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intervista su - Snowdonia.it

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dalla produttrice Laura Bickford. Furono loro, inizialmente,<br />

a darsi da fare per cercare uno sceneggiatore.<br />

Peter Buchman aveva già scr<strong>it</strong>to Alexander e<br />

sembrava la persona giusta per fare un biopic. L’idea,<br />

però, rimase in cantiere per molto tempo dal momento<br />

che le ricerche di Buchman <strong>su</strong>i diari e <strong>su</strong>lla<br />

biografia durarono addir<strong>it</strong>tura cinque anni. L’obiettivo<br />

era quello di concentrarsi solo <strong>su</strong>lla Bolivia e fare<br />

un thriller <strong>su</strong>lla disfatta di Guevara, abbandonato da<br />

Castro e sottomesso da oscure vicende geopol<strong>it</strong>iche.<br />

Durante i cinque anni di scr<strong>it</strong>tura il progetto,<br />

però, si modifica. Parve necessario occuparsi anche<br />

della parte precedente della v<strong>it</strong>a di Guevara, soprattutto<br />

a partire dal coinvolgimento di Soderbergh,<br />

dopo la rinuncia di Terrence Malick (di lui rimane<br />

una traccia solo nei cred<strong>it</strong>s). Finalmente due<br />

anni e mezzo dopo, oltre ai precedenti cinque, il film<br />

viene presentato a Cannes. Benicio viene premiato<br />

per l’interpretazione e il film ottiene risonanza.<br />

Inizialmente Soderbergh non aveva né apporti finanziari<br />

nordamericani, né accordi di distribuzione.<br />

Infatti il film fu realizzato con le prevend<strong>it</strong>e estere<br />

(54 milioni dei 58 previsti dal budget) coinvolgendo<br />

per il 75% la francese Wild Bunch e per il 25% la<br />

spagnola Telecinco/Morena Film. Solo dopo l’ottima<br />

accoglienza a Cannes la compagnia statun<strong>it</strong>ense IFC<br />

118 / La Sera della Prima<br />

Films ha acquistato i dir<strong>it</strong>ti per gli Usa, distribuendo<br />

il film per una settimana nel dicembre scorso, solo a<br />

New York e a Los Angeles. Fu girata prima la seconda<br />

parte per 39 giorni in Spagna, con un prototipo<br />

della macchina dig<strong>it</strong>ale Red One (che ricrea la grana<br />

del <strong>su</strong>per 16), macchina a mano <strong>su</strong>l modello dei maestri<br />

del pedinamento. Lo stesso Soderbergh, sotto<br />

lo pseudonimo di Peter Andrews, a fare il direttore<br />

della fotografia. Poi la seconda, in Messico e a Porto<br />

Rico, più hollywoodiana: cinemascope, widescreen,<br />

inserti d’epoca e una bellissima fotografia sgranata<br />

in b/n che mostra il Che nel <strong>su</strong>o discorso all’ONU e<br />

durante l’<strong>intervista</strong> concessa a New York nel 1964.<br />

Perché ricostruire le vicende produttive di questo<br />

progetto? Primo perché è una buona metafora <strong>su</strong>lla<br />

commercializzazione dei m<strong>it</strong>i, compreso il coinvolgimento<br />

tardivo della produzione made in USA. Poi<br />

perché, forse, è un modo per sm<strong>it</strong>izzare gli stessi<br />

discorsi che hanno scatenato cr<strong>it</strong>ici e pubblico: ha,<br />

Soderbergh, fatto agiografia o non ha fatto agiografia?<br />

E tutti a tirar fuori, ovviamente, le più facili<br />

considerazioni <strong>su</strong>i “santini” di pailletteS distribu<strong>it</strong>i<br />

attraverso spilline, giubbotti, magliette, T-shirt e le<br />

miliardi di altre, più o meno coscienti, appropriazioni<br />

dell’icona fatte nei più disparati ambienti. Vi dirò<br />

<strong>su</strong>b<strong>it</strong>o una cosa: non ne voglio parlare. Voglio, invece, parlare di quello che dovrebbe essere ricordato più<br />

spesso: un film, come qualunque altro oggetto del<br />

discorso, dovrebbe essere analizzato da molteplici<br />

punti di vista. Il più delle volte non è mai quello che<br />

vorremmo che fosse nelle nostre più convinte argomentazioni,<br />

soprattutto quando racconta di qualcosa<br />

che contiene già un retaggio di discorsiv<strong>it</strong>à. A<br />

maggior ragione quando la vicenda in questione è<br />

anche un’icona controversa e un m<strong>it</strong>o stratificato<br />

nel tempo. Il fatto che un film ci spinga a pensare, sia<br />

anche “rivoluzionario”, as<strong>su</strong>ma quello spir<strong>it</strong>o cr<strong>it</strong>ico,<br />

schierato, attivo, contrario al debole agire pol<strong>it</strong>ico<br />

della contemporane<strong>it</strong>à non è mai un dato di fatto. A<br />

me sembra che i due film di Soderbergh non siano<br />

riusc<strong>it</strong>i a centrare né l’uno né l’altro dei due obiettivi:<br />

né celebrazione appassionata né analisi storica.<br />

Per la prima cosa sarebbe stata necessaria più forza,<br />

più pathos, per la seconda, invece, più compless<strong>it</strong>à.<br />

Non ho sent<strong>it</strong>o né l’una né l’altra. Certo, voi direte,<br />

ci vuole del coraggio ad affrontare questo tema tra<br />

storia e m<strong>it</strong>o del Che. Ha ragione Matteo Columbo<br />

che in Duellanti (maggio) scrive: “un ideale utopico e,<br />

forse, infilmabile”. In fondo il film è doppio e non si<br />

può far altro che parlarne in questo senso.<br />

Però ci sono alcune cose interessanti. Prima di tutto:<br />

Guevara/Del Toro SENZA considerazioni pol<strong>it</strong>iche.<br />

È l’unico modo per salvare il film da alcuni aspetti<br />

anche di noios<strong>it</strong>à. Benicio è un abilissimo trasformista<br />

non solo nella <strong>su</strong>a carriera ma anche in questo<br />

film. Travest<strong>it</strong>o da borghese e sbarbato all’inizio<br />

del secondo film è, in questo senso, emblematico.<br />

Guevara, invece, è uno straniero. È un corpo “esterno”<br />

sia per Castro, sia per gli americani (nel primo<br />

film è, appunto, l’argentino). Nei salotti di C<strong>it</strong>tà del<br />

Messico dove il Che incontra Castro è, in fondo, un<br />

osp<strong>it</strong>e. Come ha fato notare Marco Toscano in Duellanti<br />

(aprile) è un argentino a cui Fidel deve spiegare<br />

un termine che non gli è famigliare. A New York,<br />

invece, è indispett<strong>it</strong>o dalla presenza dell’interprete<br />

(ricordiamo, poi, che Soderbergh ha voluto il film<br />

in lingua spagnola per farla fin<strong>it</strong>a con l’imperialismo<br />

culturale di Hollywood che, pur mostrando una cultura<br />

diversa, gira il film nella propria lingua madre).<br />

Così si comprende un lato interessante di Guevara:<br />

il <strong>su</strong>o visionario progetto di patriota si, ma non della<br />

propria patria. Un patriota universale, assoluto? Il<br />

film non lo spiega, semplicemente lo segue: eccolo,<br />

infatti, in Congo e in Bolivia a fare quello che NON<br />

si poteva fare, cioè esportare la rivoluzione, dopo<br />

un’esperienza - secondo alcuni disastrosa - come<br />

ministro dell’economia a Cuba. In questo senso la<br />

figura prende forma e interesse: una figura sibillina,<br />

doppia, funerea e mistica. Sicuramente da visionario.<br />

L’asma e la sol<strong>it</strong>udine disegnano l’uomo e rendono<br />

l’operazione ancor più efficace.<br />

Soderbergh cerca di trovare l’immagine più che la<br />

spiegazione discorsiva. Non sempre ci riesce, ma ci<br />

sono punti raffinati: la scena, ripetuta nel secondo<br />

film, in cui Guevara e Castro sono <strong>su</strong>lla nave Granma<br />

e attraversano il Golfo del Messico. Guevara<br />

osserva Castro. L’inizio dell’avventura. Un’altra soggettiva<br />

(le uniche due) è alla fine, poco prima di morire,<br />

prima della dissolvenza. La fine dell’avventura.<br />

Sono momenti solidi in una linea narrativa che continuamente<br />

si spezza, nello stile del regista, in una<br />

miriade di ellissi che eliminano ora cause ora effetti<br />

delle azioni. Una specie di andamento a singhiozzo<br />

che rende bene l’idea e il racconto di un’epopea<br />

disperata e intrepida... E poi, scusate, ma io continuo<br />

a pensare alla parodia che Allen ha fatto della<br />

guerriglia in Bananas. Che m<strong>it</strong>o!<br />

coStAnzA SAlvi<br />

La Sera della Prima / 119

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