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FEBBRAIO 2004 - Mese Sport

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la testa<br />

nel<br />

pallone<br />

la testa<br />

nel<br />

pallone<br />

10<br />

la testa<br />

nel<br />

pallone<br />

MEGLIO QUANDO<br />

ANDAVA PEGGIO<br />

Parti con il torpedone, ti fermi a<br />

mangiare la trippa a un casello,<br />

cerchi lo stadio e ascolti alla<br />

radiolina, mentre guardi la partita,<br />

per sapere<br />

quello che fa la<br />

Juve. È cambiato<br />

poco o nulla delle<br />

gloriose trasferte<br />

dei tifosi<br />

senesi, se non la<br />

qualità e la<br />

quantità dei<br />

partecipanti<br />

alle missioni<br />

fuori porta, e<br />

soprattutto le<br />

destinazioni.<br />

Da Sarzana a<br />

Milano il<br />

passo è non<br />

poco conto,<br />

dal glorioso<br />

campo<br />

del Grifocannara<br />

a<br />

quello del<br />

Milan neppure.<br />

La cosa<br />

più bella è<br />

che, spesso,<br />

trovi più<br />

dignità in<br />

qualche oscuro<br />

campo di<br />

provincia che<br />

nella Scala<br />

del calcio.<br />

Il peggio che<br />

ti può succedere<br />

a Poggibonsi<br />

o a<br />

Cecina, mettiamo,<br />

è perdere<br />

tra gli<br />

sfottò dei<br />

tifosi. A<br />

Milano non è<br />

tanto grave<br />

prendere<br />

quattro pappine<br />

a zero,<br />

quanto poi trovare uno dello staff interista<br />

o un giocatore<br />

della nazionale<br />

che ti<br />

prendono in giro<br />

tutta la partita.<br />

E poi, come se non<br />

bastasse, uno dei<br />

due tira anche un<br />

simone marrucci<br />

cazzotto al giocatore senese, spaccandogli<br />

il labbro e mandandolo all’ospedale.<br />

Se poi cambi sport, ma rimani a livello<br />

di serie A, cambia poco: la Mens Sana<br />

se ne va a Pesaro e prende una sassaiola<br />

che distrugge il pullman. C’è qualcosa<br />

che non torna nelle allegre trasferte<br />

senesi. Ed è difficile rimanere<br />

contenti, perché la tua squadra tutto<br />

sommato si comporta bene in serie A,<br />

quando poi rischi qualcosa di peggio di<br />

una umiliazione sportiva. Ribellarsi è<br />

un obbligo, e il povero Cirillo ha fatto<br />

bene a lamentarsi in tv. Occorre guadagnarsi<br />

la stessa dignità che hanno le<br />

squadre più blasonate, ma non perché sei<br />

imbattibile oppure più bravo come cazzottatore.<br />

In uno sport occorre essere<br />

sportivi, anche quando non si stravince,<br />

e tutti devono avere spazio e<br />

rispetto. C’è qualcosa che non torna, in<br />

effetti. Soprattutto se un allenatore o<br />

un presidente chiudono un occhio di<br />

fronte a violenze plateali e gratuite,<br />

a prese in giro pesanti, oppure dicono<br />

che i panni sporchi vanno lavati in<br />

famiglia, salvo magari prendersela con<br />

il giornalista che fa il suo mestiere,<br />

oppure critica e fa dell’ironia nei luoghi<br />

deputati. Ma di fronte a uno sport<br />

nazionale che vanta personaggi come<br />

Gaucci, tutto può accadere.<br />

Qual è la regola? Omertà dentro e<br />

fuori gli spogliatoi, interviste solo a<br />

giornalisti in ginocchio, utilizzo del<br />

calcio come mezzo per avere notorietà,<br />

prestigio, per fare affari infischiandosene<br />

delle passioni vere? Poi magari, se<br />

qualcosa va storto, muoia Sansone con<br />

tutti i Filistei. Fiorentina, Parma,<br />

Lazio, il mare di debiti che sommerge la<br />

capolista e molti altri gloriosi sodalizi,<br />

sono un esempio abbastanza chiaro su<br />

come stanno andando le cose sul fronte<br />

calcistico. In compenso, quando i giornalisti<br />

commentano le partite, potranno<br />

ancor meglio giocare sulla metafora: “Se<br />

fosse stato un incontro di pugilato, il<br />

Siena avrebbe vinto ai punti”, si<br />

potrebbe dire. Mai paragone fu più pertinente:<br />

i pugni di Materazzi, i punti<br />

(di sutura) di Cirillo. ■

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