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dall'espansione allo sviluppo. una storia economica dell'europa 1 ...

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Dall’espansione <strong>allo</strong> <strong>sviluppo</strong>.<br />

2.2 DINAMICHE DEMOGRAFICHE E SOCIALI. IL RUOLO DELL’AGRICOLTURA<br />

La rivoluzione demografica in Europa<br />

Produzione e consumo sono correlati all’evoluzione della popolazione e alla sua distribuzione<br />

geografica, sociale e per fasce di età. I dati non sono precisi ma consentono approssimazioni utili: dal<br />

1800 ed il 1914 la popolazione europea progredì al ritmo dello 0,93% all’anno, <strong>una</strong> vera e propria<br />

rivoluzione demografica che cambiò strutture, movimenti e comportamenti.<br />

L’Inghilterra anticipò le tendenze e già nel 1740 l’aumento consistente della popolazione permise un<br />

aumento della forza lavoro sia nelle campagne che nelle attività urbane, e l’impiego in nuovi settori<br />

manufatturieri come quello cotoniero.<br />

Il vecchio modello demografico di antico regime era caratterizzato da <strong>una</strong> combinazione di elevata<br />

natalità (fertilità media) e mortalità, che permetteva meccanismi di autoequilibrio tra popolazione e<br />

risorse (grafico a sega), ed un complesso di pratiche tendenti ad abbassare la fecondità femminile, e<br />

promuovere la scelta del celibato (donne nubili 15-20%) ed i matrimoni ritardati (uomini 30, donne<br />

25-26) cercando di evitare le crisi da scarsità di risorse dovute ad un aumento della popolazione<br />

(trappola malthusiana). Per la prima volta nella <strong>storia</strong> dell’umanità, dall’800, grazie alle<br />

trasformazioni produttive, questo meccanismo non valeva più, si entrò nella transazione<br />

demografica: nei due secoli seguenti la crescita non conobbe più pause o regressioni.<br />

Dal 1800 al 1900 la popolazione mondiale crebbe del 70 % passando da 978 a 1.650 milioni, l’Europa<br />

registrò un aumento di più del doppio, passando da 208 a 430 milioni (i movimenti migratori<br />

contrassegnarono il secolo, gli europei contribuirono a triplicare il numero di abitanti dell’America<br />

Latina e Australia, e a moltiplicare per 10 quello dell’America del Nord). All’inizio della Prima<br />

Guerra Mondiale l’Europa contava 480 milioni di abitanti, tre volte la popolazione del 1750. All’inizio<br />

dell’800 <strong>una</strong> persona su 5 era europea, alla fine <strong>una</strong> su 4, e <strong>una</strong> su 3 se si contano anche gli emigrati.<br />

Un confronto tra le densità mostra come la popolazione fosse concentrata sul continente meno esteso,<br />

e se nella prima parte del secolo erano le aree nel Nord-Ovest d’Europa a crescere più rapidamente,<br />

nella seconda parte il Sud e l’Est. In Italia la popolazione crebbe continuativamente nel corso del<br />

secolo (Nord bassa natalità e mortalità, Sud alte entrambe), mentre la Francia subì un brusco<br />

rallentamento nel secondo 800 dovuto dalla caduta del tasso di natalità.<br />

Il nuovo modello demografico<br />

I perni furono la caduta della mortalità e la contrazione del tasso di natalità: in <strong>una</strong> prima fase di<br />

breve periodo la caduta della mortalità causò <strong>una</strong> crescita impetuosa, in <strong>una</strong> seconda invece la<br />

fertilità declinò ed il successivo aumento della popolazione dipese dal crescente allungamento della<br />

vita.<br />

La mortalità diminuì rapidamente nei primi due decenni del secolo, rimase poi stabile a lungo per far<br />

registrare <strong>una</strong> nuova caduta verso la fine del periodo. Il tasso di natalità invece diminuì molto<br />

lentamente prima di accentuare la sua tendenza a partire dagli anni 80. La diminuzione nelle nascite<br />

rifletteva la volontà delle famiglie di conservare o migliorare il proprio tenore di vita: meno figli<br />

significava maggiore garanzia di fronte al bisogno e migliore istruzione. La natalità restava alta nelle<br />

classi povere, che solo dopo la Prima Guerra Mondiale operarono un controllo sulle nascite.<br />

Scomparsero le grandi crisi di mortalità, cicli di carestia (eccezione crisi della patata in Irlanda 1845-<br />

1850) ed epidemie, virulenze e malattie infettive (progressi scienza medica, vaccino antivaiolo,<br />

Una Storia Economica dell’Europa pag. 16

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