dall'espansione allo sviluppo. una storia economica dell'europa 1 ...
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Dall’espansione <strong>allo</strong> <strong>sviluppo</strong>.<br />
potenze (Gran Bretagna e Belgio) sono in <strong>una</strong> posizione intermedia, i Paesi scandinavi con alto PIL<br />
procapite si trovano invece nella parte bassa. Da questo si intuisce come ormai il vento stia soffiando<br />
verso i servizi e come la specializzazione industriale non sia ormai garanzia di <strong>sviluppo</strong>.<br />
Cambiamento non percepito dai Paesi sovietici che, verso il 1988/89 conquistano i primi posti in<br />
termini di specializzazione industriale.<br />
La composizione interindustriale: dal tessile all’elettronica<br />
Nell’accezione più ampia fanno parte dell’industria anche l’estrazione di minerali, la produzione e<br />
distribuzione di acqua, gas ed elettricità e l’industria delle costruzioni, ma siccome <strong>una</strong> parte delle<br />
loro attività è estranea alla trasformazione industriale, si considera il nnucleo centrale dell’attività<br />
industriale la manifattura, divisa in 6 settori.<br />
Duranto il periodo dell’industrializzazione crescente (1913 – 1975) il settore in maggiore regresso<br />
relativo è il tessile, seguito dall’alimentazione e in ultimo dalla produzione di metalli, mentre i settori<br />
in piena espansione sono quelli della lavorazione di prodotti metallici e la chimica. Gli altri settori<br />
hanno avuto traiettoria ambigua: i Paesi industriali emergenti tendono a specializzarsi nei settori<br />
manifatturieri più maturi dove l’applicazione della nuova tecnologia ha scarso impatto sui costi di<br />
produzione e dove il fattore competitivo sono i salari, i Paesi più avanzati tendono invece a collocarsi<br />
nei settori più progrediti dove la componente del capitale umano è cruciale. I Paesi dell’Europa<br />
orientale, quelli ad industrializzazione forzata, si sono impegnati a fondo dopo la seconda guerra<br />
mondiale per dotarsi di tutti i settori manifatturieri, privilegiando quelli a tecnologia più avanzata<br />
rispetto a quelli tradizionali, e quelle attività a più alta intensità di lavoro non qualificato rispetto a<br />
quelle ad elevata intensità di capitale fisico e umano.<br />
Nel 1973 c’erano poche differenze nella struttura industriale europea occidentale ed orientale, più<br />
marcate erano invece quelle tra Nord e Sud: in Europa occidentale e meridionale i settori ad alta<br />
intensità di lavoro poco qualificato (alimenti, bevande e tabacco) sono in declino mentre<br />
sperimentano forti incrementi in Europa orientale, viceversa il settore dei macchinari industriali e del<br />
materiale di trasporto, con maggiori esigenze di capitale fisico e lavoro qualificato continua a crescere<br />
nell’Ovest ma soffre nell’Est.<br />
L’auge della grande impresa industriale<br />
I settori manifatturieri più dinamici sono stati anche quelli con imprese di maggiori dimensioni e<br />
migliore riuscita durante il secolo. Nel 1912 2 nazioni hanno entrambe 14 casi di grandi imprese<br />
industriali (gli Stati Uniti 54), Regno Unito (un paio di imprese tessili, un paio di tabacco, <strong>una</strong> di birra<br />
Guinness, <strong>una</strong> alimentare Lever, due di miniere non ferrose, tre di industria pesante, <strong>una</strong> chimica ed<br />
<strong>una</strong> petrolifera) e Germania (4 settori: 7 in siderurgia e industria pesante, 3 nella chimica, 2 settore<br />
minerario del carbone, 2 elettrico). Altri Paesi dotati di grandi industrie sono la Francia (4 compagnie<br />
minerarie), la Russia (tutte con importante presenza di capitale straniero e nazionalizzate con la<br />
rivoluzione del 1917).<br />
Malgrado la penetrazione delle nuove tecnologie della chimica, elettronica e petrolio, all’inizio del<br />
secolo domina ancora il peso delle attività di prima industrializzazione come quelle tessili, il settore<br />
minerario, metallurgico e delle costruzioni legate alle ferrovie e della navigazione. È dal 1937 che la<br />
preminenza imprenditoriale delle nuove tecnologie diventa un dato di fatto: sorgono grandi imprese<br />
chimiche e petrolifere mentre scompaiono quelle tessili, siderurgiche e soprattutto minerarie. Nel<br />
1958 il processo si intensifica e diventa dominante l’insieme dei colossi imprenditoriali legati al<br />
paradigma automobilistico (petrolio, costruzione di auto e pneumatici), nel 1973 entrano le<br />
Una Storia Economica dell’Europa pag. 38