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7° Congresso Nazionale

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stent in quanto in 1 sono stati posizionati bilateralmente<br />

e in 1 altro caso si è provveduto alla<br />

sostituzione trascorsi 12 mesi dal primo impianto.<br />

Per il posizionamento sono state utilizzate sia<br />

la tecnica anterograda, per via percutanea, che<br />

retrograda sotto guida fluoroscopica, rispettivamente<br />

in 6 e in 5 degli stent inseriti.<br />

Risultati: La tecnica di posizionamento è risultata<br />

agevole, non sono state riscontrate complicanze<br />

intra o postoperatorie. Il follow-up<br />

medio è stato di 10 mesi. In 1 caso è stato<br />

sostituito lo stent metallico con uno analogo<br />

dopo 12 mesi e in un altro caso la rimozione è<br />

avvenuta oltre il dodicesimo mese. In questo<br />

caso abbiamo notato una significativa perdita<br />

di elasticità che non ha però comportato danni<br />

apparenti alla mucosa. La presenza di materiale<br />

proteico e litiasico sugli stent rimossi è stata<br />

sempre minima o assente. In 1 ulteriore caso<br />

(9%) è stata riscontrata nuova ricomparsa dell’idronefrosi<br />

dopo circa un mese per inglobamento<br />

del tratto distale dello stent in una<br />

massa pelvica di origine uterina valutata<br />

mediante l’esecuzione di una Risonanza<br />

Magnetica Nucleare (RMN). I pazienti sono<br />

stati controllati a 2 settimane e successivamente<br />

in funzione della patologia di base mediante<br />

ecografia addome o TAC addome e pelvi con<br />

mezzo di contrasto per la valutazione dell’idronefrosi.<br />

Tutti i pazienti non hanno riferito alcuna<br />

sintomatologia di tipo irritativo mentre in 3<br />

si è presentata lieve ematuria risoltasi rapidamente<br />

con abbondante idratazione.<br />

Conclusioni: l’utilizzo dello stent “Resonance”<br />

nelle patologie ostruttive ureterali ha dimostrato,<br />

nella nostra esperienza, una maneggevolezza<br />

nell’uso ed un’ottima tollerabilità anche per<br />

lunghi periodi. Pensiamo che il “Resonance”<br />

possa essere un’ulteriore opzione terapeutica<br />

nelle ostruzioni ureterali.<br />

Comunicazioni Aula Verde<br />

19 SETTEMBRE 08.00-09.00<br />

Laparoscopia<br />

C25<br />

LA CRIOTERAPIA LAPAROSCOPICA PER IL<br />

TRATTAMENTO DELLE NEOFORMAZIONI<br />

RENALI: ESPERIENZA PRELIMINARE<br />

P. Bove 1 , G. Mirabile 1 , E. Finazzi Agrò 1 ,<br />

A. Campagna 1 , R. Miano 1 , F. Kim 2 , G. Vespasiani 1<br />

1 Cattedra di Urologia, Università di Roma “Tor<br />

Vergata”, Roma; 2 Department Of Urology, Denver<br />

Health Hospital, University of Colorado, USA<br />

<strong>7°</strong> <strong>Congresso</strong> <strong>Nazionale</strong> Associazione Italiana di Endourologia<br />

Introduzione e Obiettivi: La crioablazione renale<br />

è un’opzione mininvasiva che si è dimostrata<br />

promettente nel trattamento dei pazienti affetti<br />

da piccole lesioni solitarie del rene. Anche se i<br />

risultati a medio termine sono promettenti, esistono<br />

ancora pochi studi clinici su larga scala<br />

che analizzano questa promettente tecnica.<br />

Presentiamo i risultati iniziali di una coorte di<br />

pazienti sottoposti a crioterapia renale.<br />

Materiali e Metodi: Dal Maggio 2006 al Maggio<br />

2007, sono state eseguite 9 procedure di crioablazione<br />

renale con approccio laparoscopico<br />

trans-peritoneale. I pazienti (8 maschi e 1 femmina)<br />

di età compresa tra i 49 e 81 anni (età<br />

media 61) presentavano lesioni di dimensioni<br />

medie di 2,5 cm (range 1,5-4 cm). Prima del<br />

trattamento le lesioni sono state caratterizzate<br />

con sonda ecografica laparoscopica. In tutti i<br />

casi è stata eseguito almeno un prelievo bioptico<br />

per la diagnosi istologica. Per ogni procedura<br />

sono stati utilizzati 2 cicli di congelamento/scongelamento.<br />

Per valutare l’efficacia e la sicurezza del trattamento<br />

sono stati presi in considerazione: le<br />

perdite ematiche, il tempo di degenza, le complicanze<br />

intra, peri e postoperatorie, il risultato<br />

istologico delle biopsie ed i controlli di imaging<br />

con RM o TC.<br />

Risultati: Tutte le procedure sono state condotte<br />

a termine per via laparoscopica. Il tempo<br />

operatorio medio è stato di 130 minuti (range<br />

100-160 minuti). Le perdite ematiche sono<br />

state trascurabili in tutti gli interventi ad eccezione<br />

di un caso in cui è stato necessario convertire<br />

in nefrectomia laparoscopica. In un<br />

secondo caso, per una emorragia intraperitoneale<br />

in prima giornata postoperatoria, il<br />

paziente è stato sottoposto ad intervento di<br />

laparotomia esplorativa. In entrambi i casi i<br />

pazienti erano affetti da patologia ematologica.<br />

Nel postoperatorio si sono osservati 3 casi di<br />

ileo paralitico. La degenza postoperatoria<br />

media è stata di 4,1 giorni (range 2-14 giorni).<br />

Ad un follow-up medio di 6 mesi (range 1-12<br />

mesi) nessun paziente presenta esami diagnostici<br />

sospetti per recidiva o ripresa di malattia.<br />

Tutte le biopsie eseguite sono risultate sede di<br />

infiltrazione da neoplasia renale ad eccezione<br />

di una biopsia non diagnostica.<br />

Conclusioni: La crioterapia del rene risulta essere<br />

una opzione terapeutica valida per il trattamento<br />

piccole masse renali benché siano necessari<br />

maggiori dati sui risultati a lungo termine per<br />

confermarne l’efficacia. La crioterapia è da sconsigliare<br />

in pazienti affetti da discrasia ematica.<br />

Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007, 79, 3, Supplemento 1 29

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