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intervista su - Snowdonia.it

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Toy FIGhT<br />

Dalla Francia con un grande cuore pop, i Toy Fight<br />

riescono a stupire e contagiare tra bassa fedeltà e<br />

“difetti” di pronuncia.<br />

Il segreto sta tutto in quella pronuncia inglese così<br />

palesemente transalpina, con quella “erre roulant”<br />

che non riesce ad addomesticarsi alla lingua d’Albione,<br />

con quell’accento impossibile da mascherare.<br />

Ecco proprio questo “difettosa” peculiar<strong>it</strong>à infonde<br />

un’eleganza unica e vincente al delicato, semplice e<br />

spensierato pop dei Toy Fight.<br />

I sei membri del gruppo vivono tutti tra Parigi<br />

e Lione, e il loro amore per i Belle And Sebastian<br />

– prima maniera – non è certo un mistero.<br />

È bene affermarlo <strong>su</strong>b<strong>it</strong>o. Perché tutto, ma proprio<br />

tutto, dal loro primo ep High Noon al loro album<br />

d’esordio Peplum rimanda senz’ombra di dubbio<br />

al combo scozzese, musicalmente parlando. Ma ciò<br />

non rappresenta assolutamente un demer<strong>it</strong>o, altrimenti,<br />

se così fosse, la C<strong>it</strong>y Slang si sarebbe scomodata,<br />

puntando molto <strong>su</strong>i Toy Fight, soltanto per<br />

la loro caratteristica e personale pronuncia vocale?<br />

Esclusivamente per avere dei nuovi Belle And Sebastian<br />

declinati in francese? La ver<strong>it</strong>à è che il loro<br />

stratificarsi sonoro, nonostante sia indubbiamente<br />

e strutturalmente deb<strong>it</strong>ore ai primi lavori di Stuart<br />

Murdoch e soci – da ciò si evince tutto il peso specifico<br />

che la band di Glasgow ha avuto <strong>su</strong>lla scena<br />

indipendente musicale mondiale dalla metà dei Novanta<br />

ad oggi –, riesce con original<strong>it</strong>à ad assemblare<br />

erre roulant Pop<br />

in sé uno spettro di influenze che va dal dalla tradizione<br />

cantautorale (Gainsbourg) francese fino all’indie<br />

pop di ultima generazione, specialmente quello<br />

scandinavo che etichette come la Labrador hanno<br />

diffuso magistralmente.<br />

I Toy Fight riescono a far tutto ciò con una sensibil<strong>it</strong>à<br />

e una grazia uniche, nonostante il loro approccio<br />

alla materia musicale sia autenticamente lo-fi.<br />

L’intrecciarsi di molti strumenti come batteria, ch<strong>it</strong>arre<br />

elettroacustiche, basso, xilofono, banjo, piano<br />

e orchestrazioni varie, non è mai invasivo né claustrofobico,<br />

anzi: il ri<strong>su</strong>ltato finale è di una semplic<strong>it</strong>à<br />

e di un’immediatezza sorprendenti. Quelle che vanno<br />

a delinearsi in Peplum sono cantilene pop calate<br />

ora nella dimensione di ballad primaverili e sognanti,<br />

ora in quella di sbarazzini e vivaci saliscendi sonori,<br />

con melodie contagiose, difficili da staccarsi di dosso,<br />

che solo in rari casi <strong>su</strong>perano i tre minuti di durata.<br />

Canzoni pop perfette? Senza il minimo dubbio,<br />

sì. Se solo in futuro riuscissero a smarcarsi quanto<br />

basta dalla morsa derivativa dei Belle And Sebastian,<br />

potrebbero veramente puntare in alto. Al momento<br />

ci accontentiamo di questo pregevole “difetto” di<br />

pronuncia, di questo pop dalla erre francese.<br />

AndreA provinciAli<br />

CLuES<br />

Leggendo la sacra bibbia dell’informazione 2.0,<br />

Wikipedia, veniamo a conoscenza del fatto che<br />

“Indie rock è l’abbreviazione di -independent rock-, perché<br />

molti dei <strong>su</strong>oi artisti sono o sono stati firmatari ad<br />

etichette discografiche indipendenti, piuttosto che grandi<br />

case discografiche. Esso non è strettamente un genere<br />

musicale (anche se il termine viene spesso utilizzato per<br />

far riferimento al <strong>su</strong>ono delle band specifiche o quelle<br />

che lo hanno influenzato), ma è spesso utilizzato come<br />

un termine generico che cost<strong>it</strong>uisce una vasta gamma<br />

di gruppi e di stili, collegato da alcuni da un senso di fedeltà<br />

ai valori della cultura underground, controcultura, e<br />

(ogni tanto) descrivibile come appartenente alla musica<br />

rock”.<br />

Una definizione ottima perché dice tutto e dice<br />

niente, vaporosa e poco concreta come del resto è<br />

l’oggetto stesso del discorso. Si può certamente dire<br />

che l’indie rock è passato dall’essere una filosofia di<br />

fondo, come un vessillo etico e morale, nelle decadi<br />

’80 e ’90, quando il mercato discografico era ben<br />

diverso da quello attuale e le major facevano il bello<br />

e il cattivo tempo, a quello che ora è un sottogenere<br />

tout court. Il tempo in cui i Fugazi imponevano il<br />

prezzo di dischi e concerti a 10 dollari è fin<strong>it</strong>o da un<br />

pezzo e si <strong>su</strong>ona ormai per il puro piacere di <strong>su</strong>onare<br />

e di emergere comunque in un mercato molto<br />

unico indizio l’indie rock<br />

I Clues debuttano <strong>su</strong>lla lunga distanza, ma di fatto sono<br />

il parto nato dall’unione tra l’ex Unicorns, Alden Penner e<br />

l’ex Arcade Fire, Brendan Reed, più un nugolo di affiliati<br />

canadesi al giro Hotel2Tango.<br />

più difficile e assai più affollato. E’ in questo senso<br />

che salutiamo il debutto dei Clues, come lo stato<br />

dell’arte dell’indie rock nel 2009. Quindi il miglior<br />

disco possibile di un genere ben preciso, che di etica<br />

e morale non gliene può fregare di meno, quanto<br />

piuttosto dello stile e della musica in primis.<br />

I Clues debuttano <strong>su</strong>lla lunga distanza, ma di fatto<br />

sono il parto nato dall’unione tra l’ex Unicorns, Alden<br />

Penner e l’ex Arcade Fire, Brendan Reed, più un<br />

nugolo di affiliati canadesi al giro Hotel2Tango: Ben<br />

Borden (Les Automates de Maxime de la Rochefoucauld),<br />

Lisa Gamble (Gambletron, Evangelista, Hrsta)<br />

e Nick Scribner (Chaotic In<strong>su</strong>rrection Ensemble).<br />

Nasce da qui probabilmente l’usc<strong>it</strong>a del disco per la<br />

comoda e autorevole Constellation, che pare aver<br />

abdicato totalmente all’idea di proseguire lungo la<br />

strada del post rock d’orchestra. I Clues però fanno<br />

proprio gioco a parte nel catalogo dell’etichetta.<br />

La musica del gruppo parla soprattutto argomenti<br />

come post-punk, folk e pop. In più mettiamoci un’attiv<strong>it</strong>à<br />

live vigorosa dalle parti di Montreal che ha<br />

portato la band <strong>su</strong>lla bocca dei talent scout d’ordinanza<br />

e la parola “hype” fa presto a fare capolinea<br />

da dietro l’angolo.<br />

Antonello comunAle<br />

8 / Turn On Turn On / 9

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