dall'espansione allo sviluppo. una storia economica dell'europa 1 ...
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Dall’espansione <strong>allo</strong> <strong>sviluppo</strong>.<br />
L’ETA’ DELLE MACCHINE, DEL CARBONE E DEL VAPORE<br />
Uno sforzo convergente e comulativo: il tessile<br />
La tecnologia associata con lo sfruttamento di nuove fonti di energia fu il fattore chiave<br />
dell’eccezionale cambiamento europeo. Molte importanti innovazioni erano comunque state fatte<br />
anche in precedenza nelle industrie tradizionali (lavorazioni della porcellana, sbiancatura al cloro e<br />
processo di produzione della soda nel settore chimico, in Italia macchine per la filatura ad energia<br />
idraulica nell’industria della seta) e gli inglesi inizialmente imitarono tali tecnologie: ciò che mutò nei<br />
cambiamenti fu la continuità e la velocità del fenomeno.<br />
I benefici in termini di reddito pro capite si verificarono solo quando il progresso tecnico si estese a<br />
tutti i settori. La produzione di fabbrica non soppiantò il sistema domestico o di piccoli laboratori<br />
protoindustriale ma nuovi macchinari trovarono spazio nelle case.<br />
Nella modernizzazione delle economie europee le macchine ebbero un ruolo chiave: consentirono di<br />
aumentare la produttività cioè la produzione per lavoratore e per unità di tempo. Produssero un<br />
effetto valanga: la messa a punto in un settore di <strong>una</strong> macchina a forte produttività creava strozzature<br />
in un altro settore a monte o a valle, che stimolavano ingegneri e tecnici a scoprire nuove soluzioni: il<br />
progresso assumeva un’espansione illimitata.<br />
Nel settore tessile il punto critico era la meccanizzazione della filatura: l’inventore del filatoio<br />
meccanico fu Richard Arkwright, al quale nel 1764 si accompagnò l’invenzione della spoletta volante<br />
di James Heargraves. Negli anni 1780 la macchina diventò a vapore e permise di filare 100 libbre di<br />
cotone in 300 ore di lavoro contro le 5 mila del lavoro a mano. Erano comunque macchine costose che<br />
molti imprenditori non erano in grado di acquistare (solo nel 1815 la filatura divenne davvero<br />
meccanizzata).<br />
La tessitura rimase a mano fino al 1820 quando la meccanizzazione fu spinta dai progressi della<br />
filatura. Si affermò l’uso del cotone per la facilità di colorazione e lavaggio, elasticità dell’offerta di<br />
materia prima, adattabilità della fibra ai processi di meccanizzazione molto più che la lana.<br />
Il paradigma del carbone<br />
A segnare il cambiamento fu però il passaggio ad un nuovo paradigma energetico: il carbone.<br />
Prima la potenza europea derivava dalla buona ripartizione del manto forestale, era la civiltà del<br />
legno, che consumava circa 200 milioni di tonnellate di legna l’anno, a fine 700 in alcune regioni<br />
industriali francesi la deforestazione raggiunse livelli altissimi con gravi ripercussioni sull’ambiente e<br />
rincari del combustibile. In Inghilterra già dal 600 l’alto costo del legname, l’aumento della<br />
popolazione e la casuale disponibilità del fossile condussero alla progressiva adozione del carbone<br />
come energia termica. Nel 700, la vicinanza dei giacimenti al mare nonché lo <strong>sviluppo</strong> di <strong>una</strong> rete di<br />
canali a questo scopo, permisero di distribuire carbone con facilità (nel 700 si estrassero 3 Mt di<br />
carbone contro le 800 mila tonnellate del resto del mondo).<br />
Nel 1709 Abraham Darby, proprietario di <strong>una</strong> ferriera, produsse ghisa usando il fossile riscaldato ad<br />
alta temperatura in assenza di aria, che liberava in forma gassosa le impurità lasciando un prodotto<br />
spumoso e leggero, il carbon coke, utilizzato della lavorazione del ferro liberandola dalla dipendenza<br />
del sempre più scarso carbone di legna. Tra il 1760 ed il 1790 il procedimento al coke sostituì quello a<br />
carbone di legno.<br />
Una Storia Economica dell’Europa pag. 20