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intervista su - Snowdonia.it

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Libri<br />

Joe hArvArd - the velvet underGround And nico (no reply)<br />

Traduzione di un’altra delle pregevoli edizioni 33 1/3 della Continuum Books, The<br />

Velvet Underground and Nico (volume usc<strong>it</strong>o in origine nel 2004) affronta la storia<br />

di uno dei più influenti album rock mai pubblicati. Come<br />

di con<strong>su</strong>eto, la collana ripresa dalla benemer<strong>it</strong>a casa ed<strong>it</strong>rice<br />

No Reply in Tracks affronta la storia di un disco, contestualizzandolo<br />

nei <strong>su</strong>oi vari aspetti e facendone raccontare<br />

la storia da un addetto ai lavori, in questo caso il cr<strong>it</strong>ico<br />

musicale nonché musicista e produttore Joe Harvard.<br />

Con puntual<strong>it</strong>à e passione Harvard ripercorre, dopo un’intro<br />

in cui chiarisce il <strong>su</strong>o deb<strong>it</strong>o nei confronti dell’opera in<br />

questione, la genesi del disco d’esordio dei Velvet, partendo<br />

dall’ambiente in cui è venuta a maturare, dalle due figure<br />

cardine Lou Reed e John Cale e dal loro incontro<br />

decisivo con il deus ex machina Andy Warhol. Punteggiato<br />

da note chiarificatrici relative ad estratti di interviste<br />

e pareri, l’ottimo autore ripercorre pezzo dopo pezzo le<br />

11 canzoni, con piglio lucido e nel contempo appassionato,<br />

rendendone assai godibile la lettura. Tra storie e aneddoti,<br />

riviviamo la New York dell’epoca e il <strong>su</strong>o contesto musicale<br />

e artistico.<br />

Vengono commentate le conseguenze disastrose della<br />

sfortunata vicenda legata all’usc<strong>it</strong>a del disco e alla <strong>su</strong>a mancata<br />

promozione <strong>su</strong>l mercato discografico. Si resta sempre<br />

colp<strong>it</strong>i dal fatto che uno degli album che maggiormente<br />

ha influenzato così tanti musicisti ed addetti ai lavori negli<br />

anni <strong>su</strong>ccessivi alla <strong>su</strong>a pubblicazione, grazie a un passaparola<br />

appassionato e poi alla <strong>su</strong>a riscoperta, abbia avuto alla <strong>su</strong>a epoca, per una serie di<br />

sfortunate concause, e soprattutto per il portato rivoluzionario ben al di là della <strong>su</strong>a<br />

epoca, una visibil<strong>it</strong>à così al minimo. Per dirla con Brian Eno, “soltanto cento persone<br />

acquistarono il primo disco dei Velvet Underground, ma ciascuno di quei cento oggi o è un<br />

cr<strong>it</strong>ico musicale o è un musicista rock”. Altri tempi, viene da riflettere, durante i quali i<br />

canali promozionali underground avevano un impatto inesistente <strong>su</strong>lla comunicazione.<br />

E’ comunque fuor di dubbio che sia il gruppo e che il disco erano sin troppo avanti per<br />

la <strong>su</strong>a epoca e per di più per una major che li pubblicava.<br />

Il libro di Harvard ha dalla <strong>su</strong>a il mer<strong>it</strong>o di lasciarsi leggere con fluid<strong>it</strong>à grazie a una agil<strong>it</strong>à<br />

di fondo, ben resa nella versione <strong>it</strong>aliana e alla varietà delle <strong>su</strong>e fonti.<br />

tereSA Greco<br />

renzo StefAnel - AnimA lAtinA/lucio BAttiSti (no reply)<br />

Dopo il recente Ma c’è qualcosa che non scordo (Arcana, 2007) dedicato agli anni con Mogol,<br />

l’ottimo Renzo Stefanel dedica un intero volume della collana Tracks di No Reply a un<br />

album fondamentale per la discografia battistiana. Oggi la modern<strong>it</strong>à musicale e l’influenza<br />

che l’autore laziale ha avuto nel panorama musicale <strong>su</strong>ccessivo sono innegabili. Non a caso<br />

molta della musica che gira intorno di questi tempi è derivata<br />

dalla <strong>su</strong>a, quel mescolare, all’interno della forma canzone, <strong>it</strong>alian<strong>it</strong>à<br />

e sonor<strong>it</strong>à angloamericane pop rock dei Sessanta e Settanta. A<br />

fine volume ci sono non a caso alcune testimonianze in mer<strong>it</strong>o da<br />

parte di fan appassionati (Dente, Dariella-Amari, Fabio Dondelli-<br />

Annie Hall e Claudio Cavallaro-Granturismo).<br />

Anima latina (1974) segna uno spartiacque importante nella produzione<br />

di Battisti e un punto di non r<strong>it</strong>orno musicale. Troppo<br />

stretti erano le coordinate in cui era stato/si era confinato negli<br />

anni precedenti, per non tentare di evaderne. Stefanel attraverso<br />

racconti e interviste traccia un appassionato viaggio intorno<br />

all’uomo, al musicista, ai numerosi collaboratori, all’amico Mogol e<br />

al loro misterioso viaggio in Brasile, da cui partì e si sviluppò l’idea<br />

del disco.<br />

Il cardine del volume è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalle interviste e dalle ricostruzioni<br />

accurate pezzo per pezzo, dalle scoperte a posteriori (il disco<br />

doveva essere doppio, per dirne una) essendo Battisti come si<br />

sa molto schivo. Seguendone la tracklist, troviamo notazioni tecniche,<br />

curios<strong>it</strong>à e rivelazioni di prima mano da parte di chi l’album ha<br />

contribu<strong>it</strong>o a costruirlo nota per nota, controversie e dissidi con<br />

il <strong>su</strong>o paroliere, che non apprezzava il missaggio a basso volume<br />

della voce nel disco, elemento così moderno invece visto con gli<br />

occhi della nostra contemporane<strong>it</strong>à. E segno del progressivo allontanamento dei due che<br />

verrà di lì a non molto.<br />

Stefanel ordisce così intorno al disco una sinfonia di voci anche contrastanti tra loro, che<br />

converge verso l’intento di svelare appieno il senso di un’opera, un concept album, che<br />

<strong>su</strong>onava così alieno rispetto al contesto della canzone <strong>it</strong>aliana dell’epoca.<br />

tereSA Greco<br />

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