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intervista su - Snowdonia.it

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sotto il segno dell’acid<strong>it</strong>à, tradotta in un oceano di<br />

distorsione doom che fa l’occhiolino tanto a Stephen<br />

O’Malley (Sunn O))), KTL, Aethenor) quanto<br />

ad Al Cisneros (Sleep, Om), non a caso spir<strong>it</strong>i affini,<br />

entrambi con collaborazioni di corredo.<br />

Prima di ricevere un’inequivocabile avvertimento<br />

all’inizio del promo cd, anche se sentenziato da una<br />

placida voce di bambina: “This is a promotional cd. Anyone<br />

copying, uploading or downloading this material is<br />

condamned to eternal hellfire. Happy listening. God is<br />

love”, l’introduzione è tanto caricaturale quanto impregnata<br />

di senso del m<strong>it</strong>ico: “Almost in the beginning<br />

<strong>it</strong> was a murder”. Si tratta appunto di un’invocazione,<br />

Invocation Of Almost, che introduce al lavoro sciorinando<br />

tutto un rosario<br />

di disperazione e distorsione<br />

in un modo al<br />

quanto ined<strong>it</strong>o da queste<br />

parti. I segnali premon<strong>it</strong>ori<br />

c’erano stati, soprattutto<br />

con il precedente<br />

ep, Birth Canal Blues,<br />

ma ora ne prendiamo<br />

pienamente coscienza e salutiamo quindi l’evidenza<br />

di un disco dei Current 93 che <strong>su</strong>ona pressoché<br />

rock, anche se un rock molto stoned and dethroned.<br />

Il linguaggio folk non è stato del tutto abbandonato<br />

per la nuova via. A prendersi carico delle ch<strong>it</strong>arre<br />

acustiche ci sono le mani di Ke<strong>it</strong>h Wood (Hush Arbor)<br />

e James Blackshaw.<br />

Nascono così mantra folk aciduli e malevoli come<br />

Poppyskins e UrShadow, che spezzano ammirevolmente<br />

il flusso dei brani distorti, soprattutto quelli<br />

più imponenti come On Docetic Mountaine Not Because<br />

The Fox Barks. Non a caso i brani più lunghi.<br />

Il problema che sorge a questo punto è l’eccessiva<br />

monotonia che sopraggiunge quanto il riff si incaglia,<br />

senza modifica alcuna, per brani che viaggiano<br />

<strong>su</strong>gli otto minuti di media. Una cosa che nello stoner<br />

rock viene usata e abusata da sempre, ma che<br />

nei Current 93 non sembra funzionare del tutto.<br />

Complice forse, anche il continuo e già monotono<br />

di <strong>su</strong>o, spoken word di Tibet, a cui danno una mano<br />

giusto Andria Degens e Sasha Grey (un’ eccellente<br />

pornostar, che si sta purtroppo perdendo per una<br />

v<strong>it</strong>a da starlette abbottonata di serie A….). Detto<br />

che nella ciurma delle guest star per questo disco si<br />

segnalano anche Alex Neilson, Matt Sweeney, Baby<br />

Dee, John Contreras, Andrew W.K, Steven Stapleton<br />

e quel genio malato di Andrew Liles, salutiamo la<br />

psych ballad defin<strong>it</strong>iva per la fine dei nostri tempi,<br />

26 April 2007, e un nuovo album dei Current 93 se<br />

n’è andato.<br />

(7/10)<br />

Antonello comunAle<br />

dAvid cunninGhAm/yASuAki Shimizu<br />

- one hundred (StAuBGold, feB<br />

2009)<br />

Gen e r e: a m b i e n t /el e t t r o n i c a<br />

Artisti non nuovi ai collettivi d’avanguardia e dalle<br />

molteplici collaborazioni, David Cunningham e<br />

Ya<strong>su</strong>aKi Shimizu. Per ricordarne alcune segnaliamo<br />

per il primo, non solo il cast ma, anche la qual<strong>it</strong>à di<br />

Fourth Wall (Virgin,1981) continuazione di Flying<br />

Lizards (Virgin,1980), e per il secondo i lavori con<br />

Ryuichi Sakamoto, Bill Laswell e The Orb.<br />

Le registrazioni di One Hundred risalgono a una<br />

performance del dicembre 2004 ora pubblicata da<br />

Staubgold che trovano al sax tenore piano e delays<br />

Shimizu e alla ch<strong>it</strong>arra + footpedals + delays e Kalimba<br />

David Cunningham. Parliamo di ambient consapevole<br />

alla Brian Eno, minimalismo e free jazz.<br />

La <strong>su</strong>blimazione è tutta nel tr<strong>it</strong>tico di mezzo ( Doors,<br />

Cornerse Traces) e i momenti di ordinaria abil<strong>it</strong>à non<br />

mancano (Rotts e Lines).<br />

(6.9/10)<br />

SArA BrAcco<br />

de lA Soul - Are you in? (nike inc.,<br />

Apr 2009)<br />

Gen e r e: h i p -ho p<br />

Nel 2006 la Nike (sì, le scarpe) mette in opera il<br />

progetto Original Run: fornire colonne sonore d’autore<br />

per le corse dei joggers americani. Insomma,<br />

venderti non solo scarpe e completino, ma anche<br />

la musica che passa dalle cuffiette, il tutto griffato.<br />

Coinvolti nell’ordine i Crystal Method, gli LCD<br />

Soundsystem (!), Aesop Rock (!) e A-Trak,<br />

tutti commissionati di un unico lungo pezzo, <strong>su</strong>i<br />

quarantacinque minuti, la durata media di una corsetta<br />

nel parco, impegni permettendo. Nes<strong>su</strong>n riciclo,<br />

solo materiali creati ad hoc, e una cura per gli<br />

stessi che forse non ci si aspettava. Ma operazione<br />

da noi praticamente passata sotto silenzio.<br />

Adesso tocca ai De La Soul, che già l’hanno scorso<br />

avevano collaborato con Nike per disegnare il<br />

modello da basket Dunk SB, e che qui colgono occasione<br />

per celebrare il ventennale di 3 Feet High.<br />

Come per le prime quattro usc<strong>it</strong>e, si tratta in pratica<br />

di un mixtape, qui dieci pezzi, e di un prodotto<br />

per iTunes, destinato a finire <strong>su</strong> <strong>su</strong>pporto solo in un<br />

secondo momento. Il materiale è prodotto dal duo<br />

chicagoano Flosstradamus, e si pone in perfetta<br />

continu<strong>it</strong>à con le cose dei newyorkesi: insomma, è<br />

un disco dei De La. Cantati souleggianti, fiati jazz,<br />

carichi funk, basi più rockettose, paciosa brown psychedelia<br />

ad aprire e chiudere (e sono forse le cose<br />

migliori), qualche puntellatura elettronica (addir<strong>it</strong>tura<br />

techno) con alti e bassi. Al di là della musica in<br />

sé, si può spaccare il capello soprattutto per la progettual<strong>it</strong>à,<br />

dato che il tema “corsa” emerge davvero<br />

nei testi come nelle dinamiche della musica solo da<br />

metà traccia in poi.<br />

(5.9/10)<br />

GABriele mArino<br />

dietmAr dAth/kAmmerflimmer<br />

kollektief - im erwAchten GArten<br />

(StAuBGold, mAG 2009)<br />

Gen e r e: s o u n d t r a c k no v e l<br />

I Kammerflimmer Kollektief forniscono una<br />

soundtrack all’ultimo romanzo di Dietmar Dath,<br />

giornalista tedesco per svariate riviste. Questo disco<br />

è quindi una registrazione dello stesso Dietmar<br />

Dath che legge tutto il <strong>su</strong>o libro, int<strong>it</strong>olato Die Abschaffung<br />

Der Arten (ovvero L’Abolizione delle<br />

specie), mentre la band sottolinea i diversi passaggi<br />

con il con<strong>su</strong>eto rosario di post rock jazzato da camera.<br />

C’è qualcosa di profondamente noioso in una<br />

idea simile, quella di ascoltare per un ora buona, la<br />

voce di qualcuno che parla in tedesco. La cosa è<br />

aggravata anche dai Kammerflimmer Kollektief che<br />

non intervengono più di tanto e restano adombrati<br />

nel loro profilo di tappeto sonoro, senza troppa<br />

inventiva, salvo qualche intermezzo qui e li, soprattutto<br />

nella terza traccia. Davvero troppo poco però.<br />

Davvero troppo tedioso. Probabilmente per un tedesco<br />

o per qualcuno che conosce l’affascinante lingua<br />

d’Alemagna è diverso, ma noi viviamo in Italì…<br />

(4/10)<br />

Antonello comunAle<br />

doveS - kinGdom of ruSt (emi, Apr<br />

2009)<br />

Gen e r e: po p<br />

Gli inglesi Doves giungono al quarto album e il terr<strong>it</strong>orio<br />

è sempre il medesimo: pop rock alla stregua<br />

di U2, primi Radiohead, Coldplay e Elbow. La band<br />

cap<strong>it</strong>anata da Jimi Goodwin fin da <strong>su</strong>b<strong>it</strong>o si è fatta<br />

notare per un accentuato approccio cerebrale<br />

alla materia musica, il quale, quando sostenuto da<br />

una sensibil<strong>it</strong>à emozionale vincente, ha cristallizza-<br />

to canzoni sopra la media. Purtroppo questi due<br />

elementi, testa e cuore, non sempre all’interno di<br />

uno stesso album hanno convis<strong>su</strong>to alla perfezione,<br />

difettando il ri<strong>su</strong>ltato finale. A ciò non fa eccezione<br />

Kingdom Of Rust.<br />

E dispiace non poco quando ci imbattiamo in brani<br />

melodicamente incisivi e non banali come la t<strong>it</strong>le<br />

track, Winter Hill e Compulsion, constatando che il<br />

resto non ne è all’altezza ma soltanto cerebro-autocompiacente<br />

e fine a se stesso. I Doves, sicuramente<br />

una spanna sopra agli ultimi Coldplay ma infin<strong>it</strong>amente<br />

distanti da quella testa di radio che il cuore<br />

lo sa ascoltare eccome.<br />

(6.3/10)<br />

AndreA provinciAli<br />

ducktAilS - Self t<strong>it</strong>led (not not<br />

fun, mAG 2009)<br />

Gen e r e: p s y c h be a c h s o n G s<br />

Ogni tanto ne spunta fuori un altro dall’intricatissimo<br />

underground americano. Uno che si fa carico di<br />

tutto l’hype che la blogosfera è capace di produrre e<br />

di portare <strong>su</strong>lle proprie spalle il peso di essere stati<br />

scelti come eletti del<br />

settore. Che poi il cosiddetto<br />

underground americano<br />

sia ormai sempre<br />

meno una faccenda di<br />

scene, quanto proprio<br />

di singoli individui che in<br />

proprio fanno cose e le<br />

fanno girare, riducendo<br />

tutto sempre più ad una valvola di sfogo individuale,<br />

questo è solo un effetto secondario dell’epoca<br />

che viviamo. Tra qualche anno saremo impossibil<strong>it</strong>ati<br />

ad andare dietro a chiunque, perché staranno tutti<br />

facendo cose, dischi, concerti, etichette… i diy sta<br />

diventando un buco nero senza fine.<br />

Tutto sto papiro per dire che le quotazioni, nel maggio<br />

del 2009, sono decisamente a favore di Matthew<br />

Mondanile, un ragazzotto del New Jersey, che con<br />

una serie di moniker sta dietro ad un po’ di musiche<br />

notevoli in una terra di mezzo che dai blog di mp3<br />

va fino alle cassette e ai cdr casalinghi. Questo po’ di<br />

nomi sono Predator Vision, Dreams In Mirror Field,<br />

i promettenti Real Estate e i qui presenti Ducktails,<br />

al debutto ufficiale <strong>su</strong>lla spettacolare Not Not Fun,<br />

giusto in tempo per cavalcare anche l’attenzione di<br />

P<strong>it</strong>chfork e soci. Quella che Mondanile produce con<br />

il nome di Ducktails è una pletora di bozzetti ariosi,<br />

molto solari, decisamente informali e liquidi, figli di<br />

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