dall'espansione allo sviluppo. una storia economica dell'europa 1 ...
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Dall’espansione <strong>allo</strong> <strong>sviluppo</strong>.<br />
1946-1950 ricostruzione, tasso di crescita annuo del 7%. Il recupero del massimo precedente alla<br />
guerra si ottiene già nel 1949, finisce il periodo storico dei transwar years (1914-1945) contrapposto<br />
agli interwas years (1918-1939).<br />
1951-1952 la crescita diminuisce ma la guerra si Corea e quella fredda danno nuovo impulso<br />
all’economia europea che recupera forza fino al 1957.<br />
1958 insieme di crisi e incertezze nella stabilità monetaria frenano la crescita che ritorna ai livelli<br />
precedenti già nel 1959.<br />
1960-1964 periodo più luminoso della golden age, ottimismo generale.<br />
1965-1967 rallentamento<br />
1968-1973 nuovo ciclo espansivo<br />
1974 i prezzi del petrolio crescono bruscamente ma l’economia gode dell’inerzia del periodo<br />
precedente<br />
1975 caduta del PIL, crisi poderosa, cambio di fase<br />
1974-1990 stagnazione <strong>economica</strong><br />
1975-1979 le economie cercano di aggiustarsi, ritmo meno intenso<br />
1979 nuova crisi petrolifera, nuova fase di pessimismo<br />
1980-1982 stagnazione<br />
1982-1988 crescita del 2-3% media (4%nel 1988)<br />
1989 caduta caduta del blocco sovietico, non porta acceclerazione per la crescita occidentale:<br />
1990-1993 il PIL in semiparalisi<br />
1993 annus horribilis dell’economia europea<br />
1993-2000 maggiore armonia produce alcuni casi di crescita modesta ma costante.<br />
Grande guerra e pace incerta<br />
Con l’esplosione della guerra crollò il mondo economico, sociale, politico, culturale, era la fine del’era<br />
del liberalismo ottocentesco. Lasciò <strong>una</strong> pesante eredità che condizionò la <strong>storia</strong> europea nel<br />
successivo quarto di secolo gettando le basi della seconda e per la rivoluzione che generò un sistema<br />
sociale contrapposto al capitalismo, il modello sovietico.<br />
Tre spetti importanti: rottura radicale con il passato, trasformazione dei modi di funzionamento delle<br />
economie nazionali e dell’economia internazionale, conseguenze economiche e costi della guerra:<br />
Appena si aprirono i combattimenti, i mercati finanaziari precipitarono e i governi persero il controllo<br />
delle transazioni estere sospendendo la conversione delle monete: il gold standard (modello<br />
monetario internazionale) fu smantellato, fu eliminato il libero movimento di capitali e di persone e il<br />
commercio estero trovò nuovi ostacoli. La guerra rappresentò <strong>una</strong> rivoluzione <strong>economica</strong>: i governi<br />
organizzarono economie di guerra per fabbricare armamenti ed assicurare provviste di beni essenziali<br />
agli eserciti ed alla popolazione civile, mobilitando in modo massiccio le risorse economiche e<br />
impiegando un dirigismo sistematico nel campo della produzione e distribuzione, controllando<br />
redditi e prezzi, ferendo a morte il liberalismo economico imperante fino al 1914 che nonostante gli<br />
sforzi non riuscì mai a tornare alla situazione precedente.<br />
Durante la guerra tutti i Paesi (compresi i neutrali) subirono cadute del loro PIL o comunque non<br />
crebbero salvo due eccezioni: l’Italia che cominciò neutrale ed entrò nel 1915 mantenendo le<br />
operazioni fuori dalle sue frontiere o da territori <strong>economica</strong>mente rilevanti e lavorando duro, ed il<br />
Regno Unito che mobilitò tutte le risorse. Finita la guerra, nel 1919 tutti i Paesi neutrali sono in buone<br />
condizioni per approfittare del ritorno alla normalità, tutti crescono e per alcuni c’è persino un boom<br />
(Danimarca e Olanda), Regno Unito e Italia, cresciuti orientati alle necessità belliche, cadono nella<br />
depressione postbellica così come gli imperi centrali (Germania e Austria) che subiscono forti cadute<br />
del PIL.<br />
Una Storia Economica dell’Europa pag. 44