo IX, dapprima nella<br />

regione del Reno e della Senna. Fino a questo<br />

momento tutta la melo<strong>di</strong>a era affidata<br />

alla memoria dei cantori. E per imparare un<br />

simile repertorio ci volevano parecchi anni.<br />

Da qui l’importanza <strong>di</strong> Scholae che insegnassero<br />

questi canti e le tecniche per cantarli.<br />

Per aiutare la memoria <strong>di</strong> questi cantori<br />

il “notatore” cercò <strong>di</strong> fissare sui manoscritti<br />

il gesto che il movimento della mano faceva<br />

nell’insegnare il canto, servendosi dei<br />

segni d’interpunzione(punto e virgola) e<br />

degli accenti(acuto e grave) per in<strong>di</strong>care l’ascesa<br />

o la caduta della melo<strong>di</strong>a. Questi<br />

segni furono chiamati “neumi”.<br />

Ma questi segni non bastavano<br />

per in<strong>di</strong>care quanto la melo<strong>di</strong>a si<br />

doveva alzare o abbassare e neppure<br />

quale ritmo tenere. Alcune<br />

scuole <strong>di</strong>edero più importanza<br />

alla <strong>di</strong>astemazia(cioè alla <strong>di</strong>stanza<br />

tra due suoni <strong>di</strong> altezza <strong>di</strong>versa:<br />

intervallo) delle singole note (es,<br />

scuola aquitana); altre fissarono la<br />

loro attenzione sul movimento ritmico<br />

e sulla espressione (es.<br />

monasteri <strong>di</strong> S. Gallo, Einsiedeln,<br />

Reichenau), aggiungendo segni,<br />

quali t = tenete; c = celeriter,<br />

oppure usando figure mo<strong>di</strong>ficate<br />

delle note. Nella seconda metà<br />

del sec. X si usano anche righe<br />

tracciate a secco. All’inizio del<br />

sec.XI si in<strong>di</strong>cano i semitoni<br />

me<strong>di</strong>ante linee colorate (rosso<br />

per il FA, giallo per il DO) e lettere-chiave:<br />

C = DO, F = FA. Infine,<br />

la seconda metà del sec.XI vide<br />

apparire in tutto l’occidente una<br />

più perfetta <strong>di</strong>astemazia e il tetragramma(rigo<br />

a quattro linee) ottenuto<br />

me<strong>di</strong>ante l’aggiunta <strong>di</strong> due<br />

linee nere alle due colorate; è l’epoca<br />

in cui per la prima volta il<br />

cantore può leggere la musica e<br />

impararla senza il magister. E’ in<br />

questo periodo che il celebre<br />

monaco pomposiano Guido<br />

d’Arezzo, coor<strong>di</strong>na e <strong>di</strong>vulga in<br />

una sintesi felice i tentativi compiuti<br />

in varie parti col suo sistema<br />

<strong>di</strong> notazione nel Prologus in<br />

Antiphonarium. A lui va invece<br />

FERRARA IN MUSICA<br />

attribuita l’altra importante innovazione che<br />

si legge nell’ Epistola ad Michaelem de ignoto<br />

cantu: un espe<strong>di</strong>ente mnemotecnico per<br />

ricordare l’esatta intonazione delle note fondato<br />

su alcune sillabe della prima strofa<br />

dell’Inno in onore <strong>di</strong> S. Giovanni Battista, i<br />

cui emistichi incominciano in modo da formare<br />

una successione or<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> toni e<br />

semitoni. Ecco il testo:<br />

UT queant laxis<br />

REsonare fibris<br />

MIra gestorum<br />

FAmuli tuorum<br />

SOLve polluti<br />

LAbii reatum<br />

Sancte Iohannes<br />

Guido è pure rimasto famoso per il suo<br />

Micrologus, un trattato teorico de<strong>di</strong>cato<br />

all’arcivescovo <strong>di</strong> Arezzo Teodaldo che l’aveva<br />

accolto dopo aver lasciato Pomposa probabilmente<br />

a motivo delle sue innovazioni.<br />

Queste trattazioni teoriche sulla musica<br />

sono una peculiarità <strong>di</strong> questa epoca ed

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