intervista su - Snowdonia.it
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WE ARE DEMO #37<br />
I migliori demo giunti nelle nostre cassette postali. Assaggiati, soppesati, vagliati, giudicati<br />
dai vostri devoluti redattori di S&A. Testo: Stefano Solventi, Fabrizio Zampighi.<br />
domuS de JAnAS - demo 2009<br />
(Autoprodotto, mAG 2009)<br />
Gen e r e: f o l k pr o G<br />
Nascono come un duo folk, i Domus De Janas da<br />
Verona, ma in un lustro sono diventati un ottetto,<br />
archi e fiati, mandolini e chiatrre, percussioni e ovviamente<br />
voci, in primis quella assieme pensosa e<br />
terrigna di Lara. Si disimpegnano tra folk di stampo<br />
bretone talora aureolato prog - un po’ come<br />
dei Fairport con qualche fregola Jethro Tull (si<br />
senta Pescatori di streghe) - ma perlopiù trad<strong>it</strong>ional,<br />
venato di un certo impegno che fa inclinare il tutto<br />
verso il combat, anche se la trama si mantiene<br />
ben più densa, intensa e preziosa di certe facilonerie<br />
Modena C<strong>it</strong>y Ramblers (si ascolti Lotta).<br />
Non sempre le intuizioni e la tensione tengono il<br />
passo, affiorano passaggi più risaputi, quasi accademici<br />
se non retorici (Libera). Ma il gioco che hanno<br />
scelto di giocare non è certo di quelli facili. In bocca<br />
al lupo.<br />
(6.4/10)<br />
StefAno Solventi<br />
GAto de mArmo - Self t<strong>it</strong>led<br />
(Autoprodotto, Giu 2009)<br />
Gen e r e: k r a u t r o c k<br />
Si parte con un’Intro che sa di trip-hop espanso e<br />
Beth Gibbons in loop, ma in realtà altri sono<br />
i riferimenti di questi Gato De Marmo da Lecce.<br />
Principalmente il kraut più muscolare e meno avanguardista.<br />
Ci si arrangia più che dign<strong>it</strong>osamente nei<br />
quarantasei minuti del disco, tra <strong>su</strong><strong>it</strong>e lisergiche e<br />
oppiacei in slow tempo, multistrati strumentali<br />
evanescenti e vocalizzi cosmici, montando talvolta<br />
impalcature prepotenti e variabili di scuola quasi<br />
Mars Volta. Insomma, heavy da tagliare con l’LSD.<br />
Per ricavarne sostanze tossiche a basso costo ma ad<br />
alto rendimento.<br />
(6.8/10)<br />
fABrizio zAmpiGhi<br />
Gruppo e3 - il . di pArtenzA<br />
(Autoprodotto, Giu 2009)<br />
Gen e r e: r e a d i n G ro c k<br />
Da una parte le composizioni poetiche di Lucio Pacifico,<br />
non a caso poeta. Più o meno dalla stessa parte,<br />
l’accompagnamento musicale (un quintetto alle<br />
prese con ch<strong>it</strong>arre, percussioni, pianoforte, moog,<br />
elettroniche, roland, theremin...) segue l’intens<strong>it</strong>à<br />
stralunata del reading di Lucio sintonizzandosi <strong>su</strong>lle<br />
stesse frequenze (ad esempio in Freddoscopare) oppure<br />
oppnendogli una calda, insidiosa compensazione.<br />
Ed ecco il Gruppo E3 col <strong>su</strong>o shock divertente e<br />
snervante, un viaggio dentro ossessioni contemporanee<br />
mordendo i polpacci dell’inadeguatezza sensoriale,<br />
della difficoltà a comprendere e comprendersi<br />
“in questa terra malata di noi”.<br />
C’è la tentazione di metterli <strong>su</strong>llo stesso piano dei<br />
Massimo Volume, degli Offlaga o del Brizzi<br />
coi Frida X, però qui c’è un senso meno discografico<br />
e più da performance teatrale, quasi si avverte<br />
il bisogno di dare un volto all’interprete/interpretazione,<br />
di incaricarsene s<strong>it</strong>uazionisticamente. Fato sta<br />
che Il . di partenza è un disco tanto bello quanto<br />
peculiare. Oltre che, appunto, un punto (fermo) di<br />
partenza.<br />
(7.1/10)<br />
StefAno Solventi<br />
StArfrAmeS - Street pol<strong>it</strong>icS<br />
Napoli, sei guaglioni, rock’n’roll. Dal 2004 covano fregole garage e wave,<br />
psych e punk, br<strong>it</strong> e power-pop. E si sente. Questo Street Pol<strong>it</strong>ics è<br />
un dbeutto e un frutto <strong>su</strong>ccoso, c’è polpa e c’è voglia di metterla <strong>su</strong>l<br />
piatto ché il momento buono di gustarla è ora. Ch<strong>it</strong>arre che spingono<br />
senza riguardo, che incrociano ruggini piuttosto acide oppure morbidamente<br />
impegnate a pettinare ballads visionarie, il petto sempre<br />
pieno di quella cosa che ti fa stare dr<strong>it</strong>to e ficcare lo sguardo nel cuore<br />
in <strong>su</strong>bbuglio delle cose, cantandone per come si può - con lirismo<br />
selvatico nella voce - la propria versione.<br />
Certo, gli cap<strong>it</strong>a di crogiolarsi un po’ troppo in certi guazzabugli Verve più espedienti che altro,<br />
ma il piglio con cui si disimpegnano Kinks, Dylan e Dream Syndicate, l’avventatezza Lydon<br />
prestata alle cavalcate Gun Club e ai lirici turgori Guided By Voices, il coraggio di ibridare<br />
Thin Wh<strong>it</strong>e Rope e Ultravox! oppure The Who, Beatles e Small Faces sono segni<br />
inequivocabili di un’att<strong>it</strong>udine che è puro carburante rock.<br />
(7.2/10)<br />
StefAno Solventi<br />
lAlucecontro - odiSSey ep<br />
(Autoprodotto, Apr 2009)<br />
Gen e r e: j a z z ro c k<br />
Esordiscono con l’ep Odissey questi quattro ragazzi<br />
milanesi che a sentirli diresti piovere da una realtà<br />
parallela dove tempo e musica scorrono con diversi<br />
r<strong>it</strong>mi e così i cicli, le mode, gli stili. Ch<strong>it</strong>arra, basso,<br />
batteria e sax alle prese con un funk-soul morbidamente<br />
jazzato e asperso rock, carezzevole e arguto,<br />
dinamico e sinuoso, capace altresì di allestire groove<br />
non esenti da mistero. Li diresti in bilico tra devozione<br />
Groover Washington e frenesia estatica<br />
Billy Cobham, per non dire dello speziato misticismo<br />
del primo Santana. Una calligrafia talmente<br />
de<strong>su</strong>eta e ad un tempo bastevole di sé che mi ci<br />
sono <strong>su</strong>b<strong>it</strong>o affezionato.<br />
(6.6/10)<br />
StefAno Solventi<br />
perSiAn pelicAn - thiS cAtS weAr<br />
SkirtS to expiAte oriGinAl Sin<br />
(Autoprodotto, Giu 2009)<br />
Gen e r e: r o c k<br />
Non sapevo di questa cosa dei gatti. Credevo che<br />
l’invenzione del peccato originale fosse una prerogativa<br />
degli uomini. E invece Andrea Pulcini,<br />
aka Persian Pelican ci spiega come anche i nostri<br />
amici felini debbano espiare qualche, pre<strong>su</strong>nta, col-<br />
pa. Per farlo confeziona dodici tracce wyattiane fino<br />
al midollo comprimendo al loro interno violoncelli,<br />
ch<strong>it</strong>arre liquide e voci lubrificate. Alla lunga il tutto<br />
<strong>su</strong>ona un po’ troppo monocorde nei toni, ma le fondamenta<br />
sono solide, la scr<strong>it</strong>tura lineare e il gusto<br />
melodico apprezzabile.<br />
(6.5/10)<br />
fABrizio zAmpiGhi<br />
uroSS - fAtto in cASA<br />
(Autoprodotto, Giu 2009)<br />
Gen e r e: r o c k d’a u t o r e<br />
Sembrano i Ramones del primo disco nella foto di<br />
copertina. In realtà l’immaginario chiamato in causa<br />
dagli Uross non potrebbe essere più lontano, visto<br />
che i Nostri si occupano di rock d’autore venato di<br />
inflorescenze folk-etniche. E lo fanno con un’immediatezza<br />
mista a entusiasmo che è raro incontrare<br />
in amb<strong>it</strong>i stra-frequentati come i <strong>su</strong>ddetti. Esigenze<br />
creative che avvicinano il gruppo al dialetto sopra le<br />
righe di Sckiarrabball come al banjo di Kanto del disincantato,<br />
agli aromi tex-mex di Godot come al bluesrock<br />
di Briganti. Il valore aggiunto della formazione è<br />
la scarsa aderenza a modelli estetici di genere preconfezionati,<br />
per privilegiare invece una personal<strong>it</strong>à<br />
a volte eccessiva, ma sempre originale.<br />
(6.9/10)<br />
fABrizio zAmpiGhi<br />
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