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dall'espansione allo sviluppo. una storia economica dell'europa 1 ...

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Dall’espansione <strong>allo</strong> <strong>sviluppo</strong>.<br />

È il periodo in cui nasce la povertà urbana: le città sono un magnete per gente in cerca di lavoro e cibo<br />

dalle aree rurali soprattutto durante periodi di carestia o mancanza di raccolti. I governanti<br />

costruirono in risposta case per i poveri (monumenti alla benevolenza), sollecitati dai riformatori a<br />

colpire invece il problema alla radice eliminando i privilegi ed i vincoli interni al commercio tipici<br />

dell’ancient regime, denunciando anche i vincoli imposti all’agricoltura da privilegi feudali e<br />

consuetudinari, e della proprietà privata della terra e premondo per la liberalizzazione del commercio<br />

interno, specie per le merci di prima necessità, logica accettata nel 1754 dalla monarchia francese che<br />

emise i primi decreti in questo senso, lasciando comunque insoluti molti ostacoli.<br />

In alcuni Paesi il feudalesimo sopravviveva sottoforma di tasse, mentre in Europa continentale gran<br />

parte della popolazione era ancora soggetta alle istituzioni della schiavitù del feudalesimo: la Polonia<br />

e l’Europa dell’Est offrono un caso di tardiva reazione feudale, dove i proprietari terrieri, per<br />

compensare l’impatto della caduta dei prezzi di esportazione dei cereali, avevano aumentato gli<br />

obblighi delle esazioni feudali. Questa tardiva servitù della gleba assecondò la crescente domanda di<br />

importazione di cereali dell’Inghilterra.<br />

Gli Illuministi perdendo di vista il fatto che il feudalesimo agrario era nato per bilanciare e<br />

riconciliare i differenti interessi economici e sociali della società rurale, il termine per loro arrivò a<br />

simboleggiare tutti i difetti dell’ancient regime europeo. Ogni proprietà feudale era invece soggetta<br />

ad <strong>una</strong> varietà di usi collettivi ma sono i crescienti interessi commerciali che spingono i proprietari<br />

terrieri ad espropriare la terra pubblica (common lands).<br />

Uno dei segnali di cambiamento più critici delle economie rurali del XVIII fu la crescita costante della<br />

terra privata a spese degli usi collettivo. Per i riformatori, qualsiasi uso collettivo delle proprietà era<br />

offensivo, perché violava il principio dei diritti di proprietà. Il processo di privatizzazione mise in<br />

conflitto gli interessi ma mutò anche un delicato equilibrio ecologico: le pecore, passando<br />

stagionalmente per i terreni, li fertilizzavano.<br />

Questo processo si era sviluppato precocemente in Inghilterra verso la metà del XVII secolo, e fu<br />

mantenuto durante il secolo successivo incoraggiato dalla crescente domanda commerciale di<br />

prodotti e d<strong>allo</strong> <strong>sviluppo</strong> di nuovi principi di coltivazione e di conduzione aziendale. In questo<br />

contesto, la classe di contadini piccoli proprietari terrieri viene rimpiazzata da <strong>una</strong> classe più<br />

danarosa di fittavoli, e da lavoratori agricoli non proprietari, che dipendevano dai salari guadagnati<br />

nelle fattorie.<br />

La mancanza di un’ampia classe di agricoltori contadini, insieme alla nascita dell’agricoltura<br />

intensiva (<strong>sviluppo</strong> di vaste aziende agricole affidate ad amministratori professionisti per<br />

massimizzare la produzione per il mercato) sono le caratteristiche peculiare dell’agricoltura inglese<br />

del XVIII secolo, processo che porta alla ristrutturazione della società rurale, con <strong>una</strong> classe più stabile<br />

di fittavoli che rimpiazza le proprietà contadine più precarie, dove il surplus di popolazione si<br />

muoveva verso le città, che si andavo rapidamente espandendo. In questo contesto (come nella<br />

Repubblica Olandese) dove i proprietari terrieri erano meno legati o dipendenti dalla terra di quanto<br />

lo fosse la classe contadina, ma più liberi di farne l’uso che volevano, i nuovi metodi di coltivazione<br />

sono intordotti più facilmente che altrove. Sono i primi segnali di un’agricoltura capitalista.<br />

Anche per l’agricoltura l’Europa del XIX secolo fu un mosaico di realtà regionali contrastanti ed i<br />

divari che separavano le regioni con produttività più intensive dal resto erano crescenti, si iniziava a<br />

far sentire l’impatto crescente di <strong>una</strong> economia di mercato.<br />

1.4 L’ENIGMA DEL XVIII SECOLO: LA RIVOLUZIONE DEMOGRAFICA<br />

Una Storia Economica dell’Europa pag. 4

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