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Gli scariolanti<br />
- 33 -<br />
Antichi<br />
mestieri<br />
L’inverno nel nostro terr<strong>it</strong>orio bassopolesano è triste, ma mai come<br />
quando i nostri bisnonni o trisavoli erano in miseria e il cibo quotidiano<br />
consisteva in qualche fetta di polenta.<br />
In quel periodo non si lavorava nei campi e per guadagnare qualche<br />
palanca gli uomini si armavano di badile e cariola e andavano a scavare<br />
i fossi. Per lo scavo dei canali usavano il paleto (vanga) ed il paloto<br />
(pala), necessari per incidere e sollevare le zolle.<br />
Partivano all’alba e tornavano al tramonto; tutti in fila percorrevano<br />
per chilometri e chilometri gli stretti sentieri dell’argine.<br />
Questi uomini avevano lunghe barbe, cappelli sformati, giacconi alla<br />
cacciatora, portavano nelle tasche una borraccia di acqua potabile e qualche<br />
fetta di polenta.<br />
I barcari<br />
Una <strong>volta</strong> i barcari erano numerosi. Le barche trasportavano un po’ di<br />
tutto: dal granoturco alla canapa, dallo zucchero al riso, dai mattoni alla<br />
sabbia.<br />
Andavano fino a Cà Venier, Cà Tiepolo, Polesine Camerini, Scardovari,<br />
Gnocca, Ivica a caricare il riso e la paglia. Da ottobre a marzo, nel<br />
periodo della raccolta della canna, i barcari risalivano il Po fino a Mantova<br />
per consegnare il prodotto palustre.<br />
Il rimorchiatore costava troppo e le barche a motore erano rarissime:<br />
più frequenti erano le imbarcazioni che risalivano il corso del Po con i<br />
suoi intricati percorsi, trainate dai cavalli. La fortuna dei barcari era<br />
dovuta al fatto che a quel tempo le strade erano spesso impraticabili, per