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espiratorio. Bisogna a tale proposito ricordare che, da un punto di vista fisiologico, l’intero<br />
addome rappresenta una parte della parete toracica. Pertanto, un pneumoperitoneo a<br />
pressione controllata corrisponde, dal punto di vista della meccanica respiratoria, a una<br />
sensibile riduzione della compliance toracica, e quindi:<br />
a una riduzione della capacità funzionale residua e della capacità polmonare totale,<br />
a una riduzione della compliance totale del sistema respiratorio (polmoni più torace)<br />
a un aumento della abituale tendenza all’atelettasia delle zone postero-basali dei<br />
polmoni, tipica dell’anestesia generale con miorisoluzione,<br />
a una riduzione della compliance del polmone stesso, di fatto più piccolo e meno<br />
aperto alla ventilazione,<br />
e a un aumento della resistenza delle vie aeree, particolarmente in fase espiratoria e<br />
nei soggetti patologicamente predisposti al collasso espiratorio bronchiale e alla<br />
limitazione di flusso espiratorio (broncopneumopatici cronici ostruttivi e grandi obesi).<br />
Questo complesso di alterazioni meccaniche del sistema respiratorio, peraltro esacerbato<br />
dalla posizione di Trendelenburg, peggiora le alterazioni della funzione polmonare tipiche<br />
della ventilazione passiva in anestesia generale, disturbando lo scambio gassoso sia in<br />
termini di ossigenazione che di eliminazione di CO2. Si viene così a realizzare una<br />
condizione di insufficienza respiratoria reversibile che, dal punto di vista puramente<br />
meccanico e funzionale, presenta molti aspetti simili al modello dell’ARDS secondaria con<br />
compromissione maggiore della compliance toracica. Tale situazione<br />
da una parte può essere ancora perfettamente compensata con un appropriato utilizzo<br />
della ventilazione meccanica,<br />
e dall’altra, dal punto di vista della gestione della ventilazione, impone una via molto<br />
più stretta, e perdona molto di meno, rispetto alla facile condizione dell’anestesia<br />
generale senza pneumoperitoneo.<br />
3.3 Corretta impostazione della ventilazione meccanica durante pneumoperitoneo<br />
Il polmone, rimpicciolito, irrigidito e reso parzialmente atelettasico e disfunzionante dalla<br />
compressione estrinseca, potrebbe ritornare almeno in parte all’originaria morfologia e<br />
funzione se sottoposto a una PEEP adeguata. Tuttavia, come nell’ARDS secondaria con<br />
compromissione maggiore della compliance toracica, nel pneumoperitoneo artificiale un<br />
tale livello di PEEP può determinare una compromissione emodinamica sensibile, a<br />
maggior ragione in quanto realizzato in combinazione con un’anestesia generale.<br />
D’altra parte in una condizione come quella del pneumoperitoneo artificiale a CO2, che<br />
associa<br />
i vincoli meccanici legati a una riduzione della compliance del sistema respiratorio,<br />
gli ulteriori vincoli meccanici legati all’impiego di una PEEP,<br />
e un’aumentata richiesta di ventilazione alveolare,<br />
diviene di importanza fondamentale l’individuazione e l’applicazione di un pattern<br />
ventilatorio ottimale, sicuro dal punto di vista del potenziale danno polmonare da<br />
ventilazione, e ritagliato in modo dinamico sul singolo paziente.<br />
Nella maggior parte dei casi sarà ancora possibile trovare una combinazione ventilatoria<br />
che garantisca livelli perfettamente soddisfacenti sia di capnia che di ossigenazione, e<br />
simultaneamente risponda a tutti i requisiti di una strategia ventilatoria cosiddetta protettiva<br />
nei confronti del polmone. Tuttavia, a differenza di quanto avviene di solito in anestesia, la<br />
via potrebbe corrispondere a un compromesso piuttosto stretto, e pertanto la scelta<br />
richiederà sia solide basi di conoscenze fisiopatologiche, sia la disponibilità di mezzi di<br />
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