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Quaderno di cultura popolare, Numero monografico - Comune di ...

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nei confronti del cibo; a sancire tale religiosità chi ha frequentato l’asilo<br />

dalle suore ricorda bene la preghiera che si doveva recitare prima <strong>di</strong> sedersi<br />

a tavola per consumare un piatto <strong>di</strong> minestra e poche, per alcuni, povere<br />

cose portate nel cestino. Anteriormente, un altro gesto considerato <strong>di</strong> una<br />

certa religiosità era la <strong>di</strong>stribuzione pubblica della minestra da parte <strong>di</strong> enti<br />

<strong>di</strong> assistenza o per munificenza <strong>di</strong> privati, <strong>di</strong>stribuzione rivolta agli in<strong>di</strong>genti<br />

o viventi <strong>di</strong> accattonaggio.<br />

Ho ricordo dei gesti e delle parole <strong>di</strong> una madre, il cui figlio lontano<br />

causa la guerra dava, quand’era possibile, notizie tutt’altro che rassicuranti:<br />

gesti consistenti nel dare un piatto <strong>di</strong> minestra calda e un riparo per la notte<br />

a chi viveva <strong>di</strong> stenti e miserie con la speranza che qualcuno in terre lontane<br />

usasse uguale misericor<strong>di</strong>a verso suo figlio.<br />

Povere madri! A quante <strong>di</strong> loro la “misericor<strong>di</strong>a” non ha saldato il<br />

debito. Sono cose che paiono appartenere ad altri mon<strong>di</strong> in questo nostro<br />

momento <strong>di</strong> festività, valutata in base al consumismo finale, ma che in altri<br />

mon<strong>di</strong>, - purtroppo - sono ancora regola piuttosto che eccezione.<br />

E talvolta mi chiedo se sia descrivibile per chi non l’ha provata, la<br />

fame unita alla prigionia <strong>di</strong> quanti sono passati attraverso il crogiolo della<br />

guerra.<br />

In passato la commensalità, cioè il mangiare tutti allo stesso tavolo<br />

e nello stesso locale era momento <strong>di</strong> aggreganza e unità familiare; e lo è<br />

ancora oggi per i popoli meno evoluti sul piano tecnologico.<br />

Sempre nel passato nelle gran<strong>di</strong> famiglie si stava a tavola con un<br />

preciso or<strong>di</strong>ne gerarchico e ci si sedeva generalmente su panca comune e<br />

non su se<strong>di</strong>e in<strong>di</strong>viduali.<br />

In epoche precedenti, e ancora oggi, i gran<strong>di</strong> banchetti con abbondanza<br />

<strong>di</strong> cibo sono teatralmente momenti ideali per ostentare ricchezza e potere.<br />

I ritmi <strong>di</strong> vita, gli orari del mangiare e soprattutto le <strong>di</strong>sponibilità<br />

economiche hanno creato <strong>di</strong>fferenze fra “élites” e classi popolari; quin<strong>di</strong><br />

ritmi e orari variabili in base allo stato sociale, al tipo <strong>di</strong> lavoro, ai perio<strong>di</strong><br />

stagionali. Altra <strong>di</strong>fferenza fra nobiltà e popolo è evidenziata dal consumo<br />

<strong>di</strong> carne, che per le classi superiori è costituito in prevalenza da selvaggina,<br />

piuttosto che altre specie <strong>di</strong> allevamento domestico. Girovagando per il<br />

mondo ancora oggi, quante curiosità, <strong>di</strong>fferenti mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> produrre, conservare<br />

e usare il cibo; i gesti rituali ad esso legati, il consolidarsi <strong>di</strong> economie e<br />

relazioni sociali, ma anche l’emergere <strong>di</strong> lotte e sopraffazioni, tutto ciò<br />

costituente le “culture <strong>di</strong>verse”.<br />

Nei mercati africani, ancora oggi, si possono vedere donne accovacciate<br />

per terra accanto alle proprie mercanzie poste in ven<strong>di</strong>ta tra cui spicca un<br />

piatto <strong>di</strong> cavallette fritte. E sempre in Africa è d’uso presso certi popoli il<br />

mettere nella tomba dei defunti abbondante cibo perché li accompagni<br />

nell’al<strong>di</strong>là. E ancora in Africa, tra i vari gruppi etnici che compongono il<br />

popolo etiopico, si <strong>di</strong>ce che i “Guraghe” siano i migliori produttori e<br />

commercianti <strong>di</strong> burro, materia prima alimentare e rituale. In queste aree<br />

geografiche pare che il burro fresco venga usato in parte dalle donne per<br />

l’acconciatura dei capelli, mentre il restante viene posto a invecchiare sotto<br />

terra in buche scavate negli orti e rivestite <strong>di</strong> foglie e sassi. L’invecchiamento

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