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dall'espansione allo sviluppo. una storia economica dell'europa 1 ...

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Dall’espansione <strong>allo</strong> <strong>sviluppo</strong>.<br />

“Il commercio estero era <strong>una</strong> condizione necessaria ma non sufficiente per la crescita <strong>economica</strong>”<br />

(Carlo Cipolla)<br />

“Il più importante effetto del commercio estero sulle industrie interne venne dalla industrializzazione<br />

verso il commercio non viceversa” (K.P. Thomas & Donald McCloskey).<br />

1.6 LE INDUSTRIE E LE MANIFATTURE<br />

I Paesi Bassi Meridionali (l’attuale Belgio, furono parte della monarchia asburgica fino al 1797 quando<br />

furono invase ed annesse alla Francia)<br />

Regione che sperimentò la più dinamica e sostenuta crescita nel XVIII secolo, ricca di risorse naturali,<br />

con <strong>una</strong> delle più avanzate economie agricole d’Europa, innumerevoli vie d’acqua navigabili che<br />

furono estese da canali e strade che le fornirono uno dei migliori sistemi di comunicazione d’Europa<br />

che fino al 1850 era tre volte più grande di quello dell’Inghilterra.<br />

Dai tempi antichi sono stati localizzazione di importanti centri di lavorazione dei metalli e di<br />

produzione tessile, grazie a ricchi depositi di minerali grezzi e di carbone. Le prime pompe a vapore<br />

vennero introdotte già nel 1737, ma solo nel 1800 usate a gran regime. Con un sempre maggiore<br />

ricorso alla meccanizzazione si espanse la produzione di carbone e metalli lavorati nel XVIII secolo<br />

con lo spostamento delle piccole fornaci familiari verso centri urbani con migliore accesso ai mercati<br />

extraregionali, trasformandosi in industrie.<br />

Bruxelles divenne il centro amministrativo ma anche finanziario e commerciale. Anversa era il<br />

principale porto e anche dopo la sua chiusura la città rimase un importante centro finanziario e<br />

commerciale rivale ad Amsterdam.<br />

Nei Paesi Bassi meridionali si svilupparono importanti industrie del tessile, che utilizzarono<br />

macchine a vapore dal 1799 introdotte a Verviers dall’imprenditore William Cockerill, che installò<br />

anche proprie imprese di fabbricazione di macchinari che nel 1813 iniziarono a produrre le prime<br />

macchine a vapore belghe. Altro importante centro tessile delle Fiandre era Gand, famosa per i suoi<br />

fini tessuti di lana e di lino, e che nel corso del XVIII subì un cambiamento tipico delle nuove<br />

economie: le stoffe di alta qualità furono rimpiazzate da nuovi tessuti più economici e leggeri di<br />

cotone per il Sud America. Cambiamento non però accompagnato dall’assimilazione delle nuove<br />

tecnologie che riducevano il costo e acceleravano la produzione, per le quali si aspetterà l’inizio del<br />

XIX secolo.<br />

Il Belgio non sentì l’impulso del passaggio dalla forza umana alla macchina nonostante godesse di<br />

tutte le risorse materiali e condizioni infrastrutturali per sostenere l’industrializzazione, la ragione era<br />

l’abbondante offerta di potenziale umano adeguato a soddisfare le necessità dell’industria e<br />

dell’agricoltura, manodopera a buon mercato (l’estrazione del carbone dal sottosuolo era agevole).<br />

L’Olanda al contrario non godeva delle stesse risorse naturali per l’industria e la maggior parte<br />

dell’agricoltura era intensiva, le terre recuperate dal mare erano poco popolate e la maggioranza delle<br />

industrie erano urbane. Il mercato era principalmente interno e quindi non avvertì la spinta verso la<br />

macchina. L’altra grande industria olandese era quella delle costruzioni navali, con sede ad<br />

Amsterdam, che continuava a prosperare senza richiedere cambiamenti tecnologici.<br />

La proto-industrializzazione (termine coniato da Franklin Mendels)<br />

Innovazione sviluppatasi nei Paesi poveri delle Fiandre e che si andava espandendo in molte altre<br />

regioni europee (distretti montani dello Yorkshire in Inghilterra, in molti Cantoni svizzeri, in<br />

Una Storia Economica dell’Europa pag. 8

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