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La Pasqua<br />

- 55 -<br />

Il ciclo delle<br />

stagioni<br />

Nelle sere di Quaresima tutti partecipavano alla Via Crucis: era anche<br />

un’occasione per scambiare per strada qualche parola fra coetanei. La<br />

l<strong>it</strong>urgia della Settimana Santa prevedeva una serie di adempimenti e r<strong>it</strong>i<br />

assai suggestivi.<br />

Il giovedì mattina, dopo la messa solenne, al canto del Gloria venivano<br />

“legate” le campane, costrette al silenzio fino al sabato; la sera, nel corso<br />

della funzione, il parroco lavava i piedi ai vecchi del paese e trasferiva<br />

l’Eucaristia in un tabernacolo diverso da quello dell’altare maggiore.<br />

Il venerdì sera la chiesa si riempiva per una lunga funzione che prevedeva<br />

la lettura della Passione ed il canto del Mattutino. Le melodie del<br />

canto gregoriano contribuivano a creare un’atmosfera surreale. Un predicatore<br />

teneva la “predica della Crocifissione”. Alla fine, per le vie del<br />

paese si snodava la processione: in testa il portatore della croce, quindi il<br />

parroco che reggeva la reliquia, poi gli uomini e, in coda, le donne, tutti<br />

rec<strong>it</strong>ando preghiere. I ragazzini con le ràcole di legno o di canna d’India<br />

riempivano l’aria di suoni gracchianti, simili al canto delle rane.<br />

Il sabato mattina verso le dieci, fin<strong>it</strong>a la messa della Resurrezione,<br />

venivano sciolte le campane e il Gloria si diffondeva ovunque festoso. Al<br />

suono del Gloria tutti dovevano bagnarsi gli occhi, qualcuno attingeva<br />

acqua dal pozzo e si lavava il viso; chi era in campagna si bagnava gli<br />

occhi con l’acqua dei fossati.<br />

Le pasqualine<br />

Nella settimana che precedeva la Pasqua le donne bassopolesane avevano<br />

l’usanza di preparare un dolce tipico chiamato pasqualina.

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