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dall'espansione allo sviluppo. una storia economica dell'europa 1 ...

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Dall’espansione <strong>allo</strong> <strong>sviluppo</strong>.<br />

spettacolare nel 1989 dovuta alle modalità della transizione all’economia di mercato, che vide<br />

un’assimetria di liberalizzazione (si liberalizzarono solo i settori in cui c’era più interesse) che creò<br />

distorsioni, violenze organizzate che limitarono gli investimenti e le attività imprenditoriali. L’ex<br />

URSS è entrata in un percorso distruttivo.<br />

I destini delle periferie<br />

I Paesi europei che più sono cresciuti nel corso del XX secolo sono quelli delle periferie occidentali: i<br />

Paesi scandinavi (Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia) e quelli mediterranei (Sud). Sono Paesi che<br />

si presentano relativamente poveri all’inizio del secolo rispetto ai Paesi già industrializzati.<br />

L’elemento dominante dell’esperienza <strong>economica</strong> scandinava (in particolare svedese) del XX secolo è<br />

la velocità e continuità di crescita. La parziale neutralità durante le due guerre ed il modesto impatto<br />

della crisi degli anni ‘30 assicurarono all’economia <strong>una</strong> crescita ed un livello di benessere superiori<br />

agli altri Paesi europei: risale infatti agli anni Trenta l’insediamento dello Stato del Benessere. Lo<br />

scenario economico era stabile, l’impegno produttivo di sindacati e padroni era forte, i tassi di<br />

alfabetizzazione alti favorendo la specializzazione in attività industriali e di servizi con elevati<br />

contenuti tecnologici. La ricostruzione e la golden age fornirono mercati in espansione e contesto<br />

internazionale favorevole. La crisi del petrolio li colpì con forza diversa, la Norvegia infatti grazie alla<br />

scoperta di riserve di petrolio nel mare del Nord si trasformò in grande esportatore di greggio ed il<br />

suo tasso di crescita nell’ultimo quarto di secolo è importante. Soffrirono anche della crisi europea dei<br />

primi anni 90, in particolare la Finlandia, orientata al commercio con l’Unione Sovietica che dopo la<br />

caduta liberalizzò i commerci costringendo la Finlandia a specializzarsi in altre attività, risultati<br />

ottenuti brillantemente nell’elettronica e telecomunicazioni.<br />

Dopo l’indipendenza nel 1920 l’Irlanda crebbe alla velocità della Gran Bretagna ma senza godere<br />

dello stesso livello di prosperità. Neutrale nella seconda guerra mondiale, non godette degli aiuti del<br />

piano Marshall, e vide fino alla fine del decennio del 1950 un certo autarchismo di matrice agraria.<br />

Non partecipò alla CEE ed il suo legame al commercio internazionale si limitò ad un accordo con il<br />

Regno Unito. Entrò nella Comunità Europea nel 1973 sperando in <strong>una</strong> svolta ma l’ambiente<br />

internazionale fu poco propizio, nel 1980 decise di aprirsi agli investimenti esteri e dovette aspettare il<br />

1993, quando fu paragonata alle tigri asiatiche, per approfittare del suo potenziale, avvantaggiata<br />

dall’essere un paese anglofono.<br />

Nel primo terzo del XX secolo il Portog<strong>allo</strong> oscillò tra monarchia e repubblica e tra dittatura e<br />

democrazia. La soluzione più stabile fu <strong>una</strong> dittatura repubblicana imposta da Salazar nel 1927 e<br />

durata fino al 1974. Superò bene la crisi degli anni ’30 e si avvantaggiò della sua neutralità durante la<br />

seconda guerra mondiale e delle iniziative di cooperazione occidentale postbelliche. Nelle decadi del<br />

1950 e 1960 crebbe bene ma subì un salasso economico ed umano durante le guerre coloniali dal 1961<br />

al 1974. Nel 1974 la rivoluzione dei garofani mise fine alla dittatura e la rapida decolonizzazione<br />

generò quasi un milione di immigrati. A partire dall’entrata nella CEE nel 1987 ha saputo approfittare<br />

delle opportunità del grande mercato europeo e dei fondi comunitari destinati alle regioni più povere<br />

e alle produzioni agrarie.<br />

La Spagna si presentò agli anni ’20 con un livello di prosperità superiore al 1913 dovuto alla sua<br />

neutralità, riducendo le distanze rispetto agli altri Paesi europei. Naturalizzò tutti gli investimenti in<br />

mano straniera e riuscì a dotarsi della quara maggiore riserva aurea del mondo dilapidata durante la<br />

guerra civile dal 1936 al 1939. Ci fu <strong>una</strong> forte espansione negli anni 20, ed <strong>una</strong> blanda depressione<br />

nella prima metà dei 30, la guerra civile la buttò in depressione. Durante la seconda guerra mondiale<br />

la Spagna fu prigioniera degli accordi tra Hitler e Mussolini (potenze dell’Asse) e solo quando nel<br />

dopoguerra le potenze alleate decisero di non intervenire contro la dittatura di Franco, complice la<br />

Una Storia Economica dell’Europa pag. 42

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