innovabili, si è cominciato, in alcune zone d’Italia, a fare la raccolta differenziata nel tentativo di ridurre il quantitativo di rifiuti urbani. Tuttavia, solo alla fine degli anni ’90 la pratica della raccolta differenziata viene “inquadrata” in una legge (Decreto Legi- slativo 22/97) che fissava anche gli obiettivi delle percentuali di raccolta differenziata nell’arco di 6 anni dalla sua promulgazione. Infatti, il cosiddetto “Decreto Ronchi” pre- vedeva, a livello nazionale, di raccogliere in maniera differenziata le seguenti percen- tuali di rifiuti: il 15% nel 1999, il 25% nel 2001 ed, infine, il 35% nel 2003. Come evidenziato in precedenza, la Legge finanziaria relativa al 2007 (Legge n. 296/2006) ha posticipato, al 31 dicembre 2007, la scadenza temporale per il conseguimento dell’obiettivo del 40%, ed ha introdotto due nuovi obiettivi, del 50% e 60%, da con- seguirsi, rispettivamente, entro la fine del 2009 ed entro la fine del 2011. Nel 2006, come si evince dal grafico di riferimento, la media della raccolta differenziata in Italia è pari al 25,8% (equivalente a circa 8,4 milioni di tonnellate) del totale dei rifiuti ur- bani prodotti, ma ciò che sorprende maggiormente è il divario esistente tra le diverse regioni italiane. Le regioni del Nord hanno raggiunto l’obiettivo del 39,9% nel 2006 (pari a circa 5,8 milioni di tonnellate di rifiuti), mentre, le regioni del Centro (con una raccolta differenziata pari al 20,0%, circa 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti) e quelle del Sud (con una raccolta differenziata pari al 10,2%, circa 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti) si mostrano, ad oggi, ancora assai distanti da tale obiettivo. Occorre tuttavia rilevare, come mostra il prospetto seguente, che la raccolta differenziata negli ultimi anni è in continua crescita, tanto che le sue percentuali, seppure ancora modeste nel Centro-Sud Italia, sono in continuo aumento. A livello nazionale, infatti, tra il 2005 ed il 2006 la quantità di rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata cresce di poco più di 700 mila tonnellate grazie, soprattutto, al contributo delle regioni settentrionali (+ 2%, pari a circa 447 mila tonnellate). Un incremento interessante, in termini per- centuali, si è rilevato anche al Sud (+1,4% circa), sebbene tale percentuale in valori assoluti si traduca in una quantità di rifiuti urbani “differenziati” di sole 172 mila ton- nellate rispetto all’anno precedente. Infine, nelle regioni del centro Italia l’incremento della raccolta differenziata è di circa lo 0,8%, equivalente in termini assoluti ad un aumento di circa 86 mila tonnellate di rifiuti urbani “differenziati”. 2002 2003 2004 2005 2006 1000*t % 1000*t % 1000*t % 1000*t % 1000*t % Nord 4.172 30,6 4.544 33,5 4.974 33,5 5.378 37,9 5.825 39,9 Centro 963 14,6 1.129 17,1 1.270 18,3 1.388 19,2 1.474 20,0 Sud 604 6,3 666 6,7 823 8,1 906 8,8 1.078 10,2 Italia 5.739 19,2 6.339 21,1 7.067 22,7 7.672 24,2 8.377 25,8 Raccolta differenziata dei rifiuti urbani per macroarea ((Fonte: Rapporto sui rifiuti 2007, a cura di APAT, ONR) 4
3.1 Le fasi della raccolta differenziata: i metodi di raccolta La raccolta differenziata può essere attuata con diverse modalità tenendo ben in considerazione l’ambito territoriale in cui deve essere effettuata ed i sistemi di smalti- mento e riciclaggio di cui si dispone. In ogni caso, ovunque la si effettui e qualunque metodo si adotti, essa necessita sempre di un forte impegno da parte del singolo cittadino che deve suddividere i rifiuti già all’interno della propria abitazione e poi conferirli negli appositi contenitori; per tale motivo la raccolta differenziata necessita di forti campagne di promozione atte ad educare ed a sensibilizzare la cittadinanza. Di seguito, sono elencate le principali modalità di raccolta differenziata: La raccolta attraverso campane, cassonetti e contenitori multiscomparto che consentono di raccogliere fino a sette tipologie di rifiuti merceologicamente differenti, è il sistema più diffuso in Italia per differenziare i rifiuti. Questo metodo, tuttavia, presenta alcuni limiti/accorgimenti gestionali: - continua manutenzione dei cassonetti, compresa la necessità di svuotarli frequentemente per evitare che l’utente trovandoli pieni, rinunci a proseguire con il differenziamento di rifiuti; - rischio di contaminazione del materiale raccolto con altre categorie di rifiuti incompatibili con il metodo di smaltimento previsto; - costi di raccolta che aumentano al diminuire della quantità e del peso dei materiali raccolti; - forte impatto visivo e notevole ingombro a causa delle dimensioni e del numero dei cassonetti. 4
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