intervista su - Snowdonia.it
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h i g h l i g h t<br />
ScAnner - rocketS, unto the edGeS of edGeS (Bine recordS, mAG<br />
2009)<br />
Gen e r e: e l e t t r o n i c a<br />
Dal primo brano non diresti mai che si tratta di un disco di Scanner, ma quella che aleggia con<br />
salmodiante taglio dark è proprio la voce dell’inglese Robin Rimbaud, mentre l’elementare e marziale<br />
frase di ch<strong>it</strong>arra acustica viene dalle mani di Michael Gira. Il brano è Sans Soleil è fotografa<br />
alla perfezione il taglio del nuovo disco. Un lavoro che vive <strong>su</strong> un crinale assai più contaminato e<br />
spurio del con<strong>su</strong>eto e astratto formalismo dig<strong>it</strong>ale. La voce come valvola d’espressione prettamente<br />
umana piuttosto che come radiogramma di una rete di sol<strong>it</strong>udini urbane, saccheggiate qui<br />
e li dall’etere, tra una conversazione al cellulare e una trasmissione radio captata di sfugg<strong>it</strong>a.<br />
Robin Rimbaud era quello che usava lo scanner per irretire nei <strong>su</strong>oi dischi frammenti di <strong>su</strong>oni e<br />
voci fantasma presi chissà dove. Con il nuovo disco non c’è un vero taglio netto con tutto questo,<br />
quanto un tentativo tutto personale di arrivare ad una propria forma di canzone. Da qui anche il<br />
tentativo di scoprirsi l’esecutore di una nuova classica contemporanea che si allinei all’esempio<br />
dei vari Max Richter e Johann Johannsson, con l’esecuzione<br />
di prestigio del soprano Patricia Rozario nelle elegie altissime di Anna<br />
Livia Plurabelle e Broken Faultline. E ancora l’uso e l’abuso di strumentazione<br />
analogica, con tanto di pianoforte ed archi, che lo trasformano a<br />
tratti in un improbabile incrocio tra Vert e Hauschka. Cose che sarebbero<br />
state impensabili ai tempi severissimi di Mass Observation<br />
e Delivery, ma qui sta il bello di lavori come questo, quando l’artista<br />
cerca di tirarsi fuori dall’angolo in cui lo si è relegato.<br />
Ab<strong>it</strong>uati alle <strong>su</strong>e algide espressioni elettroniche anche il più timido<br />
afflato analogico sembra un lettera d’amore all’uman<strong>it</strong>à. E nonostante tutto, le panoramiche a<br />
<strong>su</strong>on di voci alienate non si allontano del tutto. William Burroughs e Bertrand Russell appaiono in<br />
questo mare magnum di malinconia che può as<strong>su</strong>mere i toni neri di una rivoluzione neo industriale<br />
stile Pan Sonic (Yellow Plains Under Wh<strong>it</strong>e Hot Blue Sky), con opprimenti manierismi elettrowagneriani<br />
(Through Your Window) e un magistrale tappeto di pulsazioni elettroniche (A Clearing<br />
Between Earth And Air). L’etichetta tedesca Bine ce lo sta vendendo come il disco più “umano” di<br />
Scanner e forse è vero. Dietro la macchina batte davvero un cuore.<br />
(7.5/10)<br />
Antonello comunAle<br />
Im Wappen e le Three Songs basate <strong>su</strong>lla storia degli<br />
Orazi e i Curiazi, cantate dalla mezzosoprano Jocelyn<br />
Sm<strong>it</strong>h (ma di quella serata al Teatro Manzoni,<br />
ricordiamo anche lo splendido omaggio a Giacinto<br />
Scelsi della violoncellista e <strong>su</strong>a pupilla Frances-Marie<br />
U<strong>it</strong>ti).<br />
Finalmente viene pubblicato <strong>su</strong> cd il cuore di quelle<br />
tre performance. Un <strong>su</strong>nto, necessariamente, ma<br />
che tenta di cogliere, sintetizzando (come nel caso<br />
del concerto di Reggio Emilia con Chris Cutler, di<br />
cui si propone un montaggio di estratti sia dal concerto<br />
che dalle prove) o selezionando (alcuni brani<br />
esegu<strong>it</strong>i non sono presenti per nulla) gli aspetti più<br />
interessanti dell’intera rassegna. Imperdibile per chi<br />
non c’era, per chi era presente e anche per chi volesse<br />
approcciare per la prima volta alla musica di<br />
Goebbels.<br />
(7.6/10)<br />
dAniele follero<br />
hey! tonAl - Self t<strong>it</strong>led<br />
(AfricAntApe, mAG 2009)<br />
Gen e r e: m a t h -ro c k<br />
È dall’attacco di If Flash Gordon Was A Sk8r che il<br />
progetto Hey! Tonal mette <strong>su</strong>b<strong>it</strong>o in chiaro le cose.<br />
Potenza di fuoco e agil<strong>it</strong>à, compattezza di <strong>su</strong>ono e<br />
frammentazione di strutture, pieni saturi e vuoti<br />
pneumatici; il tutto dosato con attenzione e cura<br />
del dettaglio che sta lì a fare la differenza. Dopotutto<br />
l’esperienza c’è; Hey! Tonal è infatti una sorta<br />
di <strong>su</strong>pergruppo dell’underground (non solo) a<br />
stelle&strisce si tratta, visto che di mezzo ci sono<br />
membri di Sweep The Leg Johnny, Maps &<br />
Atlases, Joan Of Arc e Talibam!/Storm &<br />
Stress.<br />
La traccia d’apertura, si diceva, non si accontenta di<br />
mettere <strong>su</strong>l piatto le tre ch<strong>it</strong>arre di M<strong>it</strong>ch Cheney,<br />
Dave Davison e Alan Mills, ma raddoppia sia i bassi<br />
(c’è Kenseth Thibideau a far compagnia a Theo<br />
Katsaounis) sia le batterie con l’osp<strong>it</strong>e Julien Fernandez<br />
(Passe Montagne, nonché padrone di<br />
casa AfricanTape) a dar man forte all’altro furibondo<br />
di Kevin Shea. Il ri<strong>su</strong>ltato però non è un assalto<br />
sonoro come sarebbe anche lec<strong>it</strong>o attendersi bensì<br />
una cavalcata che evidenzia la carica sperimentale<br />
del progetto: la maniacale attenzione ai <strong>su</strong>oni innanz<strong>it</strong>utto;<br />
tanti piccoli frammenti che sembrano<br />
scappare in ogni dove per poi tornare all’essenza<br />
del pezzo. E poi la naturale, cervellotica, re<strong>it</strong>erata<br />
ed ipnotica cura per la struttura dei pezzi che evidenzia<br />
la matrice di partenza del collettivo: quella<br />
math-noise-rock.<br />
Canone quanto si vuole abusato e saturato da centinaia<br />
di prove ma che in questo esperimento Sheacentrico<br />
– dai pattern di batteria registrati ed inviati<br />
ai vari membri partono tutti gli 8 pezzi dell’album<br />
– trovano una forma compiuta e, sorpresa, mai noiosa.<br />
(7/10)<br />
StefAno pifferi<br />
iGGy pop - preliminAireS (cAp<strong>it</strong>ol,<br />
mAG 2009)<br />
Gen e r e: lo u n G e , r o c k<br />
Iggy torna <strong>su</strong>l mercato <strong>su</strong>s<strong>su</strong>rrandoti nell’orecchio<br />
Les Feuilles Mortes dopo aver letto Michel Houellebecq<br />
e tu invece di pensare a Jacques Brel, come ai<br />
cantautori strappalacrime parigini, non fai altro che<br />
avere incubi <strong>su</strong>l Bowie berlinese e <strong>su</strong>lla fine della<br />
razza umana cannibalizzata da vampiri assetatissimi<br />
dai quali non c’è scampo.<br />
Vedi Lou Reed bomolettato nel parco azzannarne<br />
a centinaia (I Want to Go to the Beach) e Scott<br />
Walker (How Insens<strong>it</strong>ive) sbranare gli ultimi rimasti<br />
chiarendoti defin<strong>it</strong>ivamente il concetto: essere ni-<br />
chilisti è una faccenda molto più grande di quello<br />
che il r’n’r e i media vogliano farci passare, perché<br />
nichilista era il Novecento e indietro l’Ottocento,<br />
nichilista il male auto infl<strong>it</strong>to per il bene della fuga.<br />
Fuga che è soltanto paravento però, perché il male<br />
auto infl<strong>it</strong>to per il male auto infl<strong>it</strong>to per il bello del<br />
dannarsi è assolutamente e morbosamente affascinante<br />
e fine a se stesso (e affascinante ancora).<br />
Uscire da Ford - e dalle<br />
catene di montaggio<br />
della Motor C<strong>it</strong>y - parte<br />
da qua, poi il nichilismo<br />
diventa far parte della<br />
macchina, amplificare il<br />
corpo e farlo <strong>su</strong>onare. Ed<br />
è l’apoteosi. Ma anche la<br />
fine (è vero Thunders?).<br />
La carne non può farcela<br />
a certi livelli ma se passi il guado, estetica e gioco di<br />
mimesi saranno il tuo pane e ad ucciderti, in questo<br />
caso, sarà la depressione (è vero Dee Dee?).<br />
Per farla breve arrivi all’appartenenza intesa come<br />
lunga tradizione, una stirpe di uomini alieni giunti<br />
<strong>su</strong>lla terra per essere nichilisti e morire tali. Nichilisti<br />
erano i gangster nella Chicago negli anni ’30, i<br />
decadentisti parigini, i cow boy del Vecchio West e<br />
i glam rocker in cerca di usc<strong>it</strong>e a Berlino. Se diventi<br />
un highlander puoi ripercorrere la china senza tanti<br />
patemi fino al più attuale monoloch nihil, il rock.<br />
Vecchia biscia Nice to Be Dead. L’inno oltre punk del<br />
futuro negato e poi assoluto dell’aldilà. Dopo morto<br />
ci dev’essere pur sempre una bella soddisfazione:<br />
saperti tale. E ghignarci sopra è inev<strong>it</strong>abile. In A Machine<br />
for Loving - murder song / spoken word - Iggy<br />
parla del cane appena defunto. Morale finale: solo da<br />
un cane puoi avere l’amore assoluto. E’ lui la macchina<br />
dell’amore defin<strong>it</strong>iva.<br />
Maturo perché autoironico. Crooner antigrav<strong>it</strong>azionle.<br />
M<strong>it</strong>teleuropeo, Gainsburghiano (Je Sais Que<br />
Tu Sais), mainstream senza fastidi per l’orecchio,<br />
l’iguana di Preliminaires è animale casalingo che<br />
puzza d’etern<strong>it</strong>à. Asheton non poteva avere un commiato<br />
migliore.<br />
(7.2/10)<br />
edoArdo BriddA<br />
ilyAS Ahmed - Goner (root StrAtA,<br />
mAG 2009)<br />
Gen e r e: p s y c h fo l k<br />
La musica di Ilyas Ahmed tradisce all’istante la fattura<br />
nomade ed errabonda del <strong>su</strong>o autore. Nato a<br />
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