intervista su - Snowdonia.it
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e profond<strong>it</strong>à delle produzioni: è il capolavoro degli<br />
Slum e uno dei picchi precoci di Dee. Soprattutto,<br />
si definisce qui lo standard di un <strong>su</strong>ono che è il<br />
<strong>su</strong>o, e che dagli Slum esporterà in altri contesti, e<br />
per altri artisti: quello che oggi chiamano soulful hiphop.<br />
Si spiega da sé. Sempre nel 2000 esce anche un<br />
“tappabuchi Slum”, un EP a nome J-88 (questioni<br />
contrattuali) per la tedesca Groove Attack, con materiali<br />
ed<strong>it</strong>i ed ined<strong>it</strong>i. Nel 2001 Dee comincia a usare<br />
il moniker J Dilla, per distinguersi dal produttore<br />
Jermaine Dupri aka JD. E’ questo l’anno del debutto<br />
solista, col singolo Fuck The Police, non così minaccioso<br />
come da t<strong>it</strong>olo, che anticipa il long playing<br />
Welcome 2 Detro<strong>it</strong>, per la Barely Breaking Even,<br />
primo della fortunata serie Beat Generation (ad oggi<br />
chiusa dal King of the Wigflip di Madlib). Il disco<br />
conferma le peculiar<strong>it</strong>à e la forza di Dilla, i <strong>su</strong>oi<br />
prur<strong>it</strong>i sperimentali, soprattutto la <strong>su</strong>a attenzione<br />
per i dettagli (per quanto sia capace di produrre un<br />
pezzo in dieci minuti), presentando uno spostamento,<br />
che sarà poi sempre più marcato, verso materiali<br />
anche propriamente elettronici, come testimonia<br />
la traccia B.B.E., omaggio all’etichetta e pezzo dal<br />
mood psichedelico minaccioso che c<strong>it</strong>a addir<strong>it</strong>tura<br />
gli arpeggiatori vangelisiani. E’ questo il secondo picco<br />
personale di Dilla.<br />
Nel 2002 viene ufficializzato il distacco dagli Slum.<br />
Nello stesso anno, di r<strong>it</strong>orno da una gig europea,<br />
Dilla si sente male ed è costretto a farsi portare in<br />
ospedale. Gli viene così diagnosticata la TTP, o sindrome<br />
di Moschow<strong>it</strong>z, una rara malattia del sangue<br />
che causa microtrombosi, malattia sostanzialmente<br />
incurabile e inesorabilmente invalidante. La notizia<br />
non viene diffusa. Dilla produce il disco 48 Hours<br />
del duo Frank-n-Dank, che viene però rifiutato<br />
dalla MCA e circolerà a lungo solo come boot-<br />
leg. La casa discografica gli propone allora un contratto<br />
da solista. Il disco è pronto nel 2003, inteso<br />
come showcase delle <strong>su</strong>e capac<strong>it</strong>à di mc e prodotto<br />
principalmente da altri (Madlib, Pete Rock, Kanye<br />
West, Waajeed e altri), ma alla fine neppure<br />
questo vedrà la luce ufficialmente, se non, col t<strong>it</strong>olo<br />
Pay Jay, come bootleg a inizio 2008.<br />
Scottato da queste esperienze, Dilla si rifugia per<br />
sempre presso le indie, e pubblica nel 2003, per la<br />
già testata Groove Attack, un EP dal t<strong>it</strong>olo Ruff<br />
Draft. Si tratta davvero di una brutta copia, o meglio<br />
di una bozza, di quanto di là da venire: la svolta<br />
di Dilla autore-produttore. Ci allontaniamo sempre<br />
più dal concetto di produzione come cosa finalizzata<br />
al rapping (anche se il disco è rappato), col materiale<br />
che si è fatto più astratto, irregolare, sporco,<br />
collagistico, sempre elegante però, perfettamente<br />
rappresentato da quel capolavoro assoluto di visionarietà<br />
sbilenca e futuristica che è Nothing Like This,<br />
poi opportunamente ripreso, in una versione più<br />
gommosa, per il primo volume del collettivo Chrome<br />
Children della Stones Throw (2006). Nel 2002<br />
intanto, Dilla ha cominciato una collaborazione a<br />
distanza proprio col peso massimo della indie di<br />
Peanut Butter Wolf, colui che negli stessi anni,<br />
in maniera assai diversa, si sta affermando come l’altro<br />
grandissimo produttore, Otis Jackson Jr. aka<br />
Madlib. La collaborazione parte per curios<strong>it</strong>à, e<br />
da stima reciproca, dovrebbe approdare a un pezzo<br />
fatto a quattro mani o a un mini, e invece nel 2003<br />
viene fuori per ST addir<strong>it</strong>tura Champion Sound. Il<br />
disco è ottimo ma delude lo stesso, perché presenta<br />
produzioni dell’uno con sopra il rapping dell’altro,<br />
nes<strong>su</strong>na vera fusione delle due menti e dei due modus<br />
produttivi. L’incontro epocale è solo sfiorato.<br />
Dilla è ormai inser<strong>it</strong>issimo nel circu<strong>it</strong>o che conta, si<br />
accasa ST, l’indie label del momento, tantissimi artisti<br />
chiedono i <strong>su</strong>oi beat tapes, cd-r o mp3 con basi<br />
tra cui scegliere. E’ arrivato il momento del grande<br />
salto: uscire dalla “provincia”. Nonostante le condizioni<br />
di salute sempre in continuo peggioramento,<br />
decide di spostarsi nella cap<strong>it</strong>ale delle grandi produzioni,<br />
Los Angeles, e qui dividerà casa con Common.<br />
Nel 2005 Dilla fa parte della spedizione di dj e producer<br />
del progetto BrasilInTime della Mochilla<br />
(il dvd relativo uscirà nel 2006). Le <strong>su</strong>e condizioni<br />
sono pessime, è visibilmente sottopeso, le gambe<br />
molli, del Brasile insomma potrà vedere giusto un<br />
paio di negozi di dischi, e a fatica, ma è comunque<br />
contento come un bambino: la bossanova e l’universo<br />
musicale latin sono una delle <strong>su</strong>e fonti di ispi-<br />
razione. Il 2005 è segnato da lunghi ricoveri, che ri<strong>su</strong>cchiano<br />
tempo ai <strong>su</strong>oi progetti e al <strong>su</strong>o lavoro per<br />
altri (i sol<strong>it</strong>i nomi ma anche M.E.D., Guilty Simpson,<br />
Ghostface Killah) e a fine anno è ormai<br />
costretto a muoversi e a fare le ultime apparizioni<br />
pubbliche <strong>su</strong> una sedia a rotelle. Gli viene diagnosticato<br />
il lupus, una malattia infiammatoria cronica<br />
del tes<strong>su</strong>to connettivo, anche questa praticamente<br />
incurabile (e per combattere la quale la madre Maureen<br />
creerà poi la “J Dilla Foundation”). Emergono<br />
anche problemi di glucosio nel sangue, problemi ai<br />
reni, e al cuore, il sistema immun<strong>it</strong>ario globalmente<br />
indebol<strong>it</strong>o: Dilla è un rottame. E’ necessario il ricovero<br />
stabile in ospedale.<br />
La <strong>su</strong>a stanza diventa un mini-studio di registrazione,<br />
con via vai di amici vari e colleghi. Oltre che nella<br />
musica Jay cerca conforto nella Bibbia. Il giorno del<br />
<strong>su</strong>o trentaduesimo compleanno, il 7 febbraio 2006,<br />
esce per ST Donuts, completato nei mesi d’ospedale,<br />
con la madre onnipresente, massima immagine<br />
epica, retorica e drammatica, a massaggiargli le d<strong>it</strong>a<br />
addormentate per consentirgli di lavorare al pc. Dilla<br />
muore tre giorni dopo, per arresto cardiaco, il<br />
10 febbraio. Donuts e la morte al lavoro, come per<br />
Carpal Tunnel di Derek Bailey. Il disco viene accolto<br />
benissimo, inev<strong>it</strong>abilmente, per la botta emotiva.<br />
Ma è comunque, e come quasi sempre finora,<br />
un disco grandissimo, il <strong>su</strong>o terzo (ma è un ordine<br />
cronologico) picco dopo Fantastic Vol. 2 e Welcome<br />
2 Detro<strong>it</strong>. Trentuno brevi, praticamente tutte sotto<br />
i due minuti, schegge senza rapping, ma con tante<br />
voci campionate-trovate, e un menu di fonti aperto<br />
e illuminante, dai 10cc a Shuggie Otis a Zappa<br />
a Raymond Scott a Galt McDermot. Ultimo<br />
segnale dell’evoluzione del <strong>su</strong>o <strong>su</strong>ono, sbilanciato<br />
adesso tra crudezze <strong>su</strong>onate ed elettronica, figlio<br />
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