dall'espansione allo sviluppo. una storia economica dell'europa 1 ...
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Dall’espansione <strong>allo</strong> <strong>sviluppo</strong>.<br />
Nel ‘45 in Regno Unito era ancora il paese più ricco d’Europa mentre nel’79 si trovava in situazione di<br />
decadenza fino ad arrivare al sorpasso italiano all’inizio degli anni ’80.<br />
Il Belgio, nazione di più antica industrializzazione dopo la Gran Bretagna, patì duramente le due<br />
guerre riuscendo però ad effettuare a buon ritmo la ricostruzione, soffrì lievemente la grande<br />
depressione ma essendo legata al gold standard tardò a riprendersi, stagnando per tutto il decennio<br />
1929-1939. Come tutti i Paesi occupati dalla Germania subì importanti perdite del PIL durante la<br />
seconda guerra mondiale ma non distruzioni di capitale, il che gli permise di svolgere un ruolo<br />
dinamico durante la ricostruzione postbellica fornendo carbone, ferro, acciaio e macchinai agli altri<br />
Paesi, e non si servì del piano Marshall evidenziando nel decennio ’50 l’invecchiamento industriale.<br />
Fu per questo <strong>una</strong> crescita relativamente lenta nel contesto europeo, ma la sua integrazione iniziale<br />
nella CEE le fu favorevole. Fu colpita duramente dalla crisi petrolifera senza più riuscire ad arrivare<br />
ai livelli ante 1973, nonostante i tentativi di conversione della sua base mineraria ed industriale<br />
concentrata nell’area v<strong>allo</strong>na ed incrementando l’occupazione del settore pubblico. La soluzione si<br />
trovò invece nella concessione di agevolazioni per l’ubicazione sul territorio di multinazionali,<br />
attirando forti investimenti e rilanciando l’economia.<br />
L’Olanda recuperò nel XX secolo quel dinamismo che ne aveva fatto l’economia più prospera<br />
dell’Europa del XVII secolo, grazie la dispiegamento delle tecnologie della seconda rivoluzione<br />
industriale che la liberarono dalla dipendenza del carbone. Fu neutrale durante la prima guerra<br />
mondiale ed approfittò di questa posizione durante e dopo il conflitto: nel 1929 era cresciuta del 77%<br />
rispetto al 1913, successo dovuto alla neutrlità nella guerra ed alla buona vicinanza e intenso<br />
commercio con la Gran Bretagna (uno dei colossi alimentari è parzialmente olandese, la Unilever), ma<br />
soprattutto alla posizione di porta marittima della Germania che le permise di avere accesso a tutto il<br />
mercato tedesco, controllandone il mercato petrolifero, l’importazione, la raffinazione e la<br />
distribuzione e creando così la Royal Dutch, futura Shell. Grazie alla leadership tecnologica e<br />
commerciale della Philips gli olandesi sfruttarono tutto il mercato centroeuropeo nel campo degli<br />
elettrodomestici. Nel decennio ’70 scoprirono <strong>una</strong> risorsa naturale molto apprezzata come il gas<br />
naturale e riuscirono finalmente ad uscire dal Dutch disease negli anni ’80.<br />
La Svizzera seppe arricchirsi senza disporre delle risorse naturali proprie della prima<br />
industrializzazione. Uscì frenata dalla guerra ma seppe approfittare della rovina della Germania per<br />
trasformarsi in sede di molte attività di matrice tedesca, la sua vita <strong>economica</strong> fu sempre dipendente<br />
dalle trasformazioni del suo poderoso vicino. L’impatto del 1929 fu lieve ma generò <strong>una</strong> prolungata<br />
stagnazione che durò per tutta la seconda guerra mondiale, per arrivare al grande momento della<br />
Svizzera che coincise con la fine della guerra: qui ristagnò la ricchezza accumulata dai nazisti, oro e<br />
valute, dal 1944 al 1945 il suo PIL crebbe spettacolarmente del 29% e dal 1945 al 1947 di un altro 20%.<br />
La golden age fu interrotta nel 1949 e nel 1958 quando le turbolenze monetarie la investirono<br />
transitoriamente, la crisi del petrolio la colpì fortemente, così come la deregolamentazione finanziaria<br />
e la caduta del muro di Berlino (1989) con la deviazione di risorse tedesche verso l’ex RDT. La<br />
Svizzera si basa oggi sulle sue imprese industriali, pessime multinazionali d farmaci.<br />
Il protagonismo secolare dei second comers<br />
La Germania soffrì, durante le due guerre, di grandi cambiamenti territoriali, la sua superficie<br />
aumentò in modo spettacolare in entrambi i conflitti, dato che amministrava territori altrui, per poi<br />
subire forti sanzioni territoriali causati dalle sconfitte, significative per la prima, radicali quelle della<br />
seconda: inizialmente divisa in 4 zone di occupazione militare da parte delle principali nazioni alleate<br />
e con forti cessioni alla Polonia, dal 1949 si crea la divisione tra RFT e RDT che durerà 40 anni<br />
(unificazione nel 1990). Le guerre e la grande crisi del 1929-1932 dominarono i lineamenti<br />
dell’economia tedesca: il primo dopoguerra fu penoso, il secondo iniziò in modo patetico ma finì<br />
Una Storia Economica dell’Europa pag. 40